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Jobs act, Consulta decide l’11 gennaio su referendum abrogativi

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Jobs act, Consulta decide l’11 gennaio su referendum abrogativi

La Corte Costituzionale deciderà l’11 gennaio prossimo in merito alle richieste di referendum abrogativi in materia di lavoro e Jobs Act. Ne dà notizia la stessa Consulta, spiegando che la questione verrà trattata in una camera di consiglio, in aggiunta ad altre cause già fissate. In particolare, i tre quesiti referendari (ognuno dei quali ha raccolto oltre 1,1 milioni di firme, fa sapere la Cgil che lo ha promosso) riguardano le disposizioni in materia di licenziamenti illegittimi e quelle inerenti il lavoro accessorio contenute nel decreto legislativo n.23 del 4 marzo 2015, il cosiddetto Jobs Act, nonché la norma, contenuta nel decreto legislativo n.276 del 2003 (attuazione delle deleghe in materia di occupazione e mercato del lavoro), riguardanti la responsabilità solidale in materia di appalti.

11 gennaio decisione su referendum Jobs Act
A presentare le firme per i tre quesiti di referendum abrogativi era stata la Cgil: il 9 dicembre scorso la Cassazione ha vagliato la validità delle sottoscrizioni depositate e trasmesso la sua ordinanza con il via libera ai quesiti alla Consulta, che ora dovrà verificarne la conformità alla Costituzione. Le tre richieste di referendum abrogativo riguardano in primis le norme sui licenziamenti illegittimi, contenute nel Jobs act, e dunque sul superamento della tutela reale dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, sostituita con l'indennizzo economico. Inoltre, un quesito chiede di abrogare le norme sui “voucher” e il lavoro accessorio, mentre un altro è rivolto a cancellare la limitazione sulla responsabilità solidale in materia di appalti. La Cgil aveva avviato la sua raccolta di firme il 9 aprile scorso, per depositarle poi in Cassazione il primo luglio. Se la Consulta darà il suo via libera, il referendum si svolgerà, come prevede la legge, tra il 15 aprile e il 15 giugno.

Boccia: referendum crea incertezza, non si assume
Critico il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, per il quale il referendum sul Jobs act crea incertezza. «Se non prendiamo posizioni su alcune cose l’ansietà del sistema Paese di giorno in giorno aumenta. I consumatori non
consumano, gli investitori attendono e questo è un problema. Abbiamo fatto il Jobs act adesso c'è il referendum. Se arriva il referendum cosa accade? Io imprenditore attendo e non assumo. Questi sono i capolavori italiani dell’ansietà e dell’incertezza totale».

Poletti: scenario è voto prima di referendum jobs act
Il quesito referendario, se celebrato, rappresenta anche una mina per la maggioranza. E il governo non fa mistero di pensare di dinnescarla con le elezioni anticipate. «Se si vota prima del referendum il problema non si pone. Ed è questo, con un governo che fa la legge elettorale e poi lascia il campo, lo scenario più probabile» ha dichiarato infatti il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, commentando i rischi che il voto sul referendum proposto dalla Cgil possa essere un ulteriore problema per il Pd e il governo.

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