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Confindustria: no al ribasso su riforma dazi antidumping

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dopo la deludente intesa Ue

Confindustria: no al ribasso su riforma dazi antidumping

«Ancora una volta la Ue delude le imprese manifatturiere approvando un compromesso al ribasso sulla riforma dei dazi antidumping». Lo ha sottolineato Lisa Ferrarini, vice presidente per l'Europa di Confindustria. Ferrarini fa riferimento all'intesa al ribasso, dopo oltre tre anni tra i 28 sul giro di vite agli strumenti di difesa commerciale dell'Ue, in particolare dei dazi antidumping. Rispetto alla proposta originaria della Commissione, l'innalzamento dei dazi resta più moderato e soggetto a maggiori condizioni. Ora potranno avere inizio i negoziati tra Parlamento, Consiglio e Commissione Ue, nel cui corso le misure
finali potrebbero quindi ancora cambiare.

Proposta tornata in agenda in forma peggiorata
«Questa proposta di riforma del sistema antidumping - ha sottolineato Ferrarini - era in letargo dal febbraio 2014. Qualche mese fa è ritornata nell'agenda in una forma peggiorata. Il compromesso trovato dalla presidenza di turno slovacca è passato proprio il giorno dopo che la Cina ha presentato denuncia alla Omc sulla vicenda Mes. Ma non sono le coincidenze ad allarmarci quanto i contenuti». Mentre gli Stati Uniti eleggono un presidente che non farà sconti sul commercio internazionale, ha proseguito la Ferrarini, «la Ue rimane l'unica al mondo ad applicare i dazi antidumping al livello minimo sufficiente: come se avesse paura di fare troppo male all'avversario».

L'assurda regola del Lesser Duty Rule andava eliminata totalmente
Per Ferrarini «questa assurda regola del Lesser Duty Rule (dazio più basso) andava eliminata totalmente. Invece, i governi della Ue hanno votato a maggioranza un testo che prevede la sua disapplicazione soltanto in circostanze eccezionali, a condizione che vengano provate significative distorsioni di mercato e sulle materie prime. Ma si tratta di soglie quantitative inarrivabili per molti settori industriali che avvantaggeranno sempre chi ha interesse ad importare a basso costo. Per fortuna il ministro Calenda ha tenuto la barra a dritta - ha concluso la Ferrarini - e l'Italia non figura tra i sostenitori di questo ennesimo autogol. La UE sembra non accorgersi che deve la sua esistenza alla manifattura industriale e fa di tutto per spingere gli investimenti fuori dai propri confini».

Il compromesso della presidenza polacca
Nel compromesso trovato dalla presidenza slovacca dell'Ue si prevede, per quanto riguarda il controverso tema del 'dazio minore', di applicarvi “deviazioni limitate” per imporre misure più alte nel caso di distorsioni sulle materie prime (inclusa l'energia) il cui costo sia superiore al 27% del costo di produzione totale e più del 7% preso individualmente. I dazi antidumping potranno quindi essere più consistenti di quelli attuali ma non più alti di quanto necessario a evitare danni all'industria Ue, basandoli su un target di profitto e sottoponendoli a un test di interesse per l'Ue. Tra le altre misure, si accorciano i tempi delle indagini antidumping e si consente di iniziarle anche senza una richiesta ufficiale da parte dell'industria quando esiste una minaccia di rappresaglia da parte di un Paese terzo. Verrà inoltre introdotto un periodo di quattro settimane tra l'annuncio di dazi provvisori e la loro applicazione, mentre si consentirà agli importatori il rimborso di dazi raccolti durante una revisione al cui termine venga deciso di non mantenere i dazi.

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