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Dossier Alberto Lievore: «Insegno agli arredi a dialogare»

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Dossier | N. 46 articoliSalone del Mobile 2017

Alberto Lievore: «Insegno agli arredi a dialogare»

«Gli Italiani sono da sempre curiosi e il tessuto artigianale ha permesso alla creatività di emergere nel migliore dei modi. Mi piace molto lavorare con le aziende del made in Italy soprattutto per una questione culturale». Alberto Lievore, argentino, classe 1948, si è trasferito in Spagna, a Barcellona, dove nel 1991 ha fondato il suo studio di architettura e design, condiviso fino al 2016 con Jeannette Altherr e Manel Molina (oggi studio Lievore Altherr: è dell’anno scorso l’uscita di Molina, ndr).

Presenza abituale al Salone del Mobile, quest'anno a Rho-Fiera presenta, tra i tanti progetti, il tavolo François per Driade: «Il mio primo lavoro per questa azienda è stata la Francesa, una sedia che ho creato rintracciando una sorta di “attitude” francese nelle creazioni di Driade. Così, anno dopo anno, ho pensato di dare corpo a una collezione di elementi che fossero collegati progressivamente tra loro, a creare un ambiente raffinato e contemporaneo. François è il nuovo tassello di questo progetto: è di per sé un complemento d'arredo generoso, perché deve comunque integrarsi con le sedie».
Disponibile in due diverse lunghezze (210 e 270cm), il tavolo ha gambe asimmetriche in massello di frassino sulle quali poggiano piani in rovere naturale, rovere ebanizzato, marmo Carrara bianco, marmo nero Marquina e vetro in molteplici finiture colore. La dimensione materica è molto importante per Lievore: «Contribuisce alla sensualità dell'oggetto, che non deve essere solo guardato ma toccato». Nel caso di Driade il designer argentino ha lavorato con «il legno, un materiale da sempre collegato alla storia dell'uomo, e poi la pietra e il vetro acidato. Ma in generale mi piace sperimentare: del resto per me il design è comunicazione di valori attraverso un linguaggio formale».

Tra le sfide che Lievore, architetto che lavora con un approccio olistico, vorrebbe intraprendere c’è l’allargamento di questa idee di collegamento e interazione tra gli elementi all’arredo urbano: «Mi piacerebbe una maggiore armonia. Amo le “buone relazioni” e vorrei vedere una maggiore integrazione tra aree molto diverse, quartieri storici, porti, edifici nuovi, che oggi convivono nelle grandi città, per valorizzarle al meglio». L’armonia secondo Lievore è «la relazione tra elementi che porta alla bellezza». Un esempio su tutti: «La Casa Farnsworth di Mies Van der Rohe: una struttura iper moderna, immersa nella natura in modo armonico. La relazione degli edifici con l’ambiente è importantissima: vivere in uno scenario artificiale può essere deprimente».

Alberto Lievore tiene corsi e workshop all’Università di Barcellona, tra le altre. E ai suoi studenti insegna a lasciare la soggettività, a osservare la realtà e a esercitare uno spirito critico. Senza limitarsi ad assorbire input dal mondo virtuale: «La prima cosa che dico ai giovani aspiranti designer è che esiste vita fuori da internet. E molta. Poi che il mondo reale è molto più interessante di quello mediatico. Le informazioni vanno filtrate con capacità critica: nel mettere in dubbio c’è molta saggezza».

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