
Con le dimissioni di Paola Muraro la strategia “rifiuti zero” annunciata dalla giunta Raggi lo scorso agosto subisce l’ennesima battuta d’arresto. Con lo spettro di una nuova emergenza a Natale, complici le feste. Perché sono tanti i dossier che restano aperti, a partire dal piano sull’impiantistica che Virginia Raggi e l’ex assessora avevano promesso entro fine anno e che avrebbe dovuto mappare il fabbisogno, dagli impianti di compostaggio agli inceneritori (con il divieto assoluto di costruirne di nuovi), per gestire l’immondizia della capitale. Muraro ci stava lavorando con Stefano Bina, direttore generale di Ama, la municipalizzata dei rifiuti, ma le chance che arrivi a compimento nei tempi prestabiliti sono pochissime. Tanto più che l’incarico a Bina, che era pro tempore, scade proprio il 31 dicembre. E che ancora non è stato emanato il bando per la selezione del nuovo Dg, assicurato per garantire trasparenza nelle nomine. Bina si è comunque detto disponibile a proseguire nell’incarico.
Se non è chiaro ancora cosa farà l’amministratrice unica di Ama, Antonella Giglio, scelta proprio da Muraro, rischia di essere congelata la macrostruttura della società adottata con un ordine di servizio appena due giorni fa e già finita sotto il fuoco di fila di chi ha accusato l’assessora dimissionaria di aver collocato nelle posizioni di vertice persone di sua fiducia. Come Alessandro Muzi, che l’aveva affiancata nel celebre blitz in Ama dall’ex presidente e Ad Daniele Fortini: aveva firmato un accordo per uscire a fine 2016, è stato promosso a capo della direzione engineering.
Ma è la situazione degli impianti a preoccupare. Su tutti, quella del Tmb Salario, vicino al collasso e riempito fino all’orlo proprio per tenere sgombro quello di Rocca Cencia, sempre di proprietà di Ama, in vista del periodo natalizio. Muraro aveva avviato l’interlocuzione con i comitati di quartiere. L’idea era quella di sostenere un percorso di riconversione sul modello Revet di Pontedera, più volte citato a esempio dall’ex assessora, per trasformarlo in un impianto di smaltimento e riciclo di multimateriali, come vetro o cartone. «Non ci saranno più lavorazioni e verrà smantellato il biofiltro», aveva detto Muraro. «Noi puntiamo alla selezione». La domanda di cambiamento di autorizzazione sarebbe dovuta partire entro fine mese. E adesso?
A giorni, proprio per alleggerire il Tmb di via Salaria 981, è attesa la partenza dei rifiuti indifferenziati, al ritmo di 500 tonnellate al dì, verso l’Austria, in virtù dell’accordo sbloccato con la tedesca Enki. Quella che non sarà sicuramente rispettata è la data del 31 dicembre entro la quale la Regione Lazio aveva, da ultimo la scorsa settimana, intimato al Campidoglio di segnalare il sito di una discarica a servizio dei Tmb operativi sul territorio. Muraro non voleva saperne. All’ultimo incontro con l’assessore regionale all’Ambiente Mauro Buschini (si veda Il Sole 24 Ore del 7 dicembre) ha invece riproposto invano di riaprire il tritovagliatore di Rocca Cencia di proprietà del ras delle discariche Manlio Cerroni.
Tutto fermo anche sul fronte della raccolta differenziata, inchiodata al 41%, come la stessa Muraro aveva confermato il 28 novembre illustrando gli obiettivi a medio termine della nuova strategia di gestione dei rifiuti urbani inaugurata dalla giunta. Per febbraio Muraro aveva annunciato la partenza in due municipi (il primo e l’undicesimo) del progetto pilota di raccolta porta a porta dedicato alle utenze non domestiche, con l’intenzione di testarne le criticità e mandarlo a regime in tutti i territori a novembre 2017. Aveva anche assicurato una ricognizione per chiarire il reale livello di differenziata a Roma. In stand by resta il regolamento che dovrebbe obbligare a differenziare i rifiuti durante gli eventi, dalle sagre ai concerti. Così come l’apertura di dieci nuove isole ecologiche, la prima delle quali dovrebbe vedere la luce entro il 2017 nel VI municipio. Ma il condizionale è d’obbligo.
Il sogno di lavorare sulla riduzione progressiva dei rifiuti e di permettere ad Ama di chiudere il ciclo – entro cinque anni, ha sottolineato la sindaca - rischia di assomigliare a un’utopia. Restano i dati di realtà, il bilancio di quanto fatto in questi sei mesi di giunta Raggi: i blitz, gli “spazzatour” con la sindaca e Muraro immortalate a frugare nei cassonetti, le bonifiche. E l’immondizia dei romani che viaggia verso altre regioni o verso l’estero. Con buona pace del principio di prossimità stabilito dalle norme europee, che imporrebbe di smaltire e recuperare i rifiuti negli impianti più vicini ai luoghi di produzione o raccolta.
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