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Momento cruciale per Milano e il Paese

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Politica

Momento cruciale per Milano e il Paese

Premessa tanto scontata quanto doverosa ogni volta che si parla di inchieste e indagati: la magistratura deve fare il suo corso fino in fondo e sgomberare il campo da ogni dubbio. Sul sindaco di Milano, Beppe Sala, come su ogni altro cittadino.
La legalità è un prerequisito e lo è in maniera rafforzata nell'amministrazione della cosa pubblica. Ma l'iscrizione nel registro degli indagati è una misura sufficiente per indebolire o addirittura paralizzare l'azione del sindaco di una metropoli in una fase cruciale della sua storia?

È su questo che ci si deve interrogare. Con serenità, senza pregiudizi, senza minimizzare ma anche senza inutili giacobinismi. Un chiarimento immediato della posizione di Sala in Procura leverebbe a tutti le castagne dal fuoco. Ma trattandosi, appunto, dell'inchiesta di una Procura è altamente improbabile che tutto finisca con una decisione immediata, come auspicabile. Ci sono i tempi tecnici delle indagini che, come noto, in Italia non sono propriamente brevi. Neanche a Milano, un Tribunale con livelli di efficienza superiori alla media. Se il chiarimento arrivasse entro Natale, come indicano i rumors, nulla quaestio. Sala potrebbe tornare al suo posto e l'incidente si chiuderebbe. Ma se i tempi si allungassero, il sindaco di Milano dovrebbe tornare a fare il suo lavoro a tempo pieno, senza esitazioni. Se Sala sfogliasse le cronache dei giornali dei mesi scorsi e leggesse, per esempio, del suo collega di Parma, Pizzarotti, tornerebbe senza esitare nel suo ufficio di Palazzo Marino. Si fosse dimesso al primo stormir di fronde di un'inchiesta, Pizzarotti, poi scagionato del tutto, avrebbe fatto un servizio ai suoi cittadini?

Il gesto di Sala di autosospendersi è stato apprezzabile e dignitoso, ma anche le attestazioni di stima che gli sono giunte in questi due giorni dovrebbero farlo riflettere. Inviti a tornare dalla maggioranza e dall'opposizione, dalla Chiesa e dalla società civile. Dalle associazioni culturali e dal terzo settore.
Sul tavolo ci sono molti progetti determinanti per la città. A partire proprio dagli sviluppi del dopo-Expo, l'investimento sul futuro più importate non solo di Milano ma del Paese. Proprio sull'area per il cui appalto della piastra Sala è indagato per falso materiale e ideologico, infatti, è avviata la costruzione dello Humane Technopole, il centro di ricerca che dovrà fare da polo attrattore di multinazionali e start up innovative.

Sala ha speso molto la sua faccia di uomo dell'Expo soprattutto all'estero. Ha più volte viaggiato a Londra e Tokyo, negli Stati Uniti e in Cina, ha ingaggiato la società di marketing territoriale che ha servito la capitale britannica per attrarre investimenti esteri a Milano. Ha tastato il terreno, in tandem con Renzi, per portare a Rho l'Agenzia europea del farmaco e il Tribunale dei brevetti. Un patrimonio che non può andare disperso per una quisquilia, un'accusa tutta da dimostrare che non implica tangenti, corruzione, reati contro la pubblica amministrazione.
Sindaco Sala, torni a Palazzo Marino e lo faccia con animo leggero. Nell'interesse di Milano.

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