
Non si può che ripartire dalla verità. E oggi la sappiamo, dopo che nell’assemblea degli azionisti del Gruppo 24 Ore - in risposta a un quesito posto da Consob - sono stati resi noti i risultati dell’audit interno svolto da Protiviti sulla diffusione cartacea e digitale.
A emergere sono numerosi esempi di opacità nella gestione del passato. Tra l’altro, ha comunicato il presidente della società Giorgio Fossa: «In Relazione finanziaria annuale 2015 è stato riportato un dato diffusionale medio (carta + digitale) di circa 375 mila copie medie. L’esperto indipendente Protiviti ha effettuato un’analisi della diffusione nei mesi di certificazione ADS, aprile, settembre e novembre. Sulla base delle loro verifiche, il dato risulterebbe diminuito di circa il 34% e porterebbe il dato diffusionale a circa 248 mila copie».
Un impatto molto pesante aggravato sul piano gestionale dal fatto che queste operazioni di “sostegno” alla diffusione avvenivano pressochè sistematicamente in perdita con costi strutturali superiori ai ricavi.
Il comitato di redazione considera assai grave quanto avvenuto, per la prima volta certificato in maniera ufficiale da un soggetto terzo. Le conseguenze sul piano penale verranno accertate dall’indagine in corso per falso in bilancio; tuttavia deve essere evidente sin da ora che la società dovrà procedere a tutte le iniziative necessarie per l’accertamento delle responsabilità a tutti i livelli e nei confronti di tutti i dipendenti, e proseguire sulla strada di un ripristino delle condizioni di trasparenza e affidabilità su un dato cruciale per misurare la salute di un’azienda editoriale.
Il Cdr e la redazione tutta hanno da tempo denunciato le incongruenze dei dati diffusionali che venivano comunicati dalla società nel recente e meno recente passato. Una denuncia che oggi rende più agevole alla redazione la presa di distanza da comportamenti che hanno gonfiato i volumi senza corrispondenti effetti sul conto economico. Una presa di distanza che, lo ribadiamo, non può prescindere dalla richiesta anche di un’azione di responsabilità nei confronti degli amministratori responsabili e da un cambio alla guida del giornale. Responsabilità aggravata dall’aver reso vana la nostra solidarietà e cassa integrazione, con sacrifici che hanno interessato anche i poligrafici e i colleghi di Radiocor Plus e bruciati sull’altare fittizio della narrazione del “secondo giornale italiano per diffusione”. Redazione che ha solo voglia di chiudere i conti con il passato e ripartire.
Di seguito il discorso svolto ieri dal cdr in assemblea.
La situazione patrimoniale della società continua a essere assai grave.
Questa assemblea potremmo ascriverla sotto il titolo “verso la ricapitalizzazione” che non ci tranquillizza e semmai ci allarma. E la preoccupazione cresce perché alle difficoltà oggettive che ci trasciniamo da tempo (sono 7 i bilanci chiusi con risultati negativi molto pesanti, malgrado il doping ripetutamente e tuttora fornito dagli ammortizzatori sociali) non si riesce tuttora a intravedere una via d’uscita. A nessun livello. Manca chiarezza sul quanto, sul quando e anche sul come di una ricostituzione del capitale per ora solo promessa; manca chiarezza sui progetti di sviluppo e su una linea credibile e sostenibile di arresto di un calo dei ricavi sempre più accentuato.
Il conto economico è stato terremotato anche per effetto di un’operazione verità che ha avuto almeno il merito di tirare fuori un po’ di scheletri dagli armadi, rendendo impossibile la strategia del tirare a campare che ha caratterizzato questi lunghi anni successivi a un momento clou come quello della quotazione.
La nuova leadership aziendale deve avere il coraggio di portarla fino in fondo, prima che altri lo facciano per lei. Le opacità su temi cruciali come quello della consistenza e redditività degli stock di copie digitali non sono ammissibili.
Sta per chiudersi l’anno peggiore della storia del Sole 24 Ore.
Quello che ha portato allo scoperto l’inettitudine di un azionista del tutto disinteressato a qualsiasi risultato economico, lasciando che l’asset principale degli imprenditori italiani fosse gestito secondo logiche del tutto estranee a qualsiasi criterio imprenditoriale. Un paradosso che farebbe solo sorridere se non fosse invece drammatico. In quest’anno abbiamo visto succedersi 3 presidenti della società, 3 amministratori delegati, 2 Cfo, 2 capi del personale, 2 consigli di amministrazione. Scrivevamo anni fa che la continua turbolenza ai vertici societari non era l’ultimo dei nostri problemi. Si è visto infatti anche nella recente difficoltà dell’azionista, dilaniato in una guerra intestina, a sostenere il management. Adesso, ancora una volta, si riparte, ma lo sfacelo è sotto gli occhi di tutti.
Avevamo chiesto discontinuità e questa in parte è arrivata. Non è arrivata però quella che più auspicavamo e che torniamo a chiedere: una guida autorevole per il giornale, vero biglietto da visita all’esterno per un recupero di credibilità. Credibilità che tuttora è affidata quasi esclusivamente al lavoro dei dipendenti e della redazione in particolare. Una redazione che continua a fare il giornale ogni giorno in condizioni di oggettiva difficoltà, che prova a tenere alta tutti i giorni quella bandiera di affidabilità che ha contrassegnato i successi di una testata che ha fatto la storia del giornalismo e che continua a scriverne la cronaca.
Noi questo orgoglio per il nostro lavoro continuiamo ad averlo ed è a disposizione di tutti i lettori.
Noi siamo da tempo pronti al cambiamento, anche a sfide innovative su contenuti, modi e tempi del lavoro. Questa sfida però non è mai stata proposta e si è preferito il traccheggiamento, la navigazione a vista, il solito piccolo cabotaggio. Il digitale, quello vero, richiede invece una visione chiara e gli investimenti necessari nella formazione e nello sviluppo di nuove professionalità.
Altrettanto senso di appartenenza e di responsabilità purtroppo non ha avuto chi di questa società ha fatto uno scempio che, ripetiamo, dura da anni e che da anni abbiamo denunciato.
Anche in questa sede.
La ricerca delle responsabilità anche attraverso le decisioni societarie, prima che lo faccia la magistratura, deve essere avviata e resa evidente. Una nuova stagione deve essere assolutamente aperta; quella precedente va chiusa senza insabbiature. Non ci possiamo permettere una restaurazione, non possiamo accettare un ritorno al passato di cui non abbiamo alcun rimpianto.
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