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Dopo la Consulta lo scontro si sposta sulla data del voto

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L'Analisi|l’ANALISI

Dopo la Consulta lo scontro si sposta sulla data del voto

L'Italicum rivisto e corretto dalla Consulta è «di immediata applicazione». È quanto si legge nella nota di accompagnamento del verdetto pronunciato dalla Corte. Che questa possibilità si concretizzi in una rapida fine della legislatura, come vorrebbe Matteo Renzi ma anche Grillo e Salvini, però ce ne corre. Le resistenze ad andare al voto restano infatti fortissime e non solo da parte di quei partiti come Fi che hanno già ribadito la necessità di una riforma parlamentare della legge elettorale, per rendere omogenei i sistemi di Camera - dove si applica l’Italicum - e Senato, dove invece sopravvive il cosiddetto Consultellum.

Le resistenze ci sono anche all’interno delle stesse forze politiche a partire dal Pd, dove una parte consistente del partito vorrebbe lasciar proseguire il governo Gentiloni. La sentenza però ha lasciato nelle mani di Renzi e degli altri leader un asso fondamentale: i capilista bloccati. Rimane cioè nelle prerogative dei vertici dei partiti la scelta di una parte consistente degli aspiranti parlamentari.

Mettersi quindi di traverso al proprio leader oggi, ad esempio sulla data del voto, potrebbe quindi pregiudicare domani la riconferma alla Camera o al Senato. Anche la sopravvivenza delle candidature multiple per i capilista va nella stessa direzione, pur se bilanciata dalla decisione della Corte di dichiarare incostituzionale la possibilità del capolista di decidere per quale circoscrizione optare.

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