A dispetto di una serie di rivolte e proteste - l’ultima del sindaco di Cologno Monzese, Angelo Rocchi - dall’inizio dell’anno i Comuni hanno offerto seimila posti in più per accogliere migranti. «Circa 200 sindaci si sono fatti avanti in centri urbani dove finora non c’era nemmeno uno straniero» ha spiegato giovedì alla commissione parlamentare d’inchiesta presieduta da Federico Gelli il prefetto Gerarda Pantalone, capo del dipartimento Libertà civili del ministero dell’Interno. «Altri 200 hanno chiesto di trasformare la prima accoglienza in Sprar», il sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, di livello più qualificato. E ancora: «Sessanta sindaci hanno detto comunque ai rispettivi prefetti di provvedere» all’ospitalità degli stranieri e «altri 30 Comuni vogliono ampliare l’accoglienza già in atto».
Secondo il capo dipartimento del Viminale già queste prime indicazioni producono una stima di «6mila nuovi posti» per l’accoglienza. Ma potrebbero essere anche di più. In una serie di conferenze on line svolte dall’Anci (l’associazione nazionale dei Comuni) con i propri iscritti per illustrare il piano, altri 350 primi cittadini - oltre quelli citati nell’audizione parlamentare - si sarebbero detti interessati ad aderire. Sullo sfondo c’è la scommessa del piano Anci-Viminale: «Distribuire i migranti in tutti i centri urbani» ricorda il prefetto, non più solo «gli attuali 2.800 centri». Un obiettivo prioritario del ministro Marco Minniti, lo ha ricordato anche ieri, le riunioni sul progetto sono continue. L’ultima mercoledì scorso al Viminale con i vertici dell’Anci.
La tabella di marcia per il 2017 prevede una distribuzione degli stranieri da accogliere, provincia per provincia e comune per comune, nell’ipotesi di un consuntivo sbarchi a fine anno di 200mila persone. Stima, quest’ultima, fatta tra ottobre e novembre dell’anno scorso e rivelatasi finora azzeccata: dal 1° gennaio sono sbarcati 16.206 stranieri, +36% rispetto all’anno scorso. E nel 2017 arrivarono 181.436 migranti.
I parametri per calcolare i numeri del piano Anci - questi ultimi finora inediti (si veda la tabella a fianco) - sono stati illustrati dal prefetto Pantalone nell’audizione di giovedì. «Per tutti i Comuni fino a duemila abitanti, una quota fissa di sei migranti. Un criterio “temperato” per le grandi città, 14 centri sedi di aree metropolitane, anche perché qui vi è già una grossa presenza, con due posti di accoglienza ogni mille abitanti». E poi «per tutti i restanti Comuni è una media che si aggira tra i tre e i 3,5 posti per ogni mille abitanti». A guardare le cifre globali regionali, la Lombardia è al primo posto per ospitalità (26.499 posti) mentre spettano 15-16mila posti ciascuno in Piemonte, Veneto, Emilia Romagna, Lazio, Campania e Sicilia. La provincia con il maggior numero di posti è Roma (9.831), poi Milano (7.018), Torino (6.533) e Catania (5.027).
«È un piano che non si attua dall’oggi al domani e va realizzato con il massimo rispetto del territorio» sottolinea Gerarda Pantalone. Il ministro Minniti, del resto, non appena approdato al Viminale lo ha condiviso e poi ha impresso un’accelerazione c0ntinua. Ovvio: difficoltà e criticità da superare ci sono, vanno ben oltre le resistenze politiche più o meno diffuse. Ogni prefetto ha convocato i primi cittadini della sua provincia. «Alcuni sindaci non sapevano neanche cosa fosse un progetto Sprar» ha fatto notare il prefetto alla commissione. Sui centri di accoglienza, del resto, non ci sono soltanto investimenti e sviluppi ma anche progetti di controlli e verifiche. «Oltre quelli già abituali, il ministero dell’Interno ha varato un piano straordinario che prevede 2.130 ispezioni in trenta mesi».
Novità anche per il maxi-centro di Mineo, in provincia di Catania: «Ringrazio il ministero dell’Interno perchè ha accolto la posizione della commissione - ha detto il presidente, Federico Gelli - sulla criticità al Cara di Mineo e sul fatto che lì non verrà aperto un hot spot». Ieri è stata divulgata anche la relazione del Garante sui Cie (centri di identificazione ed espulsione): rileva, tra l’altro, che solo la metà degli stranieri è rimpatriata. Nei primi nove mesi del 2016 sono stati 876 su 1.968.
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