Imprenditore argentino di base a Buenos Aires, Monaco e Londra, fondatoredella società di investimenti Pegasus, attiva nei settori dell'agricoltura tecnologia e energie rinnovabili, Federico Castro Debernardi è anche un collezionista e fondatore della Fundacion Arte a Buenos Aires, nata nel 2014 e attiva con mostre dal 2016 e interamente finaziata da lui.
Da quando colleziona e perché?
Ho iniziato 12 anni fa. Durante i miei frequenti viaggi in Europa e negli Usa ho visitato i grandi musei come il Reina Sofia, il Prado e il Pompidou. Queste esperienze sono state illuminanti. Hanno lasciato un segno su di me in quanto momenti di introspezione e riflessione su me stesso. Ho pensato che avrei potuto provare le stesse sensazioni e la stessa ispirazione ogni giorno se avessi posseduto le opere. Alcune mostre sono state decisive per la mia attività di collezionista, come quella sul Dada al MoMA.
Qual è il focus della sua collezione?
Voglio rimanere aperto al dialogo tra le generazioni. Per varie ragioni: da un lato voglio rappresentare la storia dell'arte e quegli artisti che hanno avuto mostre e pubblicazioni e sono stati fonte di ispirazione per gli artisti giovani. Dall'altro voglio rappresentare la mia generazione. Una collezione di soli artisti affermati non sarebbe vivace, mentre una collezione di soli artisti giovani non avrebbe rilevanza storica. Quindi ho scelto di rappresentare quello che è stata la storia dell'arte e quello che lo sarà. Per il resto non faccio differenze di nazionalità, genere, mezzo espressivo. Non credo che dovremmo guardare all'arte attraverso questa segmentazione ed è importante soprattutto nell'era di Trump in cui la discriminazione è il tema del giorno. Dovremmo abbracciare tutto e non segregare.
Se, però, guardiamo un attimo all'Argentina, quali sono gli artisti che suggerirebbe di seguire e quali sono i loro prezzi?
È un ottimo momento per l'arte argentina, perché è stata isolata mentre il resto del mondo dell'arte ha vissuto la globalizzazione. Nessuno ha sentito parlare di arte argentina per ragioni politiche e di altra natura, ora c'è un'apertura. È un ottimo momento per guardare all'arte argentina e per noi per guardare al mondo.
Ci sono artisti storici molto interessanti che sono stati trascurati. Per esempio Xul Solar (1887-1963, di origini italiane, amico di Borges, ha esposto anche in Italia, ndr), che è stato attivo negli anni ’30-’40 e ’50 e ha dipinto con uno stile molto poetico e intimo, un po' come Paul Klee. È molto importante per l'arte latino-americana e sconosciuto in Europa. Si possono comprare sue opere eccezionali tra 40.000 e 80.000 $.
Molto importante è pure Rómulo Macció (1931-2016), che ha creato collage sullo stile di quelli di Rauschenberg ma lo ha fatto ancora prima di lui. Le sue opere possono arrivare a 100.000 $, mentre quelle di Rauschenberg a un milione.
Poi Antonio Berni (1905-1981), che si è concentrato sulla raffigurazione degli immigranti in Argentina e sul mescolarsi di europei e aborigeni durante le grandi ondate di immigrazione. È sottovalutato. Un suo ritratto di grandi dimensioni può partire da 40.000 $. In Argentina il suo mercato è forte, ma non nel resto del mondo. Le cose cambieranno, come sono cambiate per il Brasile durante gli anni della forza dei paesi del Bric, e artisti come Lygia Pape e Mira Schendel, che nessuno conosceva, sono passati alla ribalta. La stessa cosa potrebbe accadere molto presto per l'Argentina.
E gli artisti oggi attivi?
Nel contemporaneo un importante artista argentino è Adrian Villar Rojas (1980), già molto noto. È un esempio di artista a cui il mondo dell'arte ha concesso il suo posto nell'arte. Ma è un'eccezione. I suoi prezzi sono molto alti e possono partire da circa 60.000 $ per un'opera su carta. Ce ne sono molti altri altrettanto interessanti, come Hernan Soriano (1978) che costruisce modelli tridimensionali simili ai «Bichos» di Lygia Clark e li realizza con vecchie fotografie di famiglia. Sono lavori molto poetici che si relazionano con la storia dell'arte latino-americana, con la sua geometria, e si possono acquistare per 3.000 $.
Quant'è forte l'”infrastruttura” dell'arte in Argentina?
Il mercato è forte a livello locale. C'è una fiera che esiste da 25 anni, arteBA, ma si svolge a maggio, che è uno dei mesi più pieni per il mondo dell'arte nel resto del mondo, e nonostante ciò si continua a farla in quel periodo. C'è interesse per l'arte ma non si guarda al resto del mondo. Per le gallerie il business è difficile. Andare alle fiere è troppo caro, dovrebbero vendere per prezzi molto alti per recuperare le spese. Pensiamo, per esempio, che non ci sono gallerie argentine ad Art Basel, mentre ci sono gallerie messicane e brasiliane che hanno artisti internazionali. Le gallerie argentine, invece, si concentrano solo sugli argentini, ed è difficile essere attraenti se si mostrano solo artisti argentini perché il pubblico non li conosce. Le gallerie devono aprirsi anche agli artisti internazionali. Ci sono molti musei e anche collezionisti appassionati e di sostegno, molto istruiti, ma solo per quel che riguarda l'arte argentina. Al di fuori di questa, non conoscono niente e non frequentano le fiere internazionali. Questo è il motivo per cui secondo me è importante aprirsi. Concentrare la mia collezione solo sull'Argentina sarebbe fare qualcosa che è stato già fatto. La mia fondazione è il modo per veicolare questo messaggio.
