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4/10 Monte Cavallo: la ricerca di idrocarburi rallentata dalle opposizioni

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    osservatorio nimby

    Sindrome Nimby, ecco le 10 principali opere bloccate in Italia

    Sono 342 i casi di opere bloccate o in ritardo a causa di ricorsi e proteste locali censite dall'ultimo Osservatorio Nimby Forum in Italia. Si va dai maxi progetti come l'alta velocità Torino-Lione, in Piemonte, e il gasdotto Trans adriatic pipeline (Tap), in Puglia, a elettrodotti come quello tra Svizzera e Italia nel Verbano-Cusio-Ossola o quello in Friuli. Ma l'elenco comprende anche i progetti di sondaggio e estrazione di idrocarburi di Ombrina Mare, in Abruzzo, o di Monte Cavallo, tra Campania e Basilicata. Una mappa che non fa distinzione tra Nord, Centro e Sud Italia e che, come spesso è accaduto in passato, rischia di tradursi nella perdita di ingenti investimenti con le multinazionali coinvolte che alzano bandiera bianca e spostano altrove le loro risorse, lasciando sul terreno, in Italia, oltre che i piani di sviluppo anche centinaia di posti di lavoro sfumati. Come è accaduto a Brindisi con British Gas, in Sicilia con Shell e Erg a Priolo o ancora a Trieste con il rigassificatore della spagnola Gas Natural

    4/10 Monte Cavallo: la ricerca di idrocarburi rallentata dalle opposizioni

    Ricade nel Vallo di Diano, tra la Basilicata e la Campania, su una superficie di circa 211,9 chilometri quadrati e interessa 12 Comuni nelle province di Potenza e Salerno, il progetto denominato «Monte Cavallo». Proposto da Shell Italia E&P, che aveva presentato istanza di permesso di ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi fin dal 2005, attualmente la domanda, presentata a dicembre 2016, è in fase di VIA (Valutazione di impatto ambientale) presso il Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare.
    La Shell aveva già richiesto la VIA, a febbraio 2012 e gennaio 2016, ma il permesso non è stato accordato anche per le forti opposizioni di Comuni e Associazioni. Il progetto prevede l'esecuzione di uno studio geologico di dettaglio mediante l'utilizzo di un sistema - acquisizione geofisica passiva - che raccoglie le informazioni sul sottosuolo attraverso appositi sensori.
    Tale tecnologia consentirà non soltanto un'indagine accurata del sottosuolo con metodi non invasivi (ogni sensore occuperà uno spazio limitato, trattandosi di geofoni con dimensione di pochi centimetri di diametro e lunghezza, e per un tempo limitato), ma rappresenta anche un contributo importante alla ricerca scientifica in ambito geologico dal momento che i risultati ottenuti saranno successivamente condivisi con università e istituti di ricerca nazionali.
    (Luigia Ierace)

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