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C’è vita oltre le sbarre: il teatro di Eduardo come veicolo per diffondere la cultura della legalità

Forse non c’è un testo teatrale italiano che rappresenti meglio di Napoli Milionaria la difficoltà di rinascere dalle proprie macerie. Individuali e collettive. Parte da questa considerazione l’idea della cooperativa Formula sociale di portare sulla scena la celebre commedia di Eduardo De Filippo. Facendo ancora una volta del teatro uno strumento per diffondere la cultura della legalità. L’appuntamento è per Mercoledì 14 e giovedì 15 dicembre al Teatro Ghione di Roma. Dove attori professionisti, studenti del Dams detenuti ed ex detenuti metteranno in scena il celebre testo eduardiano.Uno su tutti: Cosimo Rega, ergastolano, ex camorrista, già visto sul grande schermo in Cesare deve morire dei Fratelli Taviani.

La commedia di Eduardo
La storia è nota. Del resto la commedia scritta da Eduardo nel 1945 è stata rappresentata più volte in Italia e all’estero. Siamo a Napoli. La guerra è appena finita e la città si trova ad affrontare i postumi dei bombardamenti. Con la miseria a farla da padrone e l’arte di arrangiarsi come unico viatico per aspettare che passi la “nuttata”. Uno sparuto gruppo di persone casualmente trova rifugio al chiuso di un teatro. Sconosciuti gli uni agli altri, diversi, mossi da una emergenza che viene dal “mondo di fuori”, sentono di essere in grave pericolo di vita ma ignorano una possibile soluzione. Mobili e oggetti di scena sono accatastati al centro del palcoscenico come per un gesto lasciato a metà. Chissà da quando. “Che cosa è successo...?”La potenza di ciò che hanno di fronte li attraversa quasi inconsapevolmente. E ben presto la solidarietà e l’onestà si rivelano le uniche soluzioni per ricominciare.

Sul palcoscenico
Nella versione in arrivo mercoledì e giovedì al Teatro Ghione di Roma, impreziosita dalla regia di Daniela Marazita e dalle musiche di Nicola Piovani, la commedia eduardiana diventa uno strumento per diffondere la cultura della legalità. E dimostrare che c’è vita oltre le sbarre. Grazie anche al lavoro di cooperative come Formula sociale che da sempre puntano ad abbattere le parti visibili e invisibili tra l’interno dei penitenziari e quel “mondo di fuori” mirabilmente narrato da Eduardo. Da qui l’idea di affiancare attori e attrici professioniste - come Bianca Maria D’Amato (Amalia) che dal teatro è partita e al teatro è tornata dopo una lunga parentesi al cinema e in tv - a detenuti ed ex detenuti. In primis Cosimo Rega, ergastolano, ex camorrista, già visto sul grande schermo in Cesare deve morire dei Fratelli Taviani, premiato con l’Orso d’oro al festival di berlino del 2012. Uno che ha sperimentato sulla propria pelle cosa vuole dire rinascere grazie alla potenza del teatro e, più in generale, della parola. Anche per questo quel “La guerra non è finita. Non è finito niente”, pronunciato dal suo personaggio, il protagonista Gennaro Jovine, arriva dritto al cuore. E rende a pieno la forza del suo (e del nostro) quotidiano arrancare tra le macerie di una realtà sociale corrotta e crollata. Consapevoli la guerra è dentro di noi e non basta un apparente benessere - tanto più se illegale - a farla dimenticare.

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