La sperimentazione della guida autonoma esce dai confini dei centri di Ricerca e Sviluppo ed entra nel mondo reale. Infatti, passa dai dati e dalle sensazioni che raccolgono ingegneri, tecnici e collaudatori all'analisi delle esperienze che vivono i normali automobilisti nel traffico quotidiano. In sintesi, è questo il senso dell'operazione Drive Me della Volvo che, partendo da questo periodo e sino al 2020, si articolerà a Goteborg e a Londra oltre che in Cina. L'obiettivo è quello d'acquisire dati sulle reazioni di guidatori e passeggeri quando entra in scena la guida autonoma per arrivare a sviluppare un sistema capace di garantire parametri di sicurezza allineati alla tradizione del marchio svedese, confort e familiarità con un dispositivo destinato a dare un bello scossone al tradizionale modo di utilizzare un'automobile.
La road-map sviluppata dalla Volvo punta a definire questa tecnologia in base al ruolo di chi guida e non viceversa. Quindi, pone al centro dell'attenzione il fattore umano che ultimamente è stato surclassato dalla fretta con cui alcuni costruttori intendono arrivare a commercializzare la prima auto a guida totalmente autonoma. Il processo definito dalla Volvo, per di più, prevede anche il diretto passaggio dall'attuale livello denominato 2, ovvero quello della guida semi-autonoma già proposto dal costruttore svedese e da altri marchi, a quello totalmente autonomo classificato come 4. In altri termini, da quello in cui chi guida deve sorvegliare ed è responsabile di quanto fa la vettura a quello in cui la guida è totalmente automatizzata ed è sotto la diretta responsabilità del costruttore. Una scelta dettata dal fatto che il cosiddetto 3, secondo Volvo, non definisce con chiarezza di chi è la responsabilità di quanto può fare un'auto.
L'operazione Drive Me prevede la progressiva realizzazione di oltre cento Xc90, inizialmente di livello 2, da affidare ad altrettante famiglie che circolano nella zona di Goteborg. In questa area è stato mappato in alta definizione multistrato un percorso di una cinquantina di chilometri, con hard-point destinati ad assicurare la precisione del calcolo della rotta. Come capiterà nelle altre zone dove approderà la sperimentazione di Drive Me, questo percorso è l'unico abilitato tramite un sistema cloud alla fase di sperimentazione di queste Xc90 - in pratica lo sconfinamento dale strade mappate comporta l'automnatico disattivazione del sistema - che sono affidate agli utilizzatori con un contratto di leasing che impone ai clienti-collaboratori solo il pagamento degli oneri fiscali previsti dalla legislazione svedese.
Le Xc90 Drive Me per muoversi nel flusso del traffico in maniera disinvolta, ma consapevole, utilizzano una rete formata da vari radar, un Lidar, diverse telecamere con sistemi autopulenti e i sensori di parcheggio che delinea un quadro completo di quanto accade e circola attorno a loro nonché per fermarsi e ripartire. Inoltre, nell'abitacolo ospitano sette telecamere per registrare le azioni e le reazioni dei guidatori e monitorare il comportamento dei passeggeri. Durante l'utilizzo della guida autonoma ogni movimento dell'auto e delle persone viene, così, registrato e catalogato per ottenere un feedback destinato a ottimizzare l'interazione fra uomo e macchina attraverso, per esempio, la rimappatura dei sistemi che gestiscono freni e sterzo o, ancora, la risposta di motore e cambio. L'analisi dei dati raccolti servirà, quindi, per evolvere e conformare l'intelligenza artificiale in modo che possa gestire la guida autonoma nella maniera più adatta a soddisfare sicurezza, confort e istintività d'utilizzo.
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