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La guerriglia dei renziani a Padoan con lo slogan «spuntato» delle…

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La guerriglia dei renziani a Padoan con lo slogan «spuntato» delle tasse

Pier Carlo Padoan ministro dell’economia e delle finanze. (Ansa)
Pier Carlo Padoan ministro dell’economia e delle finanze. (Ansa)

L’attacco dei deputati renziani contro le “nuove tasse” messe nella manovrina da Padoan, rompe una tregua.
È il primo gesto di guerriglia al Governo Gentiloni piantando uno slogan che, peraltro, non ha portato grandi risultati a Renzi. Se è vero che ha abbassato le tasse è pure vero che ha perso il referendum e le amministrative non sono andate bene.

Ma è davvero efficace lo slogan che i renziani hanno piantato sul tavolo di Gentiloni e Padoan? “No a nuove tasse”, è la sintesi del testo firmato da trentasei parlamentari in vista della manovrina chiesta dall’Europa perché - dicono - Renzi le ha tolte e non si fa marcia indietro. Eppure l’effetto della politica seguita per tre leggi di stabilità dall’ex premier non è stato quello sperato. Le due tornate di amministrative degli ultimi due anni non sono andate bene e il referendum di dicembre è stato perso nonostante gli sforzi sul fronte fiscale. Non ha portato bene l’eliminazione della tassa sulla casa, che doveva agevolare la vittoria nelle città nel giugno 2016, né le misure inserite nell’ultima legge di stabilità che non hanno gonfiato le vele alla sfida referendaria. Alla fine delle corse elettorali, il Governo Gentiloni e il ministro Padoan si ritrovano – invece – a dover trattare con la Commissione Ue che chiede una correzione sui conti dopo un largo uso della flessibilità.

È evidente che l’intenzione del leader Pd e dei suoi fedelissimi è quello di rompere una tregua. E cominciare a distinguersi dal Governo piantando una bandiera che è un grande classico della politica italiana, quello del “basta tasse”. Una posizione ideologica che ha funzionato nei tempi della Lega e di Berlusconi ma che via via ha perso smalto per ragioni evidenti. E, cioè, che c’è stato negli anni un costante andirivieni di alcune imposte, che prima sparivano e poi tornavano, e di un’eterna promessa mai realizzata che è quella del taglio delle aliquote Irpef. Sembra, insomma, che la promessa fiscale non sia più così efficace perché è diventata poco credibile alla luce delle ondate di rigore europeo che hanno seguito periodi di campagne elettorali.

Raccontano che ieri ci sia stato un confronto telefonico tra Renzi e Padoan, che il leader Pd abbia invitato il ministro alla direzione Pd di lunedì e che abbia chiesto al Governo di trattare ancora con Bruxelles e di arrivare alle misure richieste usando altre leve. Il “non detto” è che l’Italia rischia una procedura d’infrazione. Tra l’altro, come faceva notare il presidente della Commissione Bilancio al Senato, Giorgio Tonini, il mix scelto dal Governo (accise, tagli di spesa e recupero dall’evasione) coglie un punto dirimente: quello di non provocare effetti recessivi. Insomma, un intervento realistico di contenimento del danno anche se sguarnito da una carica “popolare” che è quella che cerca Renzi.

Ma soprattutto, il vero cortocircuito potrà nascere se e quando si tratterà di ridiscutere l’impianto di un’Europa a due velocità, come annunciato da Angela Merkel. Se è vero che si arriverà a una ridefinizione del perimetro diventerà molto scomodo farlo da una posizione che sta flirtando sempre più con l’euroscetticismo. Un tema di cui si discuterà oggi all’iniziativa “Forza Europa” organizzata a Milano da Emma Bonino e Benedetto Della Vedova a cui parteciperanno esponenti politici di varie aree. Ecco, Renzi oltre lo slogan anti-austerity, cos’altro ha da dire?

È evidente che l’atto ostile lanciato dal leader Pd è dettato dal nervosismo, dalla trappola temporale che chiude le finestre del voto subito e dalle manovre sul congresso. Ma gli slogan nati sulle tensioni di oggi possono compromettere le battaglie importanti di domani.

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