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Eni, la procura di Milano chiede il processo per Descalzi

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tangenti in Nigeria

Eni, la procura di Milano chiede il processo per Descalzi

(Marka)
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I pm di Milano Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro hanno chiesto il rinvio a giudizio per l'attuale amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, la stessa Eni e altre 10 persone nell'ambito del procedimento sul presunto pagamento di tangenti in Nigeria. L'ipotesi di reato contestata, a vario titolo, è corruzione internazionale.

Oltre a Descalzi, tra gli indagati per cui è stato chiesto il processo ci sono anche il suo predecessore alla guida dell'Eni, Paolo Scaroni, l’ex capo della divisione esplorazioni, Roberto Casula, l’ex vicepresidente di Eni Nigeria, Vincenzo Armanna, e i due mediatori Luigi Bisignani e Gianluca Di Nardo, oltre a cittadini stranieri considerati tra gli intermediari delle tangenti.

Le due società indagate sono Eni e Shell, in virtù della legge 231/2001 sulla responsabilità amministrativa degli enti. Sulla richiesta dei magistrati si dovrà pronunciare un Gup del tribunale di Milano.

«Attualmente - ha specificato Eni in una nota - non ci è stato notificato alcun provvedimento. Teniamo a ribadire la correttezza dell’operazione relativa all'acquisizione della licenza del blocco OPL 245, conclusa senza l'intervento di alcun intermediario, da Eni e Shell con il Governo nigeriano. Si ricorda che la Società, non appena è venuta a conoscenza dell'esistenza di una indagine avente ad oggetto la procedura di acquisizione del blocco OPL 245, ha incaricato uno studio legale americano, di rinomata esperienza internazionale, del tutto indipendente, di condurre le più ampie verifiche sulla correttezza e la regolarità della predetta procedura. Dall’approfondita indagine indipendente è emersa la regolarità della procedura di acquisizione del blocco OPL 245, avvenuta nel rispetto delle normative vigenti».

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