Salvatore Romeo è stato interrogato alla Procura della Repubblica di Roma. L’ex braccio destro di Virginia Raggi è stato sotto il torchio dei magistrati fino a tarda sera, per chiarire il motivo che lo ha spinto a gennaio 2016 a indicare beneficiaria di due polizze vita la sindaca M5S.
L’ipotesi di chi indaga è che le assicurazioni, pur non dando un vantaggio economico alla Raggi, sarebbero la dimostrazione di un rapporto stretto tra i due, suffragando così l’accusa che la nomina di Romeo, a capo segreteria politica, era stata studiata a tavolino per creargli un vantaggio patrimoniale. Per questo entrambi sono iscritti nel registro degli indagati con l’accusa di concorso in abuso d’ufficio. Si tratta della seconda accusa sulla sindaca pentastellata, già indagata di falso e concorso in abuso d’ufficio con Raffaele Marra, suo ex vice capo di gabinetto, per la nomina del fratello Renato alla direzione Turismo del Campidoglio. Ora la situazione per la prima cittadina si complica. Perché agli atti del procedimento risultano verbali di persone informate sui fatti, che hanno parlato di una presunta «epurazione» di quei dirigenti scomodi, quelli che l’estate scorsa si erano opposti alla procedura applicata per il nuovo contratto di Romeo. Uno dopo l’altro sono stati rimossi, demansionati o dimessi per presunti scontri col «raggio magico».
Un quadro della vicenda lo ha raccontato l’ex capo dell’avvocatura comunale Rodolfo Murra, in una lunga audizione svoltasi il 16 dicembre scorso. L’avvocato, a novembre scorso demansionato all’interno della stessa avvocatura, ha illustrato gli scontri che c’erano stati al Campidoglio per il nuovo contratto di Romeo, passato da uno stipendio di 39mila euro annui a 110mila, poi abbassati a 93mila dopo l’intervento di Anac. Murra ha chiarito di aver sconsigliato alla sindaca l’applicazione dell’articolo 90 del Tuel, in quanto non risultava applicabile al caso di Romeo. Del suo stesso parere erano stati Laura Benente, ex capo dipartimento Risorse umane, Carla Raineri, ex capo di gabinetto, e Marcello Minenna, ex assessore al Bilancio. Tutti sono messi a tacere, e il 9 agosto, quando la Benente era in ferie, la Raggi e Romeo hanno fatto preparare la delibera di nomina a Gianluca Viggiano, sottoposto della Benente e intimo amico di Raffaele Marra. A settembre, poi, sarebbero state mosse le pedine: la Benente è stata rimandata al suo ufficio di provenienza, l’Inps di Cuneo; Raineri e Minenna hanno rassegnato le dimissioni per contrasti col «raggio magico»; l’avvocato Murra è stato demansionato da capo dell’avvocatura (posto di fascia V) ad avvocato capo settore (posto di IV fascia). Probabilmente un caso, ma sul quale la Procura sta cercando di fare chiarezza. Anche perché nella successiva ordinanza 95 del 9 novembre la Raggi dispone di confermare Viggiano nel suo ruolo alla direzione Risorse umane, nominando capo di quel dipartimento Raffaele Marra, oltre a disporre l’assunzione di Renato Marra alla direzione Turismo. Stando al sindacato dei dirigenti Dircom «la conclusione della procedura in argomento, nell’ambito della quale il dottor Raffaele Marra sembra aver svolto un ruolo assolutamente centrale ai fini della determinazione dei relativi esiti (...) ha determinato risultati assolutamente singolari mai registrati in precedenza nella pur lunghissima storia del Comune di Roma». L’indagine, dunque, potrebbe svelare scenari ancora tutti da chiarire. C’è da dire che nel suo verbale d’interrogatorio Romeo s’è difeso, negando che le polizze con beneficiaria la Raggi avessero un particolare obiettivo e che non c’era stato alcun abuso d’ufficio nella sua nomina.
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