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Bene la continuità in economia, ma si insista sulle riforme

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L'Analisi|il nuovo esecutivo

Bene la continuità in economia, ma si insista sulle riforme

Quello presieduto da Paolo Gentiloni è senz'altro un governo nato in continuità con quello di Matteo Renzi, come ha ammesso lo stesso neo-premier nella sua breve presentazione, ma con qualche elemento di novità non banale dovuto anche agli equilibri interni al Pd.

I capisaldi dell’economia restano nelle ottime mani di Pier Carlo Padoan, garanzia nei confronti dell’Unione europea e dei mercati. Così come restano a Graziano Delrio e Carlo Calenda le importanti caselle delle Infrastrutture e dello Sviluppo economico. Viene poi creato il ministero della Coesione territoriale e Mezzogiorno, affidato alle sicure mani di Claudio De Vincenti, che continuerà dunque a gestire i fondi Ue.

Il resto della compagine governativa, con la conferma delle novità di Angelino Alfano agli Esteri e di Marco Minniti agli Interni, riflette l’intenzione del nuovo presidente del Consiglio e del partito che lo esprime, il Pd, di coprire di più l’ala sinistra del partito: sarà Valeria Fedeli a sostituire Stefania Giannini all’Istruzione, e Anna Finocchiaro a sostituire Maria Elena Boschi ai Rapporti con il Parlamento. Entrambe naturalmente nella maggioranza interna pro-Renzi, ma nessuna delle due renziana della prima ora. Si distingue in particolare la storia del “peso massimo” Finocchiaro, dalemiana in origine e poi capogruppo del Pd in Senato in era pre-renziana, premiata anche per il suo sostegno convinto come presidente della prima commissione di Palazzo Madama alle riforme costituzionali bocciate dagli italiani al referendum del 4 dicembre.

Si prende tuttavia atto del voto referendario con la scomparsa del ministero per le Riforme, ma senza penalizzare la sua “madrina” Boschi, che resta nel governo con l’importante ruolo di sottosegretaria alla presidenza del Consiglio. Insomma, nessuna sconfessione del progetto riformatore delle istituzioni sostenuto dal governo e dal Pd, ma semplicemente una presa d'atto che una stagione è finita.

La conferma della squadra economica è da salutare, si diceva, come fatto positivo. Ma quello che ancora non è chiaro sono gli obiettivi economici del nuovo governo. Gentiloni sembra, come d’altra parte è naturale, volersi muovere nei “limiti” che il leader del Pd ha pubblicamente posto a questo esecutivo: il primo compito sarà infatti quello di «facilitare il lavoro tra le diverse forze politiche per individuare le nuove regole della legge elettorale».

Perché una volta armonizzate le leggi elettorali della Camera e del sopravvisuto Senato – questo Gentiloni non lo può dire ma lo dice Renzi – occorre andare alle elezioni anticipate. Oltre alla legge elettorale e al tema dei migranti in relazione alla Ue, Gentiloni ha indicato il lavoro come «vera priorità dei prossimi mesi». L'auspicio è che da questa porta passi la necessità di proseguire sulla strada dell'abbattimento del cuneo fiscale e del rilancio degli investimenti necessari per spingere una crescita troppo e da troppo tempo lenta. Anche se fosse un governo di soli 6-7 mesi, il Paese non può permettersi di sprecarli in una lunga – e inutile per le tasche di cittadini e imprese – campagna elettorale.

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