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Con il proporzionale primarie addio

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Con il proporzionale primarie addio

  • –Barbara Fiammeri

Fino a qualche settimana fa, le primarie erano uno degli argomenti ricorrenti del dibattito politico. Ma dopo la sentenza della Corte costituzionale, il vento delle primarie si è decisamente affievolito. Il responso della Consulta ha infatti consegnato una legge elettorale proporzionale con un premio di maggioranza, per chi raggiunge il 40%, che però - almeno stando ai sondaggi attuali - nessuno, né il Pd né i il M5s né il centrodestra unito, sarebbe in grado di ottenere. L’unica maggioranza possibile sarebbe infatti attraverso una larga coalizione. Ma se questa si realizzasse, non essendoci un vincitore, la scelta del premier sarebbe oggetto della trattativa tra i partiti, come avveniva ai tempi della prima Repubblica.

Questo non significa che le primarie non ci saranno. Matteo Salvini ancora ieri le rilanciava, perché - ha spiegato - «leader e programma vanno scelti dai cittadini». Ma più che la scelta del candidato premier, è probabile che le primarie si trasformeranno in un appuntamento della campagna elettorale. Una conclusione che vale sia qualora i candidati in lizza appartengano allo stesso partito, è il caso del Pd o del M5s, e a maggior ragione se si trattasse di primarie di coalizione come nel centrodestra.

Tornerebbe quindi forte il ruolo del Capo dello Stato, a cui la Costituzione affida la scelta del presidente del Consiglio. Un ruolo che negli anni del maggioritario, dal Mattarellum fino al Porcellum (e anche con l’Italicum, se fosse sopravvissuto), è stato invece quasi sempre notarile visto che in entrambi i 2 schieramenti, centrodestra e centrosinistra, l’indicazione del candidato premier era chiara. Sia perché effetto delle primarie, come avvenne per Prodi, che per la leadership indiscussa come nel caso di Berlusconi. Quando però le alleanze che sorreggevano il premier sono venute meno e si sono ricomposte con altre forze politiche, a pagarne il prezzo è stato proprio il presidente del Consiglio ( Prodi fu sostituito da D’Alema e Berlusconi prima da Dini e più di recente da Monti ) o l’aspirante premier, come nel caso di Bersani, desiganto dalle primarie e poi sostituito da Letta. Si è trattato però di eccezioni. Ora invece, se la legge elettorale non sarà modificata, tornerà ad essere la regola. Con buona pace di chi continua a parlare di primarie.

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