Italia

La difesa passa dalla battaglia legale

  • Abbonati
  • Accedi
l’analisi

La difesa passa dalla battaglia legale

Vincent Bolloré e Silvio Berlusconi
Vincent Bolloré e Silvio Berlusconi

Fininvest è convinta di avere buone carte in mano per dimostrare la “scorrettezza” della scalata di Vivendi su Mediaset, documenti che sono stati prodotti negli esposti inviati alla Procura e alla Consob. La difesa della holding della famiglia Berlusconi al core business del gruppo passa, in questa fase, dalle carte bollate. Perchè le armi della finanza, con un avversario spregiudicato come Vincent Bolloré e con la potenza di fuoco che Vivendi può mettere in campo, rischiano di essere spuntate.

Vivendi non si ferma: salirà fino a ridosso della soglia d'Opa che per Mediaset è del 30%. L'annuncio è arrivato ieri a mercati chiusi, dopo la decisione di procedere presa dal management board della media company transalpina, che a sua volta ha avuto l'autorizzazione a farlo dal supervisory board della società. Solo una settimana fa il gruppo presieduto da Vincent Bolloré aveva fatto ingresso nel capitale del Biscione con un iniziale 3%, ma con il proposito dichiarato di voler salire fino al 20%, «in un primo momento».

Il primo momento evidentemente è già stato superato venerdì quando, con il 20% già in tasca da mercoledì, il ceo di Vivendi si è recato in visita a Cologno monzese per incontrare PierSilvio Berlusconi, che ricopre l'analoga carica esecutiva in Mediaset. Sul tavolo, secondo voci non confermate, ci sarebbe stata anche l’ipotesi di coinvolgere Telecom su Premium, sebbene ancora giovedì scorso la società - da ultimo il presidente Giuseppe Recchi - abbia messo le mani avanti per smentire un intervento del gruppo nella partita. Comunque, che il breve colloquio non abbia sortito effetti, è stato confermato dalla nota emessa l’indomani da Mediaset che ha negato qualsiasi trattativa in corso con i francesi.

Da parte sua, Fininvest, che detiene la quota di maggioranza relativa appena arrotondata al massimo consentito del 38,26%, ha risposto con un esposto alla Procura - venerdì - con l’ipotesi di manipolazione del mercato da parte di Vivendi e - ieri - con un analogo esposto alla Consob dove si fa riferimento anche all’ipotesi di abuso di informazioni riservate, dal momento che per arrivare a firmare l’accordo di aprile, che era centrato su Premium, il gruppo transalpino aveva avuto accesso a informazioni privilegiate sia su Mediaset sia sulla pay-tv del gruppo.

Pur senza aggiungere commenti, l’esito dell’incontro a Cologno e le posizioni assunte dalla holding della famiglia Berlusconi sono stati citati nel comunicato di Vivendi per giustificare la volontà di crescere ancora in Mediaset, raggiungendo una “sicura” minoranza di blocco nelle assemblee straordinarie dove si decidono, con la maggioranza dei due terzi, le operazioni sul capitale come per esempio le fusioni societarie.

«Vivendi - si legge nel comunicato del gruppo francese - ricorda che la sua presenza nel capitale di Mediaset è in linea con l’intenzione del gruppo di sviluppare le sue attività nel Sud Europa e le sue ambizioni strategiche di creare un primario gruppo internazionale, radicato in Europa, nel campo dei media e dei contenuti». Di tlc non si parla, pur avendo Vivendi la quota di riferimento, vicina al 25%, in Telecom Italia.

La Consob, da parte sua, aveva già avviato accertamenti la settimana scorsa e già fatto partire, anche all’indirizzo di Parigi, la richiesta di audizione dei soggetti coinvolti. È possibile, secondo quanto risulta, che l’audizione dei rappresentanti della società francese abbia luogo già giovedì, comunque prima di Natale.

Nell’intervista uscita sul Corriere della Sera di sabato scorso, De Puyfontaine sostiene che Vivendi ha comprato azioni Mediaset «a metà novembre» e poi quando è stato «annunciato di aver superato le altre soglie».

Plausibile, perchè da allora in Borsa è stato scambiato più del 39% del capitale. Ma è possibile anche che la fase preparatoria sia iniziata prima utilizzando strumenti quali le opzioni: da fine luglio, quando i francesi hanno proposto alla controparte un accordo alternativo al contratto di aprile, è passato di mano più dell’85% del capitale del Biscione. Ma risulterebbero anche acquisti fuori mercato da fondi con partecipazioni “rotonde” benchè sotto la soglia del 5%, cosicchè i venditori non avrebbero dovuto neanche comunicarlo ufficialmente.

Reuters ha riferito che Vivendi si sarebbe fatta aiutare da Bnp e Nitixis per rastrellare le azioni, ma non ci sono conferme a riguardo. Di fatto sul mercato di titoli Mediaset non se ne trovano quasi più. A parte quel 15% che, a una ricognizione aggiornata al 21 ottobre, era riferibile al retail, la quota in mano agli investitori istituzionali comincia a scarseggiare, come dimostrano anche gli scambi in Piazza Affari che stanno rallentando. Ieri il titolo è salito ancora dell’1,52% a 3,6 euro, con volumi che hanno interessato l’1,5% del capitale. Oggi pomeriggio è in calendario - fissato da tempo - un consiglio Mediaset, che si presterà a fare il punto della situazione.

© Riproduzione riservata