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L’obiettivo è una gestione più efficiente

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L'Analisi|IL COLOSSEO DIVENTA PARCO

L’obiettivo è una gestione più efficiente

Probabilmente l’istituzione del parco archeologico del Colosseo e di quello di Pompei potrà essere annoverata fra i record legislativi. Prevista dalla legge di bilancio, entrata in vigore il primo gennaio, è stata annunciata oggi e il relativo decreto sarà perfezionato al massimo - ha affermato il ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini - entro due giorni. Considerato il periodo festivo, è bastata poco meno di una settimana per dar corso alla riorganizzazione delle due aree archeologiche più importanti del Paese, che insieme richiamano quasi dieci milioni di visitatori l’anno. Segno che al ministero ci pensavano da tempo e che il mese di tempo concesso dalla manovra di fine anno per mettere a punto il decreto si è dimostrato eccessivo. Difficile vedere una simile velocità quando si tratta di attuare le leggi.

In effetti, la nascita dei due parchi archeologici era stata preparata da una serie di mosse compiute durante la messa a punto della riforma Franceschini del ministero e delle soprintendenze, realizzata nel segno dell’autonomia dei musei - ora si è a quota trenta istituti “indipendenti”, alla cui guida sono stati chiamati esperti selezionati con un bando internazionale - così da cercare di dare maggiore sprint alle attività di tutela e valorizzazione.

L’istituzione dei due nuovi parchi si inserisce, dunque, in questa scia. Un cambio di rotta che interessa, in particolare, il Colosseo, il Foro romano, il Palatino, la Domus Aurea e la Meta Sudans, che faranno parte del parco archeologico della capitale. Infatti, mentre per Pompei si tratta in buona sostanza di un cambio di denominazione - unito al fatto che una volta che l’attuale soprintendente, Massimo Osanna, terminerà l’incarico, si procederà anche lì a reclutare un direttore attraverso una selezione internazionale - per il parco archeologico del Colosseo si è trattato di riorganizzare la “vecchia” soprintendenza, separando, non senza le consuete polemiche, monumenti che prima facevano riferimento a un’unica gestione.

Considerato che le risorse assicurate dagli incassi di Colosseo e Fori non verranno a mancare al resto dei beni archeologici della capitale, perché il 30% di quegli introiti (circa 11 milioni) andrà comunque alla nuova soprintendenza orfana dell’Anfiteatro, l’operazione ha una sua logica: fare in modo che una parte così importante del patrimonio archeologico nazionale abbia un referente dedicato, in grado di studiare forme di tutela e valorizzazione ad hoc. Tanto più ora che il Colosseo è stato, grazie alla sponsorizzazione di Diego Della Valle, restituito al suo splendore e che ci sono ancora progetti, oltre a quelli finanziati da Tod’s, in procinto di essere avviati, come la copertura del resto dell’arena.

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