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Renzi attacca Emiliano e rilancia il Mattarellum

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Renzi attacca Emiliano e rilancia il Mattarellum

  • –Emilia Patta

ROMA

No all’aumento dell’Iva e no a interventi complessivi sul cuneo fiscale, che non funzionano e che sono dispersivi. Difesa della vocazione maggioritaria del Pd anche in epoca di venti proporzionalisti. E attacco ad uno dei suoi competitor per le primarie del 30 marzo, Michele Emiliano: «Le parole sui vaccini di Emiliano mi hanno fatto male: non è stato chiaro sull’obbligo. Non giochiamo sulla pelle della gente. Litighiamo su tanti argomenti, ma sui vaccini per aver un voto in più si perde la faccia e la dignità del Pd».

A due giorni dall’appuntamento al Lingotto di Torino che aprirà la corsa congressuale, Matteo Renzi torna in tv e tenta di scrollarsi di dosso le ombre dell’indagine giudiziaria sulla Consip che ha coinvolto suo padre Tiziano (si veda l’articolo in pagina) rilanciando da un lato sull’azione di governo e dall’altro sulla sfida per la leadership del partito. Parlando del tema del cuneo fiscale - come spieghiamo nel dettaglio a pagina 3 - Renzi vuole dare il segnale che da Largo del Nazareno sarà lui l’interlocutore principale del governo per le scelte dei prossimi mesi. In una sorta di novella dialettica partito-governo che fa tornare in mente la Prima Repubblica. Dal momento che l’ipotesi elezioni anticipate è ormai sfumata, è con i risultati del governo Gentiloni sostenuto dal Pd che ci si ripresenterà davanti agli elettori. «Il governo durerà fino al 2018? L’abbiamo già detto in tutte le salse: l’importante è che si facciano le cose. E la battaglia europea sarà importantissima - dice nel salotto di Bruno Vespa -. Con Gentiloni c’è pieno accordo e tutti siamo impegnati a sostenerlo. Giochiamo con la stessa maglia, nella stessa squadra di governo: l’importante è fare gol». Quanto alla vocazione maggioritaria, quando si scende nel dettaglio della legge elettorale appare più come un programma per la prossima legislatura. «Io spero che si possa evitare il proporzionale. Il Mattarellum non si riesce? Lo dice lei. Se il Parlamento avesse coraggio lo voterebbe, perché lo abbiamo già provato e ha funzionato. E poi con il collegio uninominale c’è la possibilità di scegliere il candidato». E le alleanze? «Se ti candidi devi aspirare ad avere la maggioranza, parlare di alleanze è sbagliato. Se poi servirà, vedremo in Parlamento».

Sempre che, naturalmente, Renzi riuscirà a confermare i pronostici e a riconquistare la guida del Pd. L’affluenza ai gazebo nelle primarie aperte - il campo forte di Renzi - è stimata al momento bassa: un milione e mezzo. Mentre nel partito la candidatura di Andrea Orlando si sta rafforzando: con lui si sono schierati anche alcuni prodiani doc come Sandra Zampa e Giulio Santagata (lo stesso Romano Prodi, che comunque non dovrebbe schierarsi, ha incontrato la scorsa settimana Orlando). Ed è certamente dispiaciuta a Renzi la scelta neutrale di Walter Veltroni, che pure all’assemblea del 18 febbraio aveva steso il suo manto protettivo su Renzi contro gli scissionisti: non sarà al Lingotto e non si schiererà. Intanto a Napoli è stallo sul caso tessere: ieri è arrivata la bocciatura del tesseramento a livello provinciale da parte della commissione per il congresso, dal momento che non ci sarebbero le condizioni per approvare l’anagrafe degli iscritti. Il Pd di Napoli rischia così di non avere alcun delegato al congresso nazionale.

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