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Dossier Scozia e Isola di Man paradisi delle società offshore di tutto il mondo

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Dossier | N. (none) articoli Le inchieste di Fiume di denaro

Scozia e Isola di Man paradisi delle società offshore di tutto il mondo

Il nome è di quelli che non si dimenticano: Giro Vagando Per Castelli Limited partnership. La società ha sede al numero 58 di Broughton Street, un palazzo di tre piani in pietra grigia a Edimburgo, in Scozia, dove di castelli se ne intendono, ed è stata fondata il 9 marzo 2016 con un capitale di 2 sterline (versate in contanti, specifica l'atto di registrazione). Fino a qualche mese fa la Giro Vagando Per Castelli – il nome è scritto proprio in italiano - compariva in una lunga lista sul sito della Intelligent Solution Group, una società con sedi in Ucraina, Russia e Lettonia specializzata nella pianificazione fiscale e nella creazione di entità anonime. Perché la Giro Vagando Per Castelli era una società in vendita. Non se ne conosce il prezzo, ma a farne una realtà dalle grandi potenzialità c’erano almeno due ragioni: aveva sede in Scozia ed era una Scottish Limited partnership (Slp).

La Scozia è finita nel mirino delle autorità antiriciclaggio britanniche e delle organizzazioni non governative anticorruzione proprio a causa delle Scottish Limited partnership, una formula societaria che esiste da più di un secolo ma che negli ultimi anni è diventata il veicolo per ripulire soldi sporchi e far perdere le tracce. Il giornale scozzese The Herald ha calcolato che in Scozia sono registrate 25mila Limited partnership e ha scoperto che dal 2008 il loro numero è cresciuto del 40% all'anno. Nel 2016 le registrazioni di Slp sono aumentate a una media di 498 nuove società al mese. Ma le stranezze non finiscono qui. Più della metà delle Limited partnership, circa 14mila, sono registrate negli stessi 15 indirizzi. Secondo i dati raccolti dai giornalisti dell’Herald, nessuna delle 25mila società ha mai presentato un bilancio.
Anche presumendo che la maggior parte delle Limited partnership scozzesi svolga un’attività lecita, i dati sono allarmanti.

Cosa sono le Scottish Limited partnership
Tecnicamente le Slp sono delle partnership tra società. Nel caso della Giro Vagando Per Castelli, il general partner è la società Helex Invest SA mentre il limited partner è la Greenland Invest SA. Di dove siano le due società e a chi facciano capo, non se ne trova traccia nell’atto di registrazione. In genere i partner sono società domiciliate alle Seychelles o in altri paradisi fiscali. Una ricerca realizzata da due giornalisti finanziari, Richard Smith e Ian Fraser, ha evidenziato come il 90% delle seimila Limited partnership registrate negli ultimi 18 mesi era controllato da società offshore. Il totale anonimato garantito ai beneficiari è la vera forza delle Limited partnership che – se non svolgono attività nel Regno Unito – non pagano tasse e non presentano bilanci. Una manna per la criminalità organizzata.

REGISTRAZIONE ANNUA DELLE LIMITED PARTNERSHIP SCOZZESI
(Fonte: Registro delle società del Regno Unito)

Un invito a nozze soprattutto per i capitali illeciti che provengono dalla Russia e dai paesi dell'ex Unione sovietica. Un’indagine della società investigativa Kroll diffusa nel maggio 2015 dallo speaker del parlamento moldavo, Andrian Candu, ha rivelato il ruolo svolto dalle Limited partnership scozzesi in una maxitruffa da un miliardo di dollari – un ottavo del Pil della Moldova - che due anni fa ha sconvolto il paese portando al fallimento tre banche.

Le proteste davanti al Parlamento di Chisinau, capitale della Moldova, nel gennaio 2016 (Stringer/Sputnik)

Negli schemi societari utilizzati per far scomparire il denaro erano presenti molte Limited partnership scozzesi, alcune delle quali sono state coinvolte in un altro caso analogo, molto più recente. Si tratta dell’affaire Russian Laundromat, rivelato lo scorso marzo, uno schema di lavaggio di denaro attraverso il quale sarebbero stati riciclati nel Regno Unito 20 miliardi di dollari (ma qualcuno parla anche di 80 miliardi) di capitali russi proprio attraverso la Moldavia.

