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Amministrazione e legalità, l’emergenza insoluta

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L'Analisi|il caso roma

Amministrazione e legalità, l’emergenza insoluta

Dieci arresti e trenta indagati, tra cui imprenditori e funzionari comunali. Una storia, purtroppo ordinaria, di tangenti per ottenere appalti a Roma per la sistemazione delle strade e la manutenzione delle scuole. Fatti che risalgono al 2013 e al 2015 (e che dunque non toccano l’attuale governo del Comune, a partire dal sindaco Virginia Raggi), ma che servono a riaccendere una luce sull’emergenza rimasta insoluta che è all’origine del crac della “vecchia” politica e della vittoria schiacciante del Movimento 5 Stelle nella Capitale.

Una metropoli sfibrata dalla crisi, gestita male, in debito gravissimo di ossigeno finanziario.

Una metropoli sfiancata dalla stessa immagine (“Mafia Capitale”, come da titolo dell' inchiesta dei magistrati) che si è cucita colpevolmente addosso per anni, aveva puntato sulla novità del movimento di Beppe Grillo per girare pagina. E il volto fresco di Virginia Raggi, una giovane professionista sconosciuta alle cronache della politica, avrebbe dovuto impersonare, sulla spinta di un non-partito dichiaratosi al solo servizio dei cittadini, la svolta attesa.

Di là il passato, condito di scandali e sperperi di denari pubblici. Di qua il futuro: una grande città amministrata bene (o quanto meno molto meglio) con una squadra forte, magari a digiuno di politica (anche quella buona), magari all'inizio un po' confusionaria, ma capace comunque di dare il senso di un grande cambiamento.

Di grande, obiettivamente, s'è visto poco in sette mesi. Un mastodontico mosaico di apparenti minuzie, quello sì: le correnti nel non-partito, i rancori personali, le incertezze sul ponte di comando del Comune e il parallelo garbuglio interno sui poteri di comando nel Movimento 5 Stelle, una riluttanza decisionale diffusa, un risorgente familismo, una scarsa propensione ad affidarsi al metodo della competenza.

L'inchiesta sulle nomine del nuovo sindaco e il caso Marra (il dirigente comunale stretto collaboratore della Raggi, una vecchia conoscenza del bosco e sottobosco capitolino, da molti indicato come il “burattinaio” dei giochi di potere in Campidoglio) terranno banco, nei prossimi giorni e nelle prossime settimane, col fiato sospeso per ciò che faranno i magistrati. Sarà così difficile parlare dei problemi della città, di quell'emergenza insoluta – amministrativa e legale- che rischia di trasformarsi in una sempreverde continuità, la stessa che ripropone da anni i patti ferrei per le mazzette complice una burocrazia comunale indifferente a chi vince le elezioni e a chi governa la città. E la stessa che, al contrario dei cittadini, elettori e contribuenti, se ne infischia delle buche. Da molti giorni (e di sicuro lo era fino all'altro ieri) è aperta una piccola voragine al centro di Roma, a due passi da Piazza Venezia e dal Campidoglio, proprio di fronte all'ingresso della sede di rappresentanza della Commissione europea. Corsia riservata a bus e taxi interrotta, traffico congestionato più del solito: la solita buca, il solito biglietto da visita che la Capitale non meriterebbe.

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