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Renzi: se vince il No deciderà il Pd cosa fare

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Renzi: se vince il No deciderà il Pd cosa fare

  • –Emilia Patta

ROMA

«Se vince il No ci teniamo 950 poltrone di parlamentari, ma io non sarò della partita se lasceremo il Paese come è adesso». E ancora: «Un governo di scopo? Quello che farà il Pd anche il giorno dopo un eventuale voto negativo lo deciderà il Pd nelle sedi stabilite». A pochissime ore dal responso delle urne sulla “sua” riforma del Senato e del Titolo V, dopo aver incassato il pesante Sì di Romano Prodi e forte di alcuni segnali di inversione di tendenza nell’elettorato, Matteo Renzi liquida con poche parole - ospite di Lilli Gruber a Otto e mezzo - la domanda di rito sugli scenari post-referendum. Ribadendo comunque due messaggi importanti: l’attuale premier non è disposto a guidare un governo quale che sia in caso di vittoria del No; il Pd resta comunque il partito più fortemente rappresentato in Parlamento, con oltre 400 eletti, e quindi non si potrà prescindere dalle decisioni che il partito del premier prenderà nelle sedi stabilite. Ossia la direzione e i gruppi parlamentari. Ed è chiaro che Renzi, restando alla guida del Pd anche in caso di vittoria del No, sarebbe interessato ad andare alla conta interna anticipando il congresso del Pd e subito dopo anche le elezioni politiche. E certo non sarebbe interessato a fare un governo di “inciucio” con Forza Italia per cambiare la legge elettorale in senso proporzionale come sembra auspicare da parte sua Silvio Berlusconi: «Governo di larghe intese e “tavolo” con Berlusconi? Questo non è un gossip ma un film dell’orrore e per altri una telenovela. Chi vota domenica lo fa sull’abolizione di centinaia di poltrone», ribadisce Renzi.

Ma questi sono appunto scenari, e in queste ultime ore di campagna elettorale la sensazione che la vittoria, che sia del No o del Sì, sarà comunque sul filo è fortissima. Da qui, anche, l’inasprirsi dello scontro elettorale. Con Beppe Grillo che annuncia una denuncia contro il premier per «abuso di credulità popolare» per aver mostrato, nella diretta Facebook dell’altra sera, un fac simile della scheda per l’elezione dei futuri senatori come previsto dalla legge Chiti-Fornaro fatta propria dal Pd per il dopo referendum. Un modo per dimostrare che i consiglieri che andranno a fare anche i senatori saranno davvero “scelti” dagli elettori al momento del voto regionale come stabilisce il dettato della riforma costituzionale. «La scheda ci sarà, i cittadini voteranno i senatori. Grillo se vuole andare in Tribunale a denunciarmi faccia, magari a Palermo, dove sanno qual è la strada», è la risposta di Renzi, con una frecciatina sul caso delle firme false del M5S nel capoluogo siciliano. «Ma il reato di abuso della credulità popolare è stato depenalizzato - aggiunge -. I Cinque stelle non se ne sono accorti perché in Parlamento non vanno spesso».

E mentre la campagna elettorale continua fino alla fine sotto la scure delle sentenze (ieri è stato il Consiglio di Stato a confermare la sentenza del Tar del Lazio che ha respinto il 20 ottobre scorso, dichiarandolo inammissibile. il ricorso presentato dal M5S e da Sinistra italiana contro la formulazione del quesito che sarà sottoposto agli elettori domenica), si accendono i riflettori sul voto degli italiani all’estero. Nell’incertezza dei sondaggi proprio i nostri connazionali Oltralpe potrebbero infatti determinare il risultato, spostando secondo alcune previsioni oltre il 3 per cento di voti. E la battaglia definitiva potrebbe giocarsi, proprio fisicamente, a Castelnuovo di Porto, cittadina a Nord di Roma dove domenica notte verranno scrutinati tutti i voti degli italiani all’estero spediti dall’Europa e dagli altri continenti (forte la partecipazione, si stima, in America). E da giorni il comitato del No promette battaglia legale su questi voti segnalando irregolarità e mettendo anche in discussione la legge Tremaglia del 2001, come ha fatto il giurista Alessandro Pace sostenendo che quella legge non garantisce la segretezza del voto. Tutte accuse che, proprio nel giorno in cui scade il termine per votare all’estero, la Farnesina respinge con nettezza assicurando «la professionalità e l’assoluta imparzialità» della rete diplomatica e «diffidando dal divulgare notizie false che possano essere diffamatorie». Visto il clima, decine di volontari del comitato del No e del Sì saranno inviati a Castelnuovo di Porto per controllare le operazioni di scrutino.

Intanto Berlusconi continua a modo suo la sua campagna per il No («se vince il Sì Renzi diventa padrone degli italiani»), e intanto lavora alla futura leadership del centrodestra: ospite del giornalista Paolo Del Debbio nella trasmissione Quinta colonna su Rete 4, è tornato a lodare il conduttore («è lui il nostro Trump»).

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