ROMA
Un colpo al cerchio: «Ci sono problemi, come ubicazione, composizione, suolo, idrogeologia, però li risolveremo». E uno alla botte: «Se si dovesse fare, sarà uno stadio fatto con criteri che da queste parti non hanno mai visto e se ne dovrà occupare un costruttore, non un palazzinaro. Sentiremo la popolazione interessata e insieme a loro costruiremo una cosa straordinaria». Beppe Grillo, arrivato domenica sera nella capitale con Davide Casaleggio, riassume così la linea “costruttiva” sull’arena della Roma, che contempla ancora tutte le ipotesi, compresa quella di strade alternative.
L’impasse è stata al centro ieri di un vertice in Campidoglio dei due leader con la sindaca Virginia Raggi, il vicesindaco Luca Bergamo, la presidente della commissione capitolina Urbanistica, Donatella Iorio, i deputati Alfonso Bonafede e Riccardo Fraccaro del gruppo di supporto agli enti locali ormai di stanza nella capitale, e l’avvocato genovese Luca Lanzalone, che sta seguendo il dossier (nel mirino del Pd, che chiede lumi su suo incarico e compenso). Grandi assenti gli altri consiglieri M5S, compreso il presidente dell’assemblea Marcello De Vito: sono almeno una decina, dei 29 totali, a premere per l’annullamento della delibera di pubblica utilità varata dall’ex sindaco Marino nel 2014. Come buona parte degli attivisti: quelli del Tavolo urbanistica, guidati da Francesco Sanvitto, consegneranno oggi una lettera a Raggi, corredata dalla bozza di delibera di annullamento. Per ripartire da capo «senza speculazioni». Già dalla selezione dei partecipanti alla riunione, però, si comprende l’aria che tira: Grillo e Casaleggio non vogliono chiudere prematuramente la partita stadio, che vale due miliardi, interamente privati (di cui 440 milioni per le opere pubbliche) e 840 milioni di vantaggi in termini di fiscalità per il comune.
Dopo il no alle Olimpiadi, il M5S vuole lanciare un segnale diverso. Il problema sono i tempi. La conferenza dei servizi scade il 3 marzo. L’As Roma e il costruttore Luca Parnasi escludono per ora di chiedere una nuova proroga: vogliono che il comune, che rivedranno domani, scopra le carte. Pende il loro ricorso al Tar contro il parere della soprintendente Margherita Eichberg (nel mirino sui social, perché è la sorella di un dirigente della Lazio) con la richiesta di vincolo sull’area di Tor Di Valle. Il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini precisa: «Le soprintendenze sono autonome. Ma la decisione finale potrà essere portata in Cdm». La giunta studia i pareri legali (ultimo, quello dell’Avvocatura capitolina). Grillo raccomanda a Raggi: «Decidete in autonomia ignorando le pressioni esterne». Chi si aspettava che il leader ripescasse le parole del blog diramate nel 2014 («Con la scusa di costruire uno stadio, si costruisce un intero quartiere») è rimasto deluso. Così come chi sperava in un cambio di rotta sul sostegno a Raggi, indagata per abuso d’ufficio e falso per la nomina di Renato Marra, fratello del fedelissimo Raffaele ora in carcere, e per concorso in abuso d’ufficio per quella del suo ex capo staff Salvatore Romeo, che l’ha trascinata nell’odissea polizze. «Virginia, sei una roccia: Roma sta rinascendo», incoraggia Grillo. Che invoca il voto a giugno e ironizza su Matteo Renzi che «rifonda la Dc»: «Il Paese ha bisogno di un tuo aiuto prima di sprofondare nell’abisso». È toccato a Casaleggio, invece, incontrare un gruppo ristretto di parlamentari sul programma. Malumori tra gli esclusi, complice l’ansia da ricandidatura.
Sul fronte giudiziario, Romeo ha depositato una memoria difensiva in procura in cui afferma che il suo contratto (ad agosto era passato da uno stipendio di 39mila euro a 110mila) è stato siglato nel pieno rispetto del Tuel. Spiega il suo avvocato, Riccardo Luponio: «Ci sono precedenti, come Antonio Lucarelli con Alemanno, Mattia Stella e Silvia Decina con Marino, Roberto Giachetti con Rutelli».
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