Il porto di Aberdeen, in Scozia (AFP PHOTO)

Aberdeen, dove la camorra è di casa
È il 19 novembre 2013 quando Transcrime, il centro di ricerca sul crimine transnazionale dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, Alma Mater Studiorum dell'Università di Bologna e dell'Università degli Studi di Perugia, diretto dal professor Ernesto Ugo Savona, presenta uno studio sui settori nei quali le mafie investono in Europa. In Scozia la mappa presenta un punto: Aberdeen, il terzo centro più popoloso della Scozia, una roccaforte per ristorazione, edilizia, commercio all'ingrosso e al dettaglio, proprietà immobiliari.
Ad Aberdeen si è rafforzata la famiglia camorristica La Torre di Mondragone (Caserta), che si è messa in luce girando con i propri prodotti le fiere enogastronomiche europee. Ad Aberdeen dal 1984 aveva messo radici Antonio La Torre, fratello di Augusto La Torre, ritenuto all'epoca, da investigatori e inquirenti, il capo del clan egemone a Mondragone e nei comuni del litorale domizio. Mentre Augusto uccideva e poi si pentiva, il fratello apriva un ristorante nel centro della città.
Antonio La Torre aveva messo in piedi una fiorente catena di locali con specialità enogastronomiche made in Italy ma il suo soggiorno scozzese finì nel 2005, quando fu arrestato da Scotland Yard e rispedito in Italia.
Raffaele Cantone, che oggi presiede l’Autorità anticorruzione ma che all'epoca portò come pubblico ministero alla sbarra il clan La Torre, descrisse la Scozia come un posto perfetto per investire e riciclare, perché era sicuro e tranquillo. Nel 2014, intervistato dai maggiori media britannici, l'allora consigliere comunale di Aberdeen Barney Crockett sorprese tutti affermando che la presenza della mafia non era un segreto ma aggiunse che non c’era alcun coinvolgimento nei lavori pubblici. Struan John Stirton Stevenson, eurodeputato scozzese dal 1999 al 2014, replicò invece che quelle affermazioni erano «assolutamente sconcertanti» e aggiunse che a «trasformare il denaro sporco in denaro pulito era sempre stata la criminalità del luogo».

Ma non è solo la Scozia il punto debole della catena
Il Gip di Napoli Mario Morra, nell'ordinanza firmata il 26 gennaio 2016, che ha mandato all'aria un presunto cartello dedito al narcotraffico, lo scrive chiaro e tondo: l'attività del traffico internazionale di stupefacenti riconducibile al gruppo Imperiale-Cerrone è in grado di determinare introiti impressionanti.
Regia e cassaforte sono nelle mani di Raffaele Imperiale da Castellammare di Stabia, l'uomo che ha fatto la fortuna del clan scissionista degli Amato-Pagano, gli ex fedelissimi di Paolo Di Lauro che dopo la sanguinosa faida si sono stanziati a Melito. È ritenuto uno dei narcotrafficanti più potenti del pianeta e sta trascorrendo - come del resto molti altri condannati, indagati o ricercati italiani - una latitanza dorata a Dubai, dalla quale non ha alcuna intenzione di tornare in Italia.

L'attività di indagine dei sostituti procuratori della Direzione distrettuale antimafia di Napoli Vincenza Marra, Stefania Castaldi e Maurizio De Marco (procuratore aggiunto Filippo Beatrice) ha permesso di risalire ad almeno tre società del gruppo Imperiale-Cerrone: una è in Spagna, la seconda negli Emirati Arabi e la terza - Splendour graft trading limited - si trova nell'Isola di Man ed è titolare, tra le altre cose, di un'imbarcazione di lusso, la Loreley, all'epoca ormeggiata in Grecia e per la quale la sola polizza assicurativa annuale ammontava a 35mila euro.
Per la Dda di Napoli Splendour graft trading limited è una società formalmente costituita e rappresentata da un professionista ligure ma in realtà sarebbe un mero schermo sul quale sono state fatte confluire le disponibilità del finanziatore Raffaele Imperiale, che fino al 2013 ha vissuto in Olanda.
Secondo investigatori e inquirenti, gli investimenti immobiliari effettuati in Spagna (due complessi immobiliari, uno nella provincia di Madrid, a Villanueva de Canada e l'altro nella provincia di Burgos, ad Aranda del Duero) sono stati possibili proprio grazie all'impiego di fondi provenienti dai conti correnti della società sull’Isola di Man, centro finanziario anglo-irlandese di banking offshore. Ed è sempre stata la Splendour graft trading ltd ad aumentare il capitale della società spagnola, grazie al quale era stato possibile ottenere due finanziamenti di quattro e due milioni dalle banche iberiche. Per aumentare il capitale sociale - da 314 mila euro a un milione, con bonifici non inferiori a 200mila euro, che dovevano transitare prima sui conti della società sull'Isola di Man - il notaio spagnolo aveva consigliato però una tappa intermedia. Il denaro non doveva essere trasferito direttamente dalla Splendour Graft ma prima doveva essere fatto transitare sul conto di una società da costituire o da acquisire con sede a Londra, in modo da evitare i controlli delle autorità bancarie spagnole sulla provenienza del denaro.

