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Lotti, Mdp non voterà con M5S. Di Maio: «Renzi non…

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In parlamento

Lotti, Mdp non voterà con M5S. Di Maio: «Renzi non poteva non sapere»

Da una parte il Movimento 5 stelle non molla la presa. Con Luigi Di Maio che torna ad attaccare sul caso Consip e questa volta se la prende direttamente con Matteo Renzi e non più solo con suo padre Tiziano, indagato con l’ipotesi di traffico illecito d’influenze, e con il ministro per lo Sport ed ex braccio destro di Renzi a Palazzo Chigi Luca Lotti, indagato con l’ipotesi di rivelazione di atti d’ufficio: «Siamo al ministro rivelatore delle indagini. È ora che il giglio magico si tenga lontano dalle istituzioni - dice Di Maio - . Renzi non minimizzi questa torbida storia di tangenti. Siamo all’ennesimo scandalo, 25 anni dopo Tangentopoli. Renzi non poteva non sapere». Dall’altra si decide già oggi, con la Capigruppo convocata dal presidente del Senato Pietro Grasso, il destino della mozione di sfiducia personale contro Lotti presentata appunto dai grillini.

Dai vertici del Pd a Palazzo Madama spira aria di tranquillità: Forza Italia ha ribadito anche ieri che non voterà la mozione di sfiducia contro il ministro («mai votate le mozioni di sfiducia individuale», dicono i capigruppo Renato Brunetta e Paolo Romani per una volta in accordo tra di loro); quanto al nuovo gruppo dei fuoriusciti bersaniani, il Movimento democratici progressisti, la capogruppo Cecilia Guerra ha annunciato ieri che non voterà la mozione dei Cinque Stelle, semmai ne presenterà una propria(la decisione oggi, prima della capigruppo). Insomma, i bersaniani ci tengono a marcare la loro “diversità” dal Pd, ma ci tengono anche a non dare una mano ai grillini per la spallata al governo Gentiloni. «Noi siamo garantisti - spiega il senatore del Mdp Federico Fornaro -. Tuttavia va distinto il piano giuridico da quello dell’opportunità politica, e secondo noi ci sono tutti gli elementi perché Lotti faccia un passo indietro. Abbiamo mandato a casa la ministra dello Sport del governo Letta Josefa Idem per una questione ben più irrilevante, e lo stesso Renzi ha accompagnato alla porta il ministro per le Infrastrutture Maurizio Lupi per una questione che riguardava uno dei suoi figli e per la quale non era neanche indagato. Siamo contrari ai due pesi e alle due misure».

Polemiche a parte, tutto fa pensare che quando si arriverà alla votazione della mozione di sfiducia non ci saranno problemi per la maggioranza: per questo il Pd non si oppone, come pure avrebbe potuto fare dal momento che in Capigruppo si decide a maggioranza, alla calendarizzazione della mozione. Ma senza patemi d’animo, e senza stravolgere il calendario, che questa settimana tra Ddl povertà e informativa del premier sull’Europa a Palazzo Madama è già pieno. Se ne riparla dunque la prossima settimana, o forse anche oltre. «Sarebbe utile - si spiega - avere un quadro più preciso sul fronte delle indagini».

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