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Un ingresso dello Stato nel rispetto del mercato

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L'Analisi|l’analisi

Un ingresso dello Stato nel rispetto del mercato

Lo Stato entrerà nel Monte dei Paschi di Siena. E in futuro altre banche potranno richiedere l’intervento pubblico della ricapitalizzazione precauzionale con burden sharing in versione “soft”, ma questo solo se si dovessero trovare in circostanze analoghe a quella del Monte, che non sono da augurare a nessuno: in bonis, con requisiti patrimoniali non in regola solo ai fini degli scenari futuri degli stress test, accesso al mercato dei capitali chiuso per turbolenze anche politiche ma con scadenze strette sui requisiti patrimoniali prudenziali e con il pericolo aperto di un deficit di capitale degenerato in una destabilizzazione di portata sistemica. Insomma, lo Stato interviene per la prima volta nel mondo del bail-in con la sua rete di sicurezza, ma anche con poca voglia di farlo perchè si augura che non ve ne sia più bisogno, che il sistema sia in grado di sbrogliare le sue vicende senza sostegno esterno (anche se c'è un limite alla disponibilità delle banche più forti ad assorbire le falle di quelle più deboli).

Lo Stato entrerà in Mps senza grancassa, nel pieno rispetto non solo degli steccati delle regole europee - che sottolineano la natura “cautelativa e temporanea” di questo tipo di intervento - ma anche nel rispetto della soluzione maestra, che resta quella di mercato.

La lettera scritta da Jamie Dimon al team di JP Morgan che ha lavorato all’operazione di mercato MPS termina con un’affermazione une che racchiude l’essenza di qualsiasi sistema Paese e ora del sistema Europa: “alla ricerca di una soluzione di mercato abbiamo dato tutto noi stessi”.

Così il Tesoro, nel decreto e nella soluzione impostata per il Montepaschi, ha tracciato un percorso che dovrebbe riuscire a tenere in piedi tutto, ridare forza al Monte, tutelare il risparmio “tradito”, ripartire le perdite in base alle nuove regole del burden sharing che qui si applicano.

Il rafforzamento del Monte avviene con i tre strumenti consentiti dalla direttiva BRRD di risoluzione e risanamento delle banche (articolo 32, periodo 4, comma d): una garanzia dello Stato a sostegno degli strumenti di liquidità forniti da banche centrali alle condizioni da esse applicatepunto i); una garanzia dello Stato sulle passività di nuova emissione ii);un'iniezione di fondi propri o l'acquisto di strumenti di capitale a prezzi e condizioni che non conferiscono un vantaggio all'ente iii). Nel decreto, sono indicati i prezzi delle garanzie che rappresentano un onere per la banca ed evitano così il marchio dell’aiuto di Stato.

Il burden sharing, imposto dalla normativa Ue sugli aiuti di Stato, impone anche per il Monte di spalmare le perdite sugli azionisti (che saranno colpiti dall’aumento di capitale per via della forte diluizione anche se è presto per dire se le vecchie azioni verranno azzerate a vaole di 1 centesimo), e sui detentori di bond subordinati con la conversione forzosa in azioni a un prezzo scontato (75% per l’Upper Tier 1) oppure alla pari (100% per l’Upper Tier 2).

Anche l’intervento consentito a tutela dei risparmiatori guarda con un occhio al mercato. Nel varare il “ristoro” , il Tesoro era consapevole della regola di mercato secondo la quale i sottoscrittori dei bond subordinati devono correre maggiori rischi rispetto ai detentori dei senior bond; e del fatto che alcuni sottoscrittori di Upper Tier 2 hanno comprato sotto la pari e possono ottenere una conversione alla pari. Ma a questo si sono aggiunte altre considerazioni di mercato: il caso di miss-selling sul bond subordinato Upper Tier 2 a tasso variabile 2008-2018 avrebbe scatenato un contezioso tra la banca e 41mila risparmiatori, con costi legali molto elevati per l’intermediario e nella stragrande maggioranza dei casi la certezza da parte della banca di perdere la causa in tribunale.

Per questo, il Monte potrà offrire ai soli possessori di questo unico bond la possibilità di vendere le azioni (ottenute con la conversione forzosa) al Tesoro e di ottenere in cambio obbligazioni senior con la stessa vita residua del subordinato convertito. Inoltre, alzare un polverone con un esercito di 40mila risparmiatori “traditi” in una fase delicata del sistema bancario (con altri focolai accesi su banche medio-piccole, aumenti di capitale e cessione di NPLs in vista) sarebbe stato più costoso per il sistema e quindi per il mercato stesso.

Ma sarà il mercato, più che la Bce, la Commissione Ue e la DG comp, ad avere l’ultima parola sull’efficacia della rete di sicurezza del Mef , sul nuovo Piano del Monte, e sulla capacità del sistema bancario di evitare il ricorso allo Stato e al bail-in.

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