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Tutti i tentativi di arrivare a Matteo e al Pd

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Tutti i tentativi di arrivare a Matteo e al Pd

ROMA - Tentativi espliciti, opachi o maldestri di arrivare ad un obiettivo: entrare in contatto con l’ex premier Matteo Renzi per cercare di avere agevolazioni nella maxi gara Fm4 da 2,7 miliardi della Consip - per cui poi sarebbe stata pagata una mazzetta da 100mila euro al funzionario Marco Gasparri. Sarebbe stata questa l’intenzione dell’imprenditore napoletano Alfredo Romeo, finito in custodia cautelare in carcere con l’accusa di corruzione. Il fine ultimo era quello di riabilitare il proprio nome dopo un’altra inchiesta da cui era stato assolto ed entrare così nei meccanismi dei futuri appalti. I tentativi tuttavia si sono rivelati inutili.

Le carte dell’inchiesta ricostruiscono il quadro dei movimenti e delle richieste dell’imprenditore Romeo, di Carlo Russo (indagato per traffico illecito di influenze), di Tiziano Renzi (padre di Matteo, accusato di traffico illecito di influenze) e dell’ex parlamentare di An Italo Bocchino (indagato per traffico illecito di influenze). Considerando la data, si tratta di un documento, va detto, che in parte potrebbe essere superato dalle più aggiornate indagini della procura di Roma e di Napoli, ma può servire a capire meglio l’inchiesta.

«Il Principe» Matteo

Romeo nel febbraio 2015 ci prova tramite Alfredo Mazzei, commercialista e esponente del Pd di Napoli. Il quale, evidentemente, non si sottrae ma prende tempo. Si legge che «Mazzei indica di aver parlato con Matteo e Lotti, e di avergli lasciato degli appunti non meglio precisati, in numero di due copie. Mazzei rimane d’accordo con Alfredo Romeo che l’indomani a Roma chiederà se sono intenzionati a prendere contatti con lui...per avere chiarimenti su alcune persone da cui sarebbe stato avvicinato». Lo stesso Mazzei ha dichiarato di essere stato il fautore del finanziamento da 60mila euro da parte di Romeo alla fondazione Big bang (poi diventata Open) presieduta da Alberto Bianchi, per finanziare la campagna alle primarie di Matteo Renzi. Inoltre, dice in un interrogatorio, che «Romeo conoscendo i miei rapporti con Matteo, Luca Lotti e Maria Elena Boschi, mi ha sempre chiesto di poter conoscere qualcuno...,ma io tengo ben distinti il ruolo politico da quello imprenditoriale». Viene peraltro ricordato che Matteo Renzi definì «inopportuno» il finanziamento, e non risulterebbero agli inquirenti favori ottenuti per questo dall’azienda di Romeo. Romeo riprova con Mazzei, quando il premier era in visita a Napoli, chiedendo se il “Principe” (appellativo con cui i due sono soliti chiamare Matteo Renzi) fosse disponibile, ma lui gli comunica di averlo visto al San Carlo «e che sta cotto completamente».

Presunti contatti con D’Alema

Alfredo Romeo cerca sponde tra le varie correnti del Partito democratico e risulta in contatto anche con la minoranza che fa capo a Massimo D’Alema. In una conversazione Carlo Russo teme che i suoi contatti con il “Giglio Magico” possano creare imbarazzo: «non ci possiamo permettere che poi in mezzo il Pd ci attacchi». Romeo ribatte che «nel mio caso il Pd non attacca...io nasco nel Pd ragazzo...con D’Alema ci parlo...D’Alema a me non attacca».

Gli incontri con Tiziano

Si legge negli atti che Romeo cerca il modo migliore per pagare il cosiddetto faccendiere Carlo Russo con 100mila euro nette all’anno, chiedendosi se farlo tramite una società di Dubai o una londinese, o se utilizzare fittizie consulenze nel settore alberghiero. E intanto gli inquirenti ritengono che ci sia stata «una dazione di denaro in contante che il Romeo ha sicuramente effettuato in favore del Tiziano Renzi». Romeo poi chiede a Russo se «il dottore ha apprezzato l’atto». I due parlano ancora e chiede di mangiare insieme una cosa a Firenze. Si fa riferimento ad un triangolo da “agganciare”, composto da Tiziano Renzi, Luigi Marroni e Luca Lotti. Secondo gli inquirenti ci sarebbe stato un rapporto certo tra Romeo e Tiziano Renzi, che invece nega di essere entrato in contatto con l’imprenditore napoletano. Una conversazione ritenuta centrale nella ricostruzione della vicenda spiegherebbe perché: Romeo parla con Francesco Ruscigno (finito in carcere nell’inchiesta madre di Napoli) e afferma: «Renzi l’ultima volta che l’ho incontrato...».

L’intervento di Bocchino

Poi viene coinvolto anche Italo Bocchino. A lui Romeo dice che Russo gli avrebbe promesso di «vedersela con lui e il padre», verosimilmente Tiziano e Matteo. Bocchino gli suggerisce di «andare a Firenze una volta...una volta al mese vai a casa sua», e lo invita a pagare Russo a risultato acquisito.

All’ex parlamentare di An Romeo riferisce una conversazione avuta con Russo, in cui presumibilmente si fa riferimento a Tiziano Renzi e al fatto che quest’ultimo avrebbe parlato con il figlio Matteo. «Agg parlat io con Matteo...», avrebbe detto Russo riferendosi alle parole di Tiziano. «Ha detto che quello che viene al primo posto è che lei...fa le cose fatte bene, non parla, questo è stato valutato». Spiegano carabinieri e finanzieri che «Romeo ha sempre cercato di conoscere Renzi Matteo senza riuscirvi».

Romeo, dal carcere di Regina Coeli, si dichiara «vittima di una strumentalizzazione legata ad una aspra contesa di natura politica». E intanto il difensore di Tiziano Renzi, l’avvocato Federico Bagattini, svolgerà indagini difensive, nel cui ambito ascolterà l’ad di Consip Luigi Marroni.

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