L’accusa di una tangente da 367mila euro costa a Raffaele Marra, il tanto discusso capo di gabinetto del sindaco di Roma Virginia Raggi, l'arresto in carcere. L'inchiesta, del sostituto procuratore Barbara Zuin e del procuratore aggiunto Paolo Ielo, avrebbe svelato un presunto passaggio di denaro dall'imprenditore edile Sergio Scarpellini a giugno 2013. Nei confronti dei due è ipotizzato il reato di corruzione per l'esercizio della funzione, imputazione che fa riferimento a fatti di quando Marra era nella Giunta dell'allora sindaco Gianni Alemanno.
Dietro la tangente un'operazione immobiliare
Secondo le indagini dei carabinieri del Nucleo investigativo di Roma, coordinati dal colonnello Lorenzo d'Aloia, dietro la tangente si nasconderebbe una operazione immobiliare in via dei Prati Fiscali. Stando agli atti della Procura «Marra, nella sua qualità di pubblico ufficiale - prima dal 28 giugno 2011 al 9 aprile 2013 – direttore della Direzione regionale organizzazione personale, demanio e patrimonio della Regione Lazio, poi – dal 9 maggio 2013 al 31 ottobre 2013 – direttore del Dipartimento partecipazioni e controllo Gruppo Roma Capitale/Sviluppo economico locale di Roma e, infine, - dal 15 novembre 2013 al giorno 11 febbraio 2014 - direttore dell'Ufficio di scopo associazioni consumatori, riceveva indebitamente, per l'esercizio dei poteri e delle funzioni inerenti agli incarichi indicati, utilità economiche, consistenti nella messa a disposizione», da parte dell'imprenditore Sergio Scarpellini, «della somma di denaro pari a 367mila euro impiegata per l'acquisto dell'immobile sito in Roma, via Prati Fiscali 258, intestato alla moglie Chiara Perico».
Gip, pericolo nuovi reati, è uomo fiducia Raggi
Il gip scrive nell'ordinanza che sussiste «un concreto e attuale pericolo di reiterazione di condotte delittuose» da parte di Marra «in considerazione del ruolo in concreto attualmente rivestito nel Comune di Roma, dell'indubbia fiducia di cui gode da parte del sindaco Virginia Raggi». Nell'ordinanza di custodia cautelare parlando di Marra il gip scrive che «nonostante la campagna di stampa che pure si è registrata in suo sfavore, non è stato esautorato, ma è stato nominato Direttore del Dipartimento del personale».
Come nasce l'indagine
L'indagine nasce indagando «su un sodalizio criminale dedito alla realizzazione di gravi delitti contro il patrimonio, capeggiato da noto pregiudicato romano Manlio Vitale», detto “er gnappa”, ex appartenente alla Banda della Magliana. Dagli atti emerge come la compagna di Vitale avesse «accompagnato l'uomo nei pressi del Senato» per incontrare Scarpellini, da cui avrebbe ricevuto «alcune migliaia di euro». Indagando su questo fronte si è giunti a Marra.
L'appartamento fu intestato alla moglie di Marra
L'acquisto di un appartamento avrebbe avuto lo scopo successivo di ingraziarsi Marra, al quale l'imprenditore Scarpellini (anche lui arrestato questa mattina) avrebbe dato due assegni per un ammontare complessivo di 367mila euro. L'immobile fu poi intestato alla moglie di Marra. Intanto gli investigatori hanno passato al setaccio il Campidoglio. In particolare la perquisizione ha riguardato l'ufficio di Marra al Comune. Marra e Scarpellini hanno rapporti che iniziano nel 2009: risulta un presunto reato di corruzione, ma andato in archiviazione.
Marra alla segretaria di Scarpellini: sono a disposizione
Ricostruendo la rete di rapporti, gli investigatori dei carabinieri hanno accertato come si fosse creato un asse Marra-Scarpellini, in cui il secondo avrebbe elargito numerose erogazioni in denaro, parte delle quali usate per acquistare nel 2013 l'appartamento nel quartiere romano ai Prati Fiscali. Tuttavia gli atti documentano alcune telefonate di giugno scorso, che farebbero ipotizzare che anche allo stato attuale ci sarebbero rapporti poco chiari. Nei documenti si legge che «alla fine del mese di giugno, sull'utenza i uso a Ginevra Lavarello (segretaria di Scarpellini, ndr) venivano acquisite alcune comunicazioni intervenute con Raffaele Marra, funzionario del Comune di Roma, appena designato dal sindaco Virginia Raggi a ricoprire il ruolo di vice capo di gabinetto, con delega di firma. Nel corso di tali comunicazioni il Marra, temendo di essere rimosso dal prestigioso incarico a seguito di una campagna stampa a lui contraria, chiedeva a Lavarello di sollecitare l'intervento di Scarpellini nei confronti di un importante editore, per ottenere dai giornali di quest'ultimo un atteggiamento più favorevole. La conversazione rilevava chiaramente la natura dei rapporti intercorrenti tra lo stesso Marra e l'imprenditore, laddove il primo ribadiva reiteratamente la sua disponibilità alle esigenze dello Scarpellini: «Eh, io sto a disposizione…tu glielo puoi far pure arrivare, glielo dici: lui sta a disposizione…tanto lui lo sa che sto a disposizione». L'editore sul quale sarebbero state fatte le pressione sarebbe Gaetano Caltagirone, proprietario del quotidiano Il Messaggero. Tuttavia le richieste di Marra non hanno sortito alcun effetto.
