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Anche banche Usa nella rete delle cyberspie

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Anche banche Usa nella rete delle cyberspie

  • –Ivan Cimmarusti

Aveva le credenziali d’accesso dei sistemi informatici delle società statunitensi Bank Of America e American Express. User name e password erano “hackerate” dall’ingegnere nucleare Giulio Occhionero, assieme a quelle di altre banche italiane, tra le quali ByBank.it di Antonveneta, Cari Parma, Banca Popolare di Cividade e Unicredit.

Gli atti della Procura di Roma restituiscono retroscena da chiarire sui fratelli Occhionero, arrestati per accesso abusivo ai sistemi informatici e intercettazioni telematiche di politici, dirigenti dei servizi segreti, ministeri, banche, uomini d’affari e avvocati e notai. In un presunto «sistema» di raccolta illecita di dati «riservati» i fratelli Giulio e Francesca Maria Occhionero potrebbero aver gestito un business che avrebbe incoraggiato forme di speculazioni. Ipotesi che tuttavia trovano una sponda nella galassia di società offshore costituite dall’ingegnere nucleare che, allo stato, non è chiaro a cosa servissero. Di certo c’è che il procuratore capo Giuseppe Pignatone e il sostituto Eugenio Albamonte vogliono mettere le mani sulla mole di documenti trafugati. Negli atti si accenna a circa 345mila 120 file, ma in realtà potrebbero essere molto di più. È certo che Occhionero gestiva i sistemi informatici in modo magistrale, al punto che puntava ad avere un contratto da 160mila sterline con Deutsche Bank. Offerta simile gli era stata fatta anche da Hsbc e da Ubs. In una intercettazione con la sorella Francesca Maria afferma che «quando c’ha in mano il sistema informatico di Ubs o sei uno di quelli...non ti possono mandare via, perché gli si blocca tutto, guarda Falciani (Hervé, autore della nota “lista Falciani”, ndr)». Non è ancora chiaro in che modo la massoneria possa entrare nella vicenda, sta di fatto che in una telefonata intercettata Occhionero teme la presidente della commissione Antimafia Rosy Bindi, perché potrebbe decidere di «pubblicare gli elenchi della loggia». Il riferimento è all’audizione del prossimo 18 gennaio di Stefano Bisi, gran maestro del Grande Oriente d’Italia, cui potrebbe essere chiesto di depositare le liste dei 20mila iscritti. Particolare da chiarire riguarda anche una missiva che la madre dei due arrestati avrebbe dovuto «consegnare al Papa».

Intanto la Procura ha chiesto agli Usa di ottenere in tempi rapidi i due server denominati “Delta” e “Moscow”, custodi in Minnesota e Florida. Si sa che Occhionero era venuto in possesso di 1.936 chiavi di accesso. Le banche risultano essere il suo principale obiettivo: riesce a penetrare la difesa informatica di Bank Of America e di American Express. In Italia si impossessa di ben 29 chiavi d’accesso di Unicredit (19 sono Banca di Roma). Poi ci sono quattro username e password per accedere ad Alitalia, dieci in Poste e cinque in Trenitalia. Sul fronte istituzionale ne aveva una per la Camera, due del Senato, quattro dell’Agenzia dell’Entrate, mentre del ministero dell’Interno quattro e del ministero degli Esteri uno. La Farnesina torna più volte in questa vicenda. Gli investigatori hanno individuato un’ampia corrispondenza email «con tale Marco Matacotta» dall’indirizzo «acordella3@gmail.com»: si tratterebbe di Marco Matacotta Cordella, console generale d’Italia a Cordoba, in Argentina. Gli inquirenti stanno lavorando per ricostruire il tipo di rapporto che Occhionero ha col diplomatico italiano in Sud America, partendo da uno spunto: l’indirizzo di posta elettronica del ministero degli Esteri di Matacotta Cordella è presente nella lista di quelli che Occhionero intendeva controllare.

Le vittime del presunto hacker, però, sarebbero stati anche i professionisti: sono riportati collegamenti ai sistemi informatici riservati dei notai. In particolare risultano 29 indirizzi email del Consiglio nazionale del notariato (altri 14 di studi), uno dei quali di Cesare Felice Giuliani, presidente del Consiglio notarile di Roma.

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