Qual è il programma della sua fondazione?
Cerco di dar vita ad un programma che aiuti il dialogo tra arte argentina e internazionale sotto diversi punti di vista. In una stessa mostra mischiamo arte argentina e internazionale per creare un dialogo. Nessuno lo ha mai fatto prima in un contesto istituzionale, specialmente per le giovani generazioni. Per ogni artista argentino ce n'è uno internazionale.
L'altra cosa che facciamo è, per le inaugurazioni, far arrivare persone da tutto il mondo: curatori, artisti, collezionisti che vengono condotti alla scoperta della scena artistica locale. Queste stesse persone poi tornano nei loro paesi e ne parlano, e questo aiuta. Dopo l'ultima edizione di Art Basel Miami Beach sono arrivate persone importanti dalla Cina, dalla Francia, da Los Angeles.
Quest'anno lanceremo anche un programma per sostenere i curatori argentini che vogliono viaggiare nel mondo e viceversa, quelli internazionali che vogliono venire in Argentina per promuovere il dialogo accademico. Altrimenti è difficile per i curatori argentini trovare fondi per fnanziare progetti di ricerca.
E poi aiutiamo le istituzioni internazionali a conoscere ed acquistare arte argentina. Siamo sostenitori della Tate, MoMA, Guggenheim. Sosteniamo anche il padiglione argentino a Venezia.
Esempi di artisti argentini acquistati da queste istituzioni attraverso la fondazione?
La fondazione è ancora giovane, per cui non sono stati ancora finalizzati acquisti ma è quello a cui stiamo lavorando. Per la fondazione è più semplice aiutare gli artisti argentini a Venezia e Documenta, perché noi viaggiamo e conosciamo le persone, abbiamo relazioni con critici e curatori. Il governo no.
Ci sono dei trend o dei temi particolari che ritornano nell'arte argentina contemporanea?
Nella storia dell'arte argentina tra i temi che tornano c'è quello dell'ondata di immigrazione, soprattutto nella prima metà del Novecento. Nell'arte del dopoguerra ci sono gli artisti che dialogavano con i concretisti brasiliani come Lygia Clark, Lygia Pape e Mira Schendel. Quindi la geometria, la forma, un linguaggio simile a quello per cui il Brasile è noto.
Pensiamo ad artisti come Leon Ferrari, di cui si possono comprare opere su carta a partire da 10.000 $, anche se i prezzi possono salire molto ma non in modo vertiginoso, oppure al movimento Madí con l'uruguayano Carmelo Arden Quin. Anche nell'arte di oggi si trovano questi elementi derivati dal concretismo e dall'arte minimale. Oltre a questo aspetto molto forte si ritrova l'elemento storico. Per esempio Amalia Pica (5-6.000 $ per una fotografia, 20-30.000 $ per le opere scultoree incluse nelle sue performance) tematizza spesso il tema del colpo di stato degli anni 70 con un approccio molto contemporaneo.
Lei viene da una famiglia di collezionisti. In che modo la sua collezione si distingue dalla loro?
La mia famiglia ha collezionato in modo molto diverso da quello che si fa oggi. Volevano avere arte nelle loro case e vivere con essa. Mia madre e mia nonna, in particolare, hanno un background accademico, hanno studiato psicologia, e hanno collezionato opere in qualche modo in relazione con i loro studi. Al loro tempo c'era una grande quiete nel mercato, non c'erano consulenti dell'arte, era solo il loro interesse a guidarle. Era un modo molto semplice di collezionare rispetto a quello di oggi. Non c'erano cene, liste d'attesa, code, e tutta la follia di oggi. La mia collezione è più un riflesso di quello che collezionare significa oggi. Si compra più spesso, si vuole mostrare la collezione, si cerca il riconoscimento, si sostengono i musei… I collezionisti oggi sono molto visibili e ricercano questa visibilità. Rappresento la mia generazione.
Come sostiene il nuovo governo lo sviluppo dell'arte e com'è cambiato l'approccio rispetto al governo precedente?
Questo governo è molto consapevole del fatto che l'arte e la cultura sono importanti per chi vive qui, e per coloro che vogliono visitare il paese, per cui stanno facendo un grande lavoro per posizionare il paese sulla mappa. Per esempio pensiamo alla partnership con Art Basel. E questo accade in un momento in cui nel resto del mondo c'è un po' di sofferenza, mentre in Argentina è tutto nuovo, c'è entusiasmo. È cambiato molto rispetto a prima quando il governo precedente cercava di proteggere la cultura chiudendosi. Si rigettava l'idea di essere un player globale.
Come vede il futuro dell'arte argentina?
Spero che ci sarà un grande cambiamento, che il pubblico imparerà ad apprezzare la storia e entrerà in contatto con i giovani. Non solo all'interno ma anche all'esterno del paese, che l'arte argentina venga apprezzata a livello internazionale e l'arte internazionale arrivi in Argentina. Mescolare l'arte internazionale a quella argentina sarebbe una grande opportunità per le gallerie. È uno scambio in due direzioni, ed è quello che sto cercando di fare con la mia fondazione.
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