Persuadere la Raggi
Raffaele Marra, “l'eminenza grigia” della Giunta M5S di Roma, era pronto a tutto per mantenere la «centralità del suo ruolo nell'Amministrazione» capitolina. Temeva non bastasse «l'indubbia fiducia del sindaco Virginia Raggi» per cancellare le ombre sollevate dai media sul suo presunto passato «opaco». Voleva anche organizzare una campagna stampa, non riuscita, per persuadere il primo cittadino a lasciarlo in un ruolo di potere, cosa comunque avvenuta. A luglio scorso i quotidiani italiani raccontano del «caso Marra». Il dirigente teme una sua rimozione dal ruolo di vice capo di gabinetto della Raggi e di passare «in tre giorni dall'uomo più potente - dice nelle intercettazioni - all'ultimo c...». Il 30 giugno ne parla con Ginevra L., segretaria di Scarpellini, cui assicura che in cambio sarà «a disposizione». Marra ha una strategia: far uscire sui giornali notizie per incutere il timore nella Raggi di apparire debole agli occhi dell'opinione pubblica. Nella telefonata il dirigente lascia intendere che vorrebbe che sui giornali fosse pubblicata una «visione diversa». Lo dice nelle intercettazioni: «Ma come, adesso lo avete nominato (vice capo di gabinetto, ndr) e ora che fate...allora vuol dire che comandano quelli di Milano, comandano quelli di Torino, allora questo non conta niente, cioè fate risultare che se mi sposta (la Raggi, ndr) è un danno enorme alla sua credibilità, alla sua immagine». L'intervento su Caltagirone, come detto non giungerà mai: l'editore neanche risponde alle telefonate di Scarpellini.
Esposto Lombardi
Contro Marra, infine, è stato presentato un esposto anche dal deputato del movimento Cinquestelle Roberta Lombardi. In 10 pagine manifesta dubbi sulla legittimità con cui il dirigente ed ex braccio destro della Raggi ha ricevuto nomine di alto livello all'interno del Campidoglio.
C'è un secondo fascicolo in procura
La vicenda dell'immobile è stata svelata dal settimanale l'Espresso, che in un articolo aveva ricostruito rapporti pochi chiari tra Marra e Scarpellini. Le grane giudiziarie per il capo di gabinetto della Raggi, però, non sono finite. Il suo nome è al centro di un secondo fascicolo della Procura della Repubblica di Roma. Un procedimento senza indagati né ipotesi di reato è stato aperto sulla base dell'esposto di Codacons, che chiede una «verifica approfondita della procedura che avrebbe condotto Renato Marra, fratello del capo del personale del Comune di Roma Raffaele Marra, al vertice della neonata Direzione del Turismo»
Le grane giudiziarie per la Giunta, però, non finiscono qui. Ieri in Procura è stato ascoltato in qualità di persona informata sui fatti l'ex avvocato del Comune Rodolfo Murra. Ha parlato dei suoi pareri contrari all'assunzione - dopo un breve periodo di aspettativa dall'impiego di dipendente comunale - di Salvatore Romeo, al ruolo di capo segreteria della Raggi e con stipendio passato da 39mila euro a 120mila, poi abbassato a 93mila. La procedura, infatti, risulterebbe irregolare e potrebbe configurare il reato di abuso d'ufficio. Fatto di cui, la stessa Raggi, ne sarebbe stata a conoscenza.
C'è un secondo fascicolo in procura
La vicenda dell'immobile è stata svelata dal settimanale l'Espresso, che in un articolo aveva ricostruito rapporti pochi chiari tra Marra e Scarpellini. Le grane giudiziarie per il capo di gabinetto della Raggi, però, non sono finite. Il suo nome è al centro di un secondo fascicolo della Procura della Repubblica di Roma. Un procedimento senza indagati né ipotesi di reato è stato aperto sulla base dell'esposto di Codacons, che chiede una «verifica approfondita della procedura che avrebbe condotto Renato Marra, fratello del capo del personale del Comune di Roma Raffaele Marra, al vertice della neonata Direzione del Turismo»
Profili di illegittimità nell'assunzione del fratello
Stando alla denuncia, sulla quale i magistrati stanno cercando di fare chiarezza, dietro questa assunzione ci potrebbero essere presunti «profili di illegittimità», come fa notare la denuncia a firma dell'avvocato Giuseppe Ursini, del collegio di presidenza dell'associazione. In particolare - è la loro ipotesi - si «potrebbe delineare non solo la violazione dell'articolo 7 del Codice di Comportamento dei dipendenti pubblici («il dipendente si astiene dal partecipare all'adozione di decisioni o ad attività che possano coinvolgere interessi propri, ovvero di suoi parenti, affini entro il secondo grado»), ma anche responsabilità penalmente rilevanti, quali il reato di abuso d'ufficio».
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