Il ritorno al maggioritario è ormai una chimera. Al “No” al Mattarellum pronunciato la settimana scorsa da Forza Italia e dai centristi di Ap, poche ore fa si è aggiunto anche quello dei bersaniani di Mdp. Ma mentre il pollice verso del partito di Berlusconi e di quello di Angelino Alfano nei confronti di un sistema che punta sui collegi era abbastanza prevedibile, visto che in più occasioni lo stesso leader di Fi si era espresso per rimanere con un sistema proporzionale qual è quello consegnatoci dalle sentenze della Consulta, affatto scontata è invece la bocciatura di Mdp. Anche perché fu proprio la pattuglia dell'ex minoranza Pd a presentare quest'estate il cosiddetto Mattarellum 2.0 in chiave anti Italicum.
La “convenienza” per i pentastellati
Da allora però di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia. I bersaniani sono ufficialmente fuori dal partito e a questo punto l'idea di andare al voto con un sistema maggioritario, che inevitabilmente favorisce i partiti più grandi ha perso tutto il suo appeal. Anche Matteo Salvini del resto ha cambiato idea strada facendo. Dopo essersi detto pronto a sostenere la proposta di Renzi per un ritorno al Mattarellum, nei giorni scorsi il leader della Lega ha detto che essendo il Pd «inaffidabile» meglio andare al voto con il proporzionale in vigore. Salvini vuol tenersi le mani libere. Un sistema maggioritario gli imporrebbe l'accordo con Berlusconi e renderebbe meno credibile il suo approccio lepenista.
Meglio dunque andare da soli. È quello che pensano un po' tutti. Anche il Movimento 5 stelle. Per il partito di Grillo il miglior sistema elettorale sarebbe stato l'Italicum versione originaria. Grazie al ballottaggio avrebbe infatti potuto conquistare la vittoria, che invece l'Italicum rivisto dalla Consulta difficilmente permetterà perché l'unico modo per aggiudicarsi la maggioranza (e peraltro solo alla Camera) è superare il 40% dei consensi. In ogni caso anche per i 5 stelle meglio rimanere con il sistema attuale - di fatto un proporzionale puro tanto alla Camera che al Senato sia pure con soglie di sbarramento differenti – che rischiare il ritorno al Mattarellum dove la gara sui singoli collegi potrebbe mettere in difficoltà non poco i grillini avendo pochi volti noti su cui potersi giocare la partita, a meno di non voler permettere anche ad “esterni” di poter concorrere con il simbolo pentastellato.
Orlando e il «maggioritario muscolare»
Al momento a tifare ufficialmente per il Mattarellum resterebbe dunque solo il Pd. Ma è davvero così? Andrea Orlando, ministro della Giustizia e principale sfidante di Matteo Renzi per la guida del Pd che si deciderà il prossimo 30 aprile, non sembra così entusiasta di tornare a quello che ha definito un «maggioritario muscolare». Un ragionamento che nel Pd è condiviso anche da una parte di coloro che (al momento) sono schierati ufficialmente con Renzi. Certo molto dipenderà dai numeri delle primarie: una forte partecipazione e la netta vittoria del segretario uscente potrebbero rinvigorire Renzi. Ma se così no sarà è assai probabile che anche il Pd renziano deponga definitivamente il vessillo del Mattarellum in nome della real politik.
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