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Il richiamo di Mattarella ai partiti e ai loro leader

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oggi il messaggio

Il richiamo di Mattarella ai partiti e ai loro leader

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella
Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella

Ci sarà una parte non scontata del messaggio di Sergio Mattarella questa sera e riguarderà il mondo politico. Dopo l’esito del referendum, le dimissioni di Renzi, la crisi di Governo e il nuovo incarico a Paolo Gentiloni, il capo dello Stato sta – poco a poco - riconquistando degli spazi politici che questa sera saranno piuttosto chiari. In sostanza quello che lui dirà ai partiti e ai loro leader sarà di tornare a fare il loro mestiere, ricominciare – cioè – a occuparsi dei problemi reali, trovare soluzioni per un Paese “sfibrato” altrimenti il rischio è di essere percepiti dall’opinione pubblica come inutili.

Non userà espressioni così crude, né pronuncerà la parola “antipolitica” ma il senso sarà un richiamo a occuparsi dei problemi che attraversano l’Italia e che sono gli stessi che hanno determinato la sconfitta referendaria di Renzi. Senza una nuova “immersione” nella vita pratica e quotidiana degli italiani, fatta di crisi occupazionale, lavoro precario, sfiducia nel sistema bancario e insicurezza per i propri risparmi, timori per immigrazione e terrorismo, la politica è destinata a una continua e progressiva delegittimazione popolare. E dunque nel suo dialogo a tu per tu con gli italiani, che saranno i suoi naturali interlocutori nel messaggio di fine anno, metterà a fuoco anche un aspetto che da tempo è entrato nelle sue preoccupazioni: quello di constatare che la politica è presa da ripetute polemiche di natura elettorale ma piuttosto disattenta sulle soluzioni pratiche. Insomma, non di sola legge elettorale possono vivere leader e partiti da qui alla data delle elezioni ma è necessario fare proposte e varare provvedimenti utili su lavoro, risparmio, sicurezza. Inutile pensare solo alle regole per andare alle urne se nel frattempo non si saranno offerte ai cittadini delle vie d’uscita all’incertezza sociale.

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C’è chi leggerà in questo richiamo un avviso a Matteo Renzi che preme per le urne a giugno al di là di un’agenda di problemi piuttosto fitta, ma nelle intenzioni del capo dello Stato non è lui l’unico interlocutore. Si riferirà – piuttosto – al sistema politico-parlamentare nel suo complesso, a non chiudersi nei recinti dell’autoreferenzialità di cui il dibattito quotidiano su proporzionale o Mattarellum rappresenta la massima espressione. Ma anche il punto di massima distanza dai cittadini.

Nell’attraversare le preoccupazioni degli italiani non mancherà un passaggio sulla crisi bancaria, sull’allarme per i propri risparmi ma si soffermerà soprattutto sul lavoro. Nei giorni in cui il Governo si appresta a modificare la normativa sui voucher e la Consulta dovrà decidere l’ammissibilità del quesito referendario sull’articolo 18, Mattarella insisterà che la politica si dedichi all’emergenza occupazionale, soprattutto quella giovanile. Non ci sarà un riferimento polemico alle parole del ministro Poletti sui giovani ma le sue espressioni saranno così agli antipodi che sarà inevitabile leggerci una censura. Il ricordo delle giovani italiane scomparse all’estero per gli attentati di Parigi e Berlino – Valeria Solesin e Fabrizia Di Lorenzo - e di Giulio Regeni entrerà nel racconto di un’Italia sana così come il senso di rinascita che ha sentito tra i terremotati di Amatrice. Spaccati di realtà sui cui la politica deve mostrarsi meno distratta.

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