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Trattati Roma, Gentiloni: dichiarazione impegnativa

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Trattati Roma, Gentiloni: dichiarazione impegnativa

«La dichiarazione cui assieme alla presidenza del Consiglio Ue abbiamo lavorato per settimane non modifica certo i trattati, ma è tutt'altro che banale» ed è «impegnativa su molte delle sfide che abbiamo davanti». Lo scrive su Facebook il premier Paolo Gentiloni, facendo un bilancio della settimana appena trascorsa e conclusasi ieri con la storica firma della Dichiarazione di Roma.
Una dichiarazione che «potrà forse essere disattesa - scrive ancora Gentiloni - ma banale non è. È firmata da tutti gli Stati, mentre dieci anni fa, per i cinquant'anni, non si raggiunse l'obiettivo e si dovette ripiegare su una dichiarazione dei soli presidenti delle tre istituzioni comunitarie».

«Diversi livelli di ambizione nell'integrazione»
La dichiarazione «è chiara - afferma il premier - nel riconoscere la necessità di prevedere diversi livelli di ambizione nell'integrazione. Il dogma della 'ever closer Union' per tutti non può più essere un alibi per restare fermi da parte di ciascuno». Forse, aggiunge Gentiloni, «sono ottimista, ma credo che il luogo in cui abbiamo firmato, la storia alle nostre spalle, l'ansia per la crisi in corso dopo Brexit, tutto abbia dato un senso speciale a quelle 27 firme. In una giornata che ha visto sventolare la bandiera europea non solo nelle istituzioni ma anche nelle piazze di Londra e Varsavia. E a Roma, contestata o invocata, ma in mezzo ai cittadini».

Il post di Facebook rilanciato dal premier anche su Twitter

«Roma grande agorà europea»
«Ecco - osserva il presidente del Consiglio - come altre volte l'Italia ha fatto la sua parte. Decisiva e nella direzione giusta. Di questo ringrazio tutti quelli che nelle istituzioni nazionali e locali e tra le forze dell'ordine hanno contribuito a questa bella giornata italiana e europea».
«Nella settimana che si conclude - scrive ancora Gentiloni - Roma si è trasformata in una grande agorà europea. Incontri dei parlamenti e delle forze sociali, dei giovani e dei think tank. Discorsi che lasciano il segno, come quello di Papa Francesco in Vaticano e di Sergio Mattarella alle Camere riunite. E poi l'emozione di ieri: sessant'anni dopo, nella stessa sala del Campidoglio, finalmente un messaggio di fiducia nel futuro. Merce rara di questi tempi per l'Unione. Noi italiani possiamo essere orgogliosi di aver contribuito in modo decisivo a questo risultato, e non solo grazie alla bellezza romana vissuta in un sabato di sole».

(Al. Tr.)

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