
Scintille vere all’assemblea dem quando a parlare è Roberto Giachetti, che accusa Roberto Speranza di avere la «faccia come il c...» sulla legge elettorale. «Non temi un uomo solo al comando. Semplicemente non vuoi che ci sia Matteo Renzi». Il richiamo di Matteo Orfini arriva immediato. «Da vicepresidente della Camera, non consentiresti mai in Aula di tenere questi toni e usare questi termini». Giachetti si scusa, spiegando che quel vocabolo è «sdoganato» ma lo sostituisce con il più civile «bronzo».
Lo scontro è però aperto. Davide Zoggia definisce l’accaduto «una vergogna che danneggia il partito», Roberta Agostini chiede al partito di prendere le distanze da Giachetti. «Vorrei che nelle discussioni tra di noi si tenessero toni appropriati. Solo così possiamo ripulire la politica da quella violenza che scaccia dalla politica le energie migliori». «Il vicepresidente della Camera, e sottolineo il ruolo istituzionale, con la volgarità del suo intervento rivela di essere un mediocre provocatore chiamato a responsabilità politiche più grandi di lui. Il Pd non ha bisogno di questi toni da squadrista d'operetta», taglia corto il deputato della minoranza Pd Miguel Gotor.
Ma nessun passo indietro da Giachetti, nonostante le critiche per le sue parole. «Io dico quello che penso - ha ribadito lasciando l'assemblea Pd - chiunque sia il segretario: che il segretario sia Veltroni, Bersani o Renzi, io dico quello che penso». Roberto Speranza replica invece con un tweet al collega di partito. «Del resto lo stile è come il coraggio di Don Abbondio... #assembleapd», scrive Speranza citando un passaggio dell'intervento di Matteo Renzi riferito agli esponenti del Pd che avevano festeggiato la vittoria del No al referendum sulla riforma costituzionale.
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