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Dossier Referendum, dieci cose da sapere sulla riforma della Costituzione

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Dossier | N. 118 articoliReferendum costituzionale

Referendum, dieci cose da sapere sulla riforma della Costituzione

L’allestimento di un seggio elettorale a Roma (Ansa)
L’allestimento di un seggio elettorale a Roma (Ansa)

Domenica 46 milioni di italiani sono chiamati alle urne dalle 7 alle 23 per esprimere un «sì» o un «no» al disegno di legge di riforma costituzionale che porta il nome della ministra per le Riforme Maria Elena Boschi. Il ddl è stato presentato a Palazzo Madama l'8 aprile 2014 e approvato in via definitiva dal Parlamento il 12 aprile di quest'anno, dopo oltre due anni di confronto e dibattito.

Pilastro della riforma è il superamento del bicameralismo perfetto: il Parlamento continuerà ad articolarsi in Camera dei deputati e Senato della Repubblica, ma i due organi avranno composizione diversa e funzioni in gran parte differenti. Il ddl Boschi modifica anche la ripartizione di competenze tra Stato e Regioni, che era già stata oggetto di revisione nel 2001 (la riforma D’Alema-Amato), eliminando in particolare le materie «concorrenti». Viene anche introdotta la «clausola di supremazia»: su proposta del Governo, la legge dello Stato può intervenire in materie regionali quando lo richieda la tutela dell'unità giuridica o economica della Repubblica o la tutela dell'interesse nazionale.

A regime, alla Camera spetterà la titolarità del rapporto fiduciario e della funzione di indirizzo politico e il controllo dell'operato del Governo. Il Senato - ridotto da 315 a 100 nel numero dei senatori - perde il controllo politico sul Governo e diventa un organo ad elezione indiretta di rappresentanza delle Autonomie. I membri del nuovo Senato rappresentano le istituzioni territoriali: al pari dei deputati, hanno il potere d'iniziativa legislativa ed esercitano le loro funzioni senza vincolo di mandato. Godranno dell'insindacabilità per le opinioni espresse e per i voti dati nell'esercizio delle loro funzioni, e non spetterà loro alcuna indennità, mantenendo quella spettante ai sindaci o ai membri del Consiglio regionale.

La riforma differenzia i poteri legislativi delle due Camere. La procedura sarà bicamerale solo per alcune specifiche categorie di leggi, e monocamerale, cioè limitata alla sola Camera dei deputati, per tutte le altre. Tra le novità di rilievo spicca l'istituto del “voto a data certa”, che assicura una corsia preferenziale ai disegni di legge del governo e l'inserimento in Costituzione del divieto di disciplinare con decreto legge specifiche materia per cui vige la cosiddetta “riserva di Assemblea”. Sparisce dalla Carta anche ogni riferimento alle Province come enti di cui si compone la Repubblica. Prevista poi la soppressione del Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro (Cnel). A regime cambieranno anche le procedure di nomina dei giudici della Corte costituzionale di spettanza parlamentare: 3 componenti saranno scelti dalla Camera, 2 dal Senato. Cambia anche la procedura di nomina del capo dello Stato da parte del Parlamento.

Ecco gli approfondimenti del Sole 24 Ore sui contenuti della riforma, pubblicati nelle ultime settimane. Sono dieci articoli che spiegano le più importanti novità della riforma costituzionale su cui gli italiani sono chiamati a votare domenica dalle 7 alle 23.

1) Nel nuovo Senato solo 100 seggi (di Emilia Patta)

2) Così cambiano le funzioni delle Camere (di Emilia Patta)

3) Tramonta la navetta Camera-Senato (di Gianni Trovati)

4) Riforma del Titolo V: energia e infrastrutture tornano allo Stato (di Emilia Patta)

5) Il «combinato» Costituzione-sistema di voto (di Emilia Patta)

6) Sale la soglia per eleggere il capo dello Stato (di Barbara FiammerI)

7) Senato e autonomie: ecco i risparmi della riforma (di Barbara Fiammeri)

8) Così cambia la democrazia partecipativa (di Emilia Patta)

9) Per la riforma attuazione in 12 tappe (di Gianni Trovati)

10) Alle Regioni la regìa del territorio (di Gianni Trovati)

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