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Dossier Telefono e servizi online «come a casa»

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Dossier | N. 13 articoliTrattati di Roma: una storia lunga 60 anni

Telefono e servizi online «come a casa»

Pagare telefonate, sms e traffico dati come se stessimo a casa nostra: questo avverrà dal 15 giugno. E in più, abbonamenti online a libri, film, eventi sportivi, videogames o servizi musicali saranno fruibili anche quando si viaggia all’estero. Questo è previsto avvenga da inizio 2018. Se il sentirsi parte di un unicum passa attraverso le cose di tutti i giorni, da qui a un anno per i cittadini dei Paesi Ue ci saranno almeno due situazioni in cui potersi sentire “like at home”: fine dei costi extra per i servizi di telefonia mobile quando si viaggia in Europa e portabilità dei contenuti premium.

Non è stato facile e non è stato un cammino breve il passaggio che porterà fino a metà giugno. Basti pensare al punto di partenza (è dal 2007 che la Commissione Ue ha progressivamente obbligato le telco a ridurre i costi per il roaming attraverso l’abbassamento delle “eurotariffe”) o ritornare alla mente quantomeno al 2010, anno in cui gli smartphone hanno iniziato a diventare realmente un oggetto di uso comune. Viaggiare in Europa per lavoro o in vacanza poteva dover significare mettere in stand-by la connessione dati o comunque fare in modo che il proprio telefono ricevesse solo sms e telefonate. Più facile spegnere il cellulare (cosa che faceva da un quarto degli utenti secondo un’indagine Ue aggiornata al 2014).

Dal 2007, informa la Commissione Ue, è stato ridotto del 92% il costo delle telefonate e degli sms; rispetto al 2012 il costo del traffico dati è sceso del 96%; dal 2008 al 2015 il volume del traffico dati in roaming si è moltiplicato di 100 volte. Ora dal 15 giugno ci sarà una sola tariffa che una volta scelta varrà ovunque. In questo quadro molti osservatori hanno paventato il rischio che gli aumenti dei costi per le telco possano ripercuotersi sui consumatori. E il dibattito si è anche spostato sul contrasto fra operatori grandi in grado di resistere e piccoli (Mvno) che potrebbero non farcela a competere.

Dibattiti inevitabili se si considera la durata e lo stato accidentato del percorso con cui si è arrivati alla cancellazione dei sovraccosti di roaming. L’ultimo passaggio c’è stato con l’intesa, il 1° febbraio, fra rappresentanti di Consiglio e Parlamento Ue sulle tariffe all’ingrosso: quelle che gli operatori praticano fra loro quando un proprio cliente viaggia in un Paese dove non sono presenti.

Lato consumatori invece, contrariamente a quanto deciso in un primo momento (quando era stato stabilito un massimo di 90 giorni oltre il quale al cittadino Ue in viaggio sarebbero stati applicati i sovraccosti), non sono previsti limiti di tempo, ma possibilità di verifica (e di adeguamenti) da parte delle telco per situazioni anomale degli utenti e controlli delle autorità nazionali su eventuali abusi delle compagnie. Se i consumatori superano i limiti contrattuali, le eventuali tariffe supplementari non saranno comunque maggiori dei massimali concordati a inizio febbraio. La Commissione condurrà un riesame del mercato all’ingrosso entro fine 2019 e trasmetterà ai colegislatori una valutazione intermedia entro il 15 dicembre 2018.

Intanto, dopo l’estate l’attesa sarà per la portabilità dei contenuti premium negli Stati Ue, operativa, secondo i piani, da inizio 2018. Il 7 febbraio è stato trovato l’accordo tra i negoziatori di Parlamento europeo, Stati membri e Commissione, che ora attende solo la formale conferma. Tutto discende dalla proposta di regolamento della Commissione Ue, del dicembre 2015. È stata la prima proposta legislativa della strategia per il “mercato unico digitale” integrata nel settembre 2016 da proposte di norme sul diritto d’autore nella Ue. Una proposta volta ad assicurare la parità di accesso ai contenuti acquistati legalmente o per i quali è stato sottoscritto un abbonamento, nel caso in cui un utente che li abbia acquistati nel Paese di residenza sia temporaneamente presente in un altro Stato membro. Il nuovo regolamento si applicherà ai servizi pay di contenuti online. Per i servizi gratuiti (come i servizi online delle tv pubbliche o delle radio), i fornitori potranno decidere se offrire la portabilità.

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