«Abbiamo capito che era finita stanotte all'una e mezza: siamo stati noi a chiamare la Farnesina, ma l'aiuto più grande ce lo hanno dato i Carabinieri di Sulmona». In attesa della conferma definitiva affidata al test del Dna, Gaetano Di Lorenzo, dipendente delle Poste padre di Fabrizia, probabile vittima italiana della strage di Natale a Berlino, racconta così, con le lacrime agli occhi, le ore successive all'attacco terroristico al mercatino in Germania. Aspetta notizie dalla moglie Giovanna, e dal figlio Gerardo, volati questa mattina a Berlino per partecipare alle ricerche di Fabrizia, ma con poche speranze: la notte scorsa «ci siamo mossi coi nostri canali, ma da quanto mi dice mio figlio da Berlino, non dovrebbero esserci più dubbi» spiega trattenendo a stento i singhiozzi.
A Berlino dal 2013 dopo la laurea a Bologna
Trentuno anni, abruzzese di Sulmona, in provincia de L'Aquila, Fabrizia Di Lorenzo viveva nella capitale tedesca dal 2013, impiegata in una ditta di trasporti. Il suo cellulare è stato trovato da un ragazzo non lontano dal luogo dell'attentato. L'impossibilità di contattarla ha subito preoccupato i familiari, che hanno immediatamente lanciato un appello on line con richiesta di notizie via Twitter e Facebook, ma solo questa mattina, quando la giovane non si è recata al lavoro, è scattato l'allarme. Fabrizia si è laureata presso l'Università di Bologna nel 2012, subito dopo ha conseguito un master alla Cattolica di Milano e dal 2013 viveva a Berlino.
Le sue amiche, con le quali Fabrizia era costantemente in contatto, rivelano che al momento dell'attentato a Berlino Fabrizia stava acquistando i regali per amici e parenti ai mercatini di Natale. La giovane era infatti attesa in Abruzzo, a Sulmona, per dopodomani; avrebbe trascorso le festività natalizie in famiglia. «Siamo disperate, nello sconforto, e non vogliamo credere che Fabrizia non ci sia più. Fino alla fino vogliamo pensare che dopodomani sarà qui con noi, a Sulmona, a ridere e scherzare”, scrivono le amiche sui social.
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