Si dice «preoccupato» del fallimento della stagione di riscatto di Casal di Principe. Preoccupato per la chiusura, sia pur temporanea, del posto di polizia, avamposto della squadra mobile di Caserta, sebbene sia positivamente colpito (fiducioso) dopo le garanzie offerte dal ministro Minniti e dal capo della polizia Gabrielli nell'incontro a Roma. Parla della difficile lotta alla camorra dei casalesi, quella ingaggiata con il ben noto “Piano Caserta”. E teme di dover registrare “un fallimento”.
Renato Natale, 67 anni, medico: dal 2014 è sindaco di Casal di Principe, uomo di sinistra che guida una giunta composta da sole liste civiche di estrazione trasversale. Natale, che aveva già occupato la poltrona di sindaco anni fa, è diventato il simbolo di un tentativo di riscatto del paese, uno dei più inquinati dalla camorra.
«Dapprincipio, nel 2008 - racconta - in un edificio confiscato ai casalesi, era stato insediato il presidio voluto dall'ex capo della polizia, Manganelli, con una dotazione di una ventina di uomini. Questi hanno dato un forte contributo alla cattura di latitanti del calibro di Antonio Iovine e di Michele Zagaria».
Nel 2015 però comincia una nuova fase. Il sindaco medico racconta che, sempre nel 2015, la competenza a occuparsi dell'edificio confiscato che ospita il presidio è stato trasferito dal Comune al ministero dell'Interno. «Questo passaggio di mano - spiega - ha comportato un innalzamento degli standard di sicurezza e nuove leggi hanno imposto un adeguamento antisismico della struttura». È per questo che oggi si prevede la chiusura “provvisoria”. Ha apprezzato il programma di istituire un Commissariato di pubblica sicurezza” ma teme i tempi lunghi dei lavori e della burocrazia.
Ma questa è solo l'ultima di una lunga serie di battaglie “impossibili”. «Per combattere la camorra - riflette il sindaco coraggio - era chiaro sin dapprincipio che avremmo dovuto agire sul piano della repressione e, allo stesso tempo, proporre occasioni di una vita normale. Insomma, dopo il modello “Caserta 1” che si basava su mezzi repressivi di tipo straordinario avremmo voluto “Caserta due”, per la ricostruzione di comunità che hanno subito 30 anni di dominio criminale, anche in questo caso con una straordinaria mobilitazione di mezzi e risorse». Ma si lavora senza strumenti e senza risorse.
La città conta 22mila abitanti, e dispone di soli cinque vigili urbani (a fronte di un fabbisogno di almeno 22), senza comandante poiché finora non è stato possibile fare il concorso, dopo che l'ultimo è andato in pensione. In Comune - snocciola dati Renato Natale - abbiamo 43 dipendenti in carica (a fronte di 120 in pianta organica), un solo addetto agli affari generali. «Con questa dotazione - si domanda - come posso fare controllo antiabusivismo, in un paese costruito abusivamente? Dovrei demolire 240 edifici, ma con quali uomini e quali fondi? Dovrei analizzare decine e decine di domande di concessione edilizia, presentate dopo aver convinto i cittadini che era giusto chiedere l'autorizzazione, ma chi le esamina?».
E poi ancora l'uomo simbolo di Casale allunga l'elenco: «Aspettiamo da tre anni l'avvio dei lavori della scuola materna, ma ancora non è stato possibile fare la gara per mille intralci burocratici che rischiano di farci perdere 2,5 milioni. Così per la rete idrica, ci sarebbero altri 2milioni e mezzo, ma non riusciamo ancora ad avere il decreto di finanziamento». Intanto, a Casal di Principe un terzo della popolazione non è servito da rete idrica e altrettanto non ha illuminazione stradale.
Nulla di buono, allora, dopo quasi tre anni di Piano Caserta e amministrazione virtuosa? «Avrei molto da dire - riflette ancora il sindaco - abbiamo istituito un servizio di spazzamento laddove da 40 anni non c'era. Abbiamo raggiunto il 54% di raccolta differenziata. Con gli oneri di urbanizzazione abbiamo fatto manutenzione delle scuole. Abbiamo un esercito di volontari e di lsu che dà l'anima per cambiare il Paese«. Sembra rincuorarsi ma poi ritorna realista. «Una primavera c'è stata, ma non ci vuole proprio niente perché si ritorni sotto il giogo».
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