7/18 Politica/Dal 2016...
La partita del referendum costituzionale
Il 2016 è un anno segnato dalla campagna referendaria sulla riforma costituzionale che si proponeva di abolire il Senato elettivo e di riordinare le competenze tra Stato e Regioni. Dall'inizio, quando il premier e segretario del Pd Matteo Renzi pronuncia nella conferenza stampa di fine 2015 la frase che ha dato il via alla personalizzazione della campagna referendaria (“se perdiamo il referendum considererò conclusa la mia esperienza politica”), fino alla fine, quando dopo la vittoria del No il 4 dicembre scorso con quasi il 60% dei Renzi prende atto della sconfitta dimettendosi da Palazzo Chigi.
Una sconfitta politicamente pesante anche perché è risultato evidente dall'analisi del voto che la personalizzazione impressa da Renzi ha finito per portare sul No molti sentimenti antigovernativi estranei all'oggetto del referendum, soprattutto tra i giovani e al Sud. Tuttavia lo sconquasso istituzionale e finanziario che si temeva in caso di bocciatura della riforma Boschi non c'è stato, o quantomeno è stato limitato: merito soprattutto della rapidità e della sicurezza con cui il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha risolto la crisi di governo: in meno di una settimana, e nel segno della continuità. Continuità che agli occhi dei mercati e di Bruxelles ha soprattutto il volto del ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan.
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