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PRO APERTURA FESTIVA

Mingardi (Istituto Bruno Leoni) su outlet aperti per Pasqua: «Masochista non sfruttare le chance di business»

«La vacanza si fa quando si è ricchi». È tranchant il commento di Alberto Mingardi, direttore generale dell’Istituto Bruno Leoni, di fronte a polemiche e proteste scatenatesi sulla scia dell’apertura pasquale dell’outlet di Serravalle Scrivia. Diversamente non poteva rispondere chi rappresenta la parte più liberale, liberista e mercatista del pensiero economico: il mercato ha sempre ragione. «Il nostro Paese ha tanti e tali problemi di crescita - aggiunge Mingardi - che impedire occasioni in cui si possono generare transazioni commerciali mi sembra masochista. Un’impresa ha il dovere di sintonizzare la propria attività sulle quelle che presume siano, a torto o a ragione, e esigenze del cliente. Se a torto o a ragione lo sapremo la sera di Pasqua. Perché se la scelta non ha funzionato si può star certi che non sarà replicata il prossimo anno».

È una difesa a spada tratta della riforma Salva Italia approntata nel 2012 dal governo Monti, con la liberalizzazione totale degli orari di apertura dei negozi, a maggior ragione perché gli outlet - e in particolare quello di Serravalle Scrivia, il più grande d’Europa - sono diventati una delle principali mete turistiche dell’Italia centro-settentrionale. E nel turismo storicamente si lavora i giorni festivi, anche in base al vecchia legge le nazionale del 1998. «È curioso che in un Paese disincantato come il nostro siano rimasti i commercianti a ergersi custodi del credo cristiano», afferma il direttore dell’Istituto Bruno Leoni, che ricorda come i lavoratori siano tutelati dal contratto e quindi retribuiti con gli straordinari e reputa non siano molti oggi in Italia a esigere la chiusura dell’outlet in occasione della resurrezione di Cristo per ritagliarsi una giornata di meditazione religiosa.

I costumi cambiano, il venerdì musulmano, il Shabbath ebraico e la domenica cristiana si giocano a dadi il riposo con la domanda del mercato, esattamente come i contadini si misuravano con le stagioni e non con il calendario ufficiale per stabilire il giorno di festa nel Medioevo. «Non si può lamentarsi il giovedì che l’Italia deve stare chiusa per le feste e il venerdì lamentarsi perché l’Italia non cresce - conclude Mingardi -. Io capisco che i vescovi avrebbero più piacere di vedere riunite le famiglie all’oratorio, ma prendano atto che oggi sono i centri commerciali i punti di aggregazione privilegiati di genitori e figli (per un film al cinema, un acquisto condiviso, un piatto in compagnia) e che è nei giorni di festa che le famiglie riescono di solito a stare assieme».

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