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L’utilità del decreto per rafforzare il sistema

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L'Analisi|NON SOLO MPS

L’utilità del decreto per rafforzare il sistema

Le misure note come «piano B» per Mps - vale a dire una ricapitalizzazione pubblica della banca senese in caso di fallimento del piano di mercato - sono, in realtà, un «piano banche» ben più organico, messo a punto da Tesoro e Bankitalia.

L’obiettivo di questo piano è superare le singole criticità del settore bancario italiano, creare strumenti generali di intervento pubblico in linea con le regole Ue e rafforzare il sistema. Non meno importanti sono gli altri obiettivi: accelerare la dismissione degli Npl attraverso interventi ad hoc o una maggiore specializzazione del fondo Atlante (che oggi destina una quota prevalente di risorse alle ricapitalizzazioni, come successo con Veneto Banca e Popolare Vicenza); alleggerire le banche sane dalla partecipazione a interventi “di sistema” in aiuto a situazioni di difficoltà; liberare risorse per accelerare il finanziamento dell’economia reale, favorendo la ripresa.

Il decreto introduce nel nostro ordinamento strumenti e regole Ue finora inapplicate. Per esempio le garanzie statali sulla raccolta di liquidità da parte delle banche “solventi” (autorizzate dalla Ue a fine giugno fino a 150 miliardi). O l’applicazione non del bail in ma del burden sharing (con un ristoro parziale dei piccoli investitori truffati o raggirati) in caso di operazioni di ricapitalizzazione pubblica “precauzionale” (articolo 32 della direttiva Brrd).

Se questo è il disegno, poggiato sui sei pilastri che spieghiamo dettagliatamente in questa pagina, gli effetti sul sistema del credito e sulla nostra economia sarebbero positivi. E se il decreto legge pronto per essere varato crea un backstop, una cassetta degli attrezzi per affrontare varie criticità e realizzare quel disegno complessivo, diventa meno comprensibile perché si debba attendere l’evoluzione del caso Mps per vararlo. Questione che in realtà ne contiene due: perché si debba attendere l’evoluzione di Mps per decidere se varare il decreto; perché attendere i tempi delle risposte su Mps.

In passato posizioni non coincidenti fra Mef e Palazzo Chigi hanno rallentato la messa a punto di questo piano e hanno bloccato le decisioni. Oggi queste differenze sembrano superate ed è stato lo stesso presidente del Consiglio Gentiloni ad annunciare, nel suo discorso di insediamento alla Camera, che l’intervento sarà varato, se necessario. È corretto cercare in prima battuta risposte di mercato, sia pure con il sostegno dello Stato, alle singole situazioni critiche. Ma il decreto legge va oltre la soluzione del singolo caso e individua dei paracadute di sistema, necessari e generali, non norme specifiche per una singola banca. L’autorizzazione a usare ricapitalizzazioni precauzionali fino a 15 miliardi potrà essere usata quando servirà, non solo per Mps, ma intanto è bene averla.

Quanto ai tempi, non sono 2 o 3 giorni che fanno la differenza ma il rischio, aggravato dal periodo natalizio, è che le norme restino in un limbo e non siano concretamente operative - fra pareri autorizzativi del Parlamento, decisioni del Cdm, pubblicazione in Gazzetta, attuazione - prima della fine dell’anno. Alcune operazioni (oltre alla ricapitalizzazione Mps, le assemblee di trasformazione delle popolari e le norme fiscali rispetto alla chiusura dei bilanci) hanno scadenze ravvicinate e rischiano di restare impantanate nella tipica lentezza italiana. Inoltre, ora che il tema è uscito allo scoperto nel dibattito pubblico, tenere fermi questi strumenti o rinviarne l’operatività sarebbe un brutto segnale a chi si attende dall’Italia decisioni rapide ed efficaci per affrontare i problemi.

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