Peel Castle, il castello costruito dai vichinghi, sull’Isola di Man

Zero tasse per i redditi delle società
L’Isola di Man, conosciuta anche come Mann, è un territorio situato in Europa settentrionale, nel Mar d'Irlanda, sul quale il governo locale esercita la propria giurisdizione ma la cui responsabilità è affidata al Regno Unito, essendo una dipendenza della Corona Britannica. Su 572 chilometri quadrati vivono circa 85 mila abitanti, dei quali circa il 50% non è nato sull'isola. L’aliquota d'imposta standard sui redditi delle società, residenti e non, è lo 0%. L'aliquota è entrata in vigore il 6 aprile 2006 e nella stessa data è stata introdotta un'aliquota pari al 10% che si applica nei seguenti casi: banche autorizzate per i redditi derivanti dalla loro attività caratteristica; redditi derivanti dalla locazione e dallo sviluppo di proprietà immobiliari collocate sull'isola di Man, attività mineraria ed estrattiva.
A dubitare che l'Isola di Man fosse un centro gravitazionale per gli interessi illeciti delle mafie di ogni parte del pianeta, fu esattamente 20 anni fa un parlamentare della Commissione bicamerale antimafia, prendendo come spunto una notizia di quei giorni. Armando Veneto, il 21 gennaio 1997, con l'allora Capo della Direzione nazionale antimafia, Piero Luigi Vigna in audizione, disse infatti: «Va soprattutto contrastato il riciclaggio dei capitali mafiosi, che si avvale ormai di paradisi fiscali anche interni alla Unione europea: è di soli tre giorni fa un articolo del Giornale delle banche, che denuncia un flusso di denaro illegale dalle banche del sud a quelle del nord, che poi, attraverso l'isola di Man e la Svizzera, torna in Italia senza che sia più possibile risalire ai proprietari». All'epoca Vigna non rispose perché troppo fresca e ancora inesplorata era quella traccia.
In 20 anni qualche passo avanti è stato fatto. Il 4 febbraio 2015 è stata approvata la legge che ha ratificato l'accordo tra il Governo italiano e quello dell'Isola di Man sullo scambio di informazioni in materia fiscale, fatto a Londra il 16 settembre 2013.
Poche settimane dopo quella legge, per l'esattezza l'11 marzo 2015, il comando provinciale della Gdf di Roma ha svelato una presunta maxi evasione fiscale per oltre 300 milioni nel settore del gioco online.
L'indagine tributaria – incentrata sull'analisi dei rapporti infragruppo realizzati, tra il 2009 ed il 2014, dalla multinazionale dell'Isola di Man con la controllata italiana – ha evidenziato lo spostamento della tassazione del reddito prodotto in Italia verso Malta e l'Isola di Man che, al settore del gioco virtuale, riservano un trattamento fiscale particolarmente agevolato. La tecnica adottata è quella dei “prezzi di trasferimento”, volta a minimizzare il carico fiscale globale spostando i ricavi dove la tassazione è più conveniente (ad esempio Malta, Isola di Man) ed i costi dove, invece, le aliquote d'imposta sono più alte (Italia ).
Poche ore dopo la notizia, PokerStars, vale a dire la società sottoposta alla verifica delle Fiamme Gialle ha emanato un comunicato stampa con il quale afferma di aver «collaborato con le autorità fiscali italiane da quando è stata aperta un'indagine diversi anni fa. Abbiamo operato nel pieno rispetto delle leggi locali e abbiamo pagato oltre 120 milioni di tasse in Italia nel periodo al quale si riferisce l'indagine. Come molte altre società globali dell'e-commerce, contestiamo vivamente la posizione delle autorità italiane sul domicilio fiscale. Le verifiche sono in corso e contiamo di risolvere la causa in nostro favore». Successivamente interpellata dal Sole 24 Ore, PockerStars non ha mai risposto alla email inviata.
PokerStars è una poker room online, opera a livello mondiale e conta oltre 50 milioni di utenti. Fondata l'11 settembre 2011 in Costa Rica, ha sede a Onchan, sull'Isola di Man. Situata nello Sheading di Garff conta appena 9.273 abitanti.
Il decreto ministeriale 27 aprile 2015, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale n. 107 del 11 maggio 2015, ha rimosso dalla black list i seguenti Stati: Alderney (Isole del Canale), Anguilla, ex Antille Olandesi, Aruba, Belize, Bermuda, Costarica, Emirati Arabi Uniti, Filippine, Gibilterra, Guernsey (Isole del Canale), Herm (Isole del Canale), Isola di Man, Isole Cayman, Isole Turks e Caicos, Isole Vergini britanniche, Jersey (Isole del Canale), Malesia, Mauritius, Montserrat e Singapore.

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