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Cybersecurity, più poteri a Palazzo Chigi

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Cybersecurity, più poteri a Palazzo Chigi

  • –Marco Ludovico

Roma

La struttura anti-cyber di palazzo Chigi è ormai pronta. Entro febbraio sarà varato il Dpcm (decreto del presidente del consiglio dei ministri) istitutivo.

I poteri di controllo sono accentrati nel Dis (dipartimento informazioni e sicurezza). Un ruolo strategico è svolto dal Cirs (comitato interministeriale per la sicurezza della repubblica). E presto il Dis e l’Aise (l’agenzia informazioni e sicurezza esterna) avranno ognuno un nuovo vicedirettore: si affiancherà ai due attuali e avrà una delega ad hoc proprio sulla cybersecurity.

Ieri pomeriggio, nella prima audizione davanti al Copasir (comitato parlamentare per la sicurezza della repubblica), guidato da Giacomo Stucchi, Paolo Gentiloni annuncia la svolta sull’intelligence. Il presidente del Consiglio in mattinata aveva presieduto il Cisr.

Il comitato riunisce i ministri degli Affari esteri (Angelino Alfano), Interno (Marco Minniti), Difesa (Roberta Pinotti), Giustizia (Andrea Orlando), Economia (Pier Carlo Padoan) e Sviluppo economico (Carlo Calenda); segretario della riunione è il direttore del Dis, Alessandro Pansa. Gentiloni - finora ha tenuto per sè la delega sui servizi di informazione e sicurezza - per il varo del modello anti-cyber ha potuto avvalersi del lavoro svolto da Marco Minniti quando era autorità delegata con l’esecutivo guidato da Matteo Renzi. Prima dell’audizione al Copasir se ne è parlato proprio al Cisr.

L’impulso alla nascita di una struttura moderna e organizzata contro le minacce informatiche, del resto, era partita proprio da Renzi. Ma il progetto si era impantanato tra le polemiche sulla nomina del suo amico Marco Carrai. Al di là del nominativo, poi superato, il testo del Dpcm era stato già definito. Adesso è alle ultime battute. Ancora da decidere se il provvedimento sarà un insieme di norme correttive del decreto Monti del gennaio 2013 o un testo autonomo.

Il Dis, in ogni caso, diventa così la torre di controllo sulle minacce cyber. Un’azione già svolta in base ai protocolli di collaborazione con le cosiddette infrastrutture critiche. C’è un caso recente: al Dis, come alla Polizia Postale, arrivò la segnalazione dell’Enav di un’insidia informatica poi rivelatasi parte delle attività dell’ingegnere romano Giulio Occhionero finite nell’inchiesta della procura di Roma.

In tema di cyber l’Aisi (agenzia informazioni e sicurezza interna), diretto da Mario Parente, ha già un reparto specifico mentre l’Aise, condotto da Alberto Manenti, avrà dunque un vicedirettore ad hoc. Osserva Stucchi: dopo il decreto 2013 «in questo campo quattro anni sono un’era geologica. Gentiloni però ha la consapevolezza di dover intervenire. Noi siamo pronti a esaminare un’eventuale proposta del Governo». Nota Angelo Tofalo (M5S): «Siamo sulla strada giusta. Ma va fatto anche un investimento serio: occorrono almeno due miliardi di euro l’anno».

Il presidente del Consiglio al Copasir ha letto una relazione sulle minacce alla sicurezza dell’Italia. Per la Libia il premier ha parlato di situazione «delicata»: sabato scorso un’autobomba è esplosa a poca distanza dall’ambasciata italiana appena riaperta a Tripoli. Traballa il governo di Fayez al Serray. Ma Roma, per ora, intende rimanere interlocutore privilegiato dell’unico esecutivo riconosciuto dall’Onu.

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