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Le mille incertezze del caso Tap e i rischi da deficit di gas

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l’analisi

Le mille incertezze del caso Tap e i rischi da deficit di gas

Come per una beffarda coincidenza, l’ennesimo inciampo sulla via del gasdotto Tap giunge nelle stesse ore in cui il ministero dello Sviluppo economico presenta ufficialmente il programma del G7 Energia in programma il 9 e 10 aprile. A ben vedere c’è un filo sottile che unisce la pronuncia del Tar del Lazio, che ha sospeso l’autorizzazione all’espianto degli ulivi nell’area del cantiere di Melendugno, e l’urgenza del tema della sicurezza energetica e delle forniture gas che il governo intende mettere al centro dell’agenda del summit.

Perché alcuni dati, analizzati con la lucidità della prospettiva, indicano un reale deficit di approvvigionamento all’orizzonte. L’inizio della fase critica potrebbe essere il 2019-2020 quando, a fronte di una domanda più o meno stabile, potrebbe materializzarsi un deficit da 14 miliardi di metri cubi di gas. Nel 2019 cominceranno ad andare in scadenza i contratti di lungo termine con l’Algeria, nostro fondamentale fornitore i cui volumi saranno in ogni caso destinati a calare per un mix di motivi, tra i quali l’incremento della domanda interna e la stabilizzazione della produzione nazionale per mancanza di investimenti. Il 2020 scadranno i contratti di lungo termine con l’Olanda, il 2026 quelli con la Norvegia. E per entrambi i Paesi le stime nel medio lungo periodo parlano di una riduzione dei volumi di export per progressivo esaurimento di risorse. La Libia è un caso a sé, complicato da incertezze geopolitiche per le quali si stenta a leggere una soluzione duratura. C’è ovviamente a completare il quadro una crescente esigenza di emanciparsi dalla dipendenza dalla Russia, che è arrivata ad esprimere fino al 45% del nostro import e fino a due terzi nelle fase dei picchi come gli inverni più rigidi.

Tutti questi dati saranno oggetto di esame nel vertice G7, nel tentativo di collocare il caso italiano in un contesto globale che può contaminare anche altri grandi partner con rischi da sicurezza energetica. Il progetto Tap e in prospettiva il gasdotto Eastmed, che coinvolge gli interessi di Italia, Israele, Cipro e Grecia, sono potenziali risposte internazionali, e non solo europee, al problema. Il vero rebus è se programmi e investimenti transnazionali sapranno resistere ancora a lungo all’ondivaga incertezza di decisioni ancora meno che nazionali, anzi ormai sempre di più “micro localistiche”.

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