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Orlando: «Riforma penale indifferibile»

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all’inaugurazione dell’anno giudiziario in cassazione

Orlando: «Riforma penale indifferibile»

L’approvazione della riforma del penale, in calendario al Senato, è «indifferibile». È il richiamo del ministro della Giustizia, Andrea Orlando, alla cerimonia di apertura dell'anno giudiziario in Cassazione. I provvedimenti finora adottati per ridurre il ricorso al diritto penale, ha detto, «devono essere sostenuti da ulteriori misure sulla durata dei procedimenti». L’azione di riforma «proseguirà, ma si è già sensibilmente ridotto il peso di quelle patologie, cronicizzatesi nel corso di troppi anni», ha detto il ministro. «Dovevamo misurarci con tre emergenze - ha sottolineato -: il sovraffollamento carcerario, le carenze di personale, la mole dell'arretrato e i tempi della giustizia. Le abbiamo affrontate».

Finita l’emergenza carceri. ma il quadro non è roseo
«È cessata l'emergenza dovuta al sovraffollamento» delle carceri: i detenuti oggi sono 54.653 e si è registrato un incremento di 4.000 posti regolamentari», ha detto il ministro della Giustizia, anche se il quadro «non è ancora roseo» ed «esistono tuttora situazioni difficili. Occorre un cambio di mentalità, per potenziare la mediazione penale, l'esecuzione esterna e la messa alla prova».
Questa «è d’altronde la materia su cui esercitare la delega che il Parlamento è chiamato, mi auguro molto presto, a votare», ha aggiunto: «Il rischio di ripiombare in una nuova emergenza può essere messo alle nostre spalle in modo definitivo e strutturale soltanto ripensando il modello del sistema penitenziario secondo le indicazioni contenute nel disegno di riforma».

Metà delle prescrizioni durante le indagini
«La metà delle prescrizioni avviene nelle fase precedente al giudizio», cioè durante le indagini, il resto tra dibattimento di primo grado e appello. Ma anche qui la situazione è a macchia di leopardo: l'incidenza della prescrizione oscilla tra l'1 e il 21%, a seconda delle varie corti d'appello, più o meno “virtuose”: la maglia nera l'hanno due distretti dove si concentra la metà dei processi che vanno in fumo. Lo ha rilevato il ministro della Giustizia, evidenziando come sui numeri «molto incidono i comportamenti dei soggetti» e «le scelte organizzative». Il ministro ha anche fatto notare che «a distanza di più di un anno dalla sia entrata in vigore, ben poche corti e tribunali si siano dotati dell'Ufficio per il processo» nonostante l'assegnazione di «oltre 4mila tirocinanti».

Arretrato civile: dato migliore delle previsioni
Nel mese di giugno 2013 le cause civili pendenti erano circa 5.200.000, al 31 dicembre 2016 il totale, al netto dell'attività del giudice tutelare, è sceso a circa 3.800.000: un «dato migliore della previsione che avevamo formulato lo scorso anno», ha sottolineato il ministro elencando le cifre. «Ci sono più ragioni all'origine della diminuzione dell'arretrato. Ma è innegabile che i disincentivi alla intrapresa di liti temerarie abbiano concorso», ha osservato, smentendo invece la tesi di chi sostiene sia dovuto «principalmente alla crisi economica e all'aumento del contributo unificato». Il monitoraggio del ministero rivela che
le cause civili con più di tre anni nei tribunali italiani sono inferiori a 450 mila; 680 mila se si aggiungono le ultra-biennali in appello e le ultra-annuali in Cassazione. Erano quasi un milione nel 2013: in tre anni - ha osservato il Guardasigilli - la pendenza «si è ridotta del 25%, con un effetto positivo sul debito Pinto».

Progressi grazie al lavoro dei magistrati
I progressi nella diminuzione dell'arretrato civile, sono legati a «molteplici fattori», e uno «che non può essere sottaciuto: è il lavoro straordinario svolto dai magistrati», ha detto il ministro della Giustizia. Se nel 2013 occorrevano 888 giorni per dirimere una causa in appello, nel 2016 si è passati a 828 giorni; ancora più consistente è la diminuzione in primo grado con la durata degli affari trattati in Tribunale stimata oggi intorno ai 370 giorni, a fronte dei 547 del 2012. «È fondamentale però - ha sottolineato - che l'indice di smaltimento mantenga l'attuale andamento allo scopo di riportare definitivamente il sistema a un punto di equilibrio».

Nel triennio 1.100 nuovi magistrati
Sull’emergenza personale «abbiamo realizzato una netta e consistente inversione di tendenza» e «ne vado particolarmente orgoglioso», ha detto il Guardasigilli. Orlando ha anche ricordato che entro l'anno prossimo si potrà
contare su cinquemila nuovi lavoratori negli uffici giudiziari, inoltre «i magistrati entrati in questo triennio sono 1.100»

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