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Renzi: «Tornare al Mattarellum». Sì dell'assemblea…

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ASSEMBLEA PD: sì A RELAZIONE

Renzi: «Tornare al Mattarellum». Sì dell'assemblea alla relazione del segretario

Matteo Renzi (Imagoeconomica)
Matteo Renzi (Imagoeconomica)

Si chiude con 481 voti favorevoli e due soli contrari, a parte i dieci astenuti, l'assemblea del Pd allineata così alla posizione di Matteo Renzi dopo la débâcle referendaria. Piena autocritica sul risultato, deludente oltre ogni aspettativa, ma niente congresso in tempi ravvicinati nella visione del segretario dem. Ciò su cui cade l'accento nel suo discorso dal palco dell'Ergife, dove i lavori si aprono in mattinata con l'inno di Mameli cantato anche dal neopresidente del Consiglio Paolo Gentiloni, è la necessità di trovare convergenza su una legge elettorale subito operativa, in caso di elezioni immaginate non lontane, e cioè il Mattarellum. Ma al netto della «fase zen» inaugurata dall’ex premier, nel partito la spaccatura è tutt’altro che saldata visto che la minoranza non partecipa al voto. Per non andare contro o astenersi sulla relazione che sebbene non condivisa contiene almeno l’elemento apprezzato del ritorno al Mattarellum.

«No alla melina, proposta di un articolo»
Il Pd non accetterà la “melina” sulla legge elettorale. Se si vuole correggere il meccanismo di voto si torni al Mattarellum, con una legge «di un articolo», ma se non fosse possibile un'intesa va bene anche il Consultellum. Questo il discorso di Renzi fatto alle altre forze politiche. «Dobbiamo mettere un elemento di chiarezza: vogliamo un sistema maggioritario, o tornare al proporzionale. Io dico di guardare le carte sull'unica proposta che ha visto vincere sia il centrosinistra che il centrodestra, la proposta della stagione dell'Ulivo di Romano Prodi e che porta il nome del presidente Sergio Mattarella. Io dico: andiamo a vedere: il Pd c'è! Senza ricorrere il ragionamento sul proporzionale e giocando la partita a carte scoperte». Per il segretario «bisogna che gli altri ci dicano cosa hanno in testa. È una proposta fatta di un articolo, non c'è bisogno di inventarsi altro. Lo chiedo formalmente, a Forza Italia, ai nostri alleati centristi, alla Lega Nord, alla sinistra che si sta anche riorganizzando - vedo con molto interesse ciò che Giuliano Pisapia sta cercando di costruire - e lo chiedo al M5s».

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«Abbiamo straperso, sconfitti al Sud»
L'analisi del voto al referendum è semplice, secondo Matteo Renzi. Il segretario ai delegati dice «non abbiamo perso, abbiamo straperso. Chi fa giri pindarici per dire che abbiamo preso un sacco di voti, dice la verità. Ma non dice che il 41% in un referendum è una sconfitta netta. Sognavo di prendere 13 milioni di voti, ne abbiamo presi 13 e mezzo. Ma la straordinaria partecipazione ha fatto sì che quei 13 milioni non siano bastati». In particolare, «abbiamo perso al Sud, ma l'atteggiamento del governo non è stato di disinteresse. Ci siamo stati al Sud. Ma abbiamo sbagliato nel momento in cui abbiamo pensato che potesse essere sufficiente una politica di investimenti, accordi, patti per il Sud, ma senza un coinvolgimento vero di quella parte che aveva bisogno di essere portata con noi in una grande sfida prima di tutto etica. E in questo io sono il principale responsabile, abbiamo avuto un approccio un poi' troppo concentrato sul notabilato e meno sulle forze vive».

«Congresso nei tempi previsti, niente risse»
Sarebbe stato meglio fare il congresso subito ma per evitare «rese dei conti» le assise si faranno «nei tempi previsti dallo statuto». Discorso chiuso. «Credo che il congresso sarebbe stata la scelta migliore per ripartire». Ma «la prima regola del nuovo corso, perché se hai sbagliato qualcosa devi cambiare, deve essere quello di ascoltare di più. Ho accettato i suggerimenti di chi ha chiesto di non fare del congresso il luogo dello scontro. Ho accettato di non piegare (i tempi del congresso, ndr) alle esigenze, che pure, vi garantisco, sentivo e non sento perché siamo nella fase nuova, la fase zen». Insomma Renzi sceglie di «rispettare la tempistica e le regole che ci siamo dati. Invito tutte le migliaia di persone che stanno chiedendo la tessera a farlo, non per portarle a una conta e a una rissa interna. Faremo il congresso nei tempi previsti dallo statuto, non faremo rese dei conti o epurazioni interne». Comunque il partito ha fatto riforme di cui deve essere «orgoglioso». Renzi replica implicitamente ad alcune critiche citando dal palco le unioni civili, le leggi contro lo spreco alimentare e altre iniziative del governo aggiungendo che «queste riforme non puzzano, resteranno, segnano la grandezza del Pd».

Brunetta: niente accordi con Renzi il baro. Salvini: votiamo
Non fa molta strada dalle parti dei Cinque Stelle l’appello a rimettere in campo il Mattarellum. «Noi vogliamo andare al voto subito, con una legge elettorale che abbia il vaglio della Consulta che si esprimerà il 24 gennaio. Tu vuoi aprire il mercato delle vacche e allungare il brodo per discussioni infinite sulla legge elettorale? Risparmiarcelo. #RenziFattiDaParte. L'hai detto tu: ma non dovevamo vederci più?» scrive su Facebook Beppe Grillo in un post. Stesso spirito grosso modo nella reazione di Renato Brunetta. «Renzi sembra non aver capito nulla dalla sconfitta del 4 dicembre, pensa di essere ancora lui a dare le carte, pensa di essere ancora lui il padrone della politica italiana. E questo, francamente, fa cadere le braccia». Il capogruppo azzurro alla Camera sembra non lasciare spazio a margini di manovra. «Ma non si era detto che la legge elettorale la doveva fare il Parlamento? Non si era detto che il governo avrebbe accompagnato la riforma della legge elettorale? Il Pd negli ultimi anni ha cambiato diverse volte idea: dai collegi uninominali al Mattarellum, dall'Italicum ai compromessi con Cuperlo. Ma quante ne abbiamo viste di proposte del Pd? E adesso Renzi ricomincia? Si è detto che in Parlamento si deve trovare la più ampia maggioranza possibile per cambiare la legge elettorale, e io credo che con un baro come Renzi non si possa trovare alcun accordo se il suo stile è sempre lo stesso, cioè di dire, come ha fatto oggi il Mattarellum, prendere o lasciare». Fermo sulla richiesta di elezioni a breve («aprile o maggio che sia, per eleggere un Parlamento nuovo e un Governo nuovo»), intervistato a Sky TG24, il segretario della Lega Nord Matteo Salvini. «Va benissimo anche il Mattarellum se lui vuole il Mattarellum. Va benissimo Pippo, Pluto o Paperino. Se lui ha scelto il Mattarellum, la Lega sostiene il Mattarellum».

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