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Mafia Capitale, Buzzi: «Se denunci la politica sei finito»

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in teleconferenza dal carcere di Tolmezzo

Mafia Capitale, Buzzi: «Se denunci la politica sei finito»

Salvatore Buzzi
Salvatore Buzzi

«Io non potevo denunciare: a Roma un’imprenditore che denuncia la politica non lavora più, può pure andare in pensione». Lo ha detto Salvatore Buzzi durante il suo esame nell’aula bunker di Rebibbia nel corso del processo a Mafia Capitale, sottolineando di aver avviato un percorso «di cambiamento di vita radicale». Il ras delle cooperative ha ricostruito la vicenda della gara per la manutenzione del cimitero del Verano, vinta dalla sua cooperativa ma poi assegnata ad altri, e della richiesta di una tangente da 100mila euro da parte dell'allora ad di Ama Franco Panzironi.

Nero su bianco la vicenda nel dicembre 2009
Buzzi ha raccontato di aver messo nero su bianco tutta la vicenda già a dicembre del 2009, inviando un documento al suo avvocato, che è stato oggi acquisito dalla Corte, ma di non aver denunciato all'epoca perché altrimenti non avrebbe più lavorato. «Non è che denunci Panzironi - ha detto - e poi quelli di sinistra ti fanno lavorare. Quelli dicono 'questo ha denunciato Panzironi e poi denuncia pure noi, non è credibile. Un'imprenditore che denuncia la politica è finito. Il sistema funziona così».

Mai conosciuto Gabrielli
«Non ho mai conosciuto Franco Gabrielli», ha precisato da Salvatore Buzzi in apertura dell'udienza a Mafia Capitale, che lo vede tra i principali imputati. Parlando in teleconferenza dal carcere di Tolmezzo, il ras delle Coop romane ha affermato di non «avere mai detto di avere parlato con Gabrielli. Mi sono limitato a dire di avere parlato di lui con Luca Odevaine». Buzzi ha invece ribadito di avere dato un totale di 24mila e 700 euro a Goffredo Bettini «quando era candidato per le europee. Questa cosa la ribadisco con forza».

Il legale, il saluto romano? Un gesto a un amico
Giosué Bruno Naso, legale tra gli altri di Massimo Carminati, è intervenuto questa mattina ai microfoni di Radio Cusano Campus, sul saluto romano di Carminati in tribunale. «Se dobbiamo essere seri, dovremmo chiuderla qui con il riferimento a questa storia del saluto romano, del saluto fascista», ha detto, sottolineando che il gesto di Carminati, «è un gesto ovviamente di saluto e di esultanza all’amico Brugia, che a sua volta, prima di lui, lo aveva salutato».

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