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Venduto il Milan, Berlusconi adesso può giocare le partite di Mediaset e di Mediolanum

Silvio Berlusconi (Ansa)
Silvio Berlusconi (Ansa)

Il Milan passa da Fininvest ai cinesi della cordata Rossoneri Sports Investment Lux guidata da Li Yonghong. Il bonifico finale da 190 milioni di euro, effettuato questa mattina sui conti della holding della famiglia Berlusconi, è andato a buon fine e ha permesso di porre le firme, avvenute nello studio legale Gianni Origoni Grippo Cappelli, sui documenti che hanno portato il club calcistico a uscire dalla galassia Fininvest. L’ammontare complessivo della operazione è stato di 590 milioni di euro per il 99,9% di AcMilan detenuto da Fininvest.

Il perfezionamento dell’accordo è stato appena ufficializzato da una nota congiunta delle due controparti: «Fininvest ha oggi finalizzato la cessione alla Rossoneri Sport Investment Lux dell’intera partecipazione, pari al 99,93%, detenuta nell’AC Milan», si legge nel comunicato. «Gli acquirenti - prosegue la nota – hanno confermato l’impegno a compiere importanti interventi di ricapitalizzazione e rafforzamento patrimoniale e finanziario di AC Milan».

Gli estremi dell’intesa, ricorda Fininvest, prevedono una valutazione complessiva dell’AC Milan pari a 740 milioni di euro, comprensivi di una situazione debitoria stimata al 30 giugno 2016, come da intese fra le parti, in circa 220 milioni di euro. A questo, poi, si aggiungono 90 milioni di euro a titolo di rimborso dei finanziamenti fatti dalla holding alla società calcistica. La parola, ora, passa all’assemblea che domani riunita in prima convocazione provvederà, fra l’altro, a deliberare in ordine alla nomina dei nuovi organi sociali della società.

Si chiude così, dopo 31 anni, la gestione da parte di Silvio Berlusconi del club rosso nero. Una partita il cui esito si è rivelato incerto a più riprese, ma che ora appare definitivo. L’operazione, e l’incasso dell’ultima rata, cambia i numeri della holding di via Paleocapa. Fininvest aumenterà infatti la liquidità intorno a 450 milioni e deconsoliderà il debito di 220 milioni dei rossoneri. Risorse importanti che potrebbero diventare decisive in altre partite che vedono coinvolta la holding di Arcore.

Primo fra tutti, l’assetto di Mediaset, ormai contesa con i francesi di Vivendì. Con il pacchetto del 29,9% dei diritti di voto, il gruppo presieduto da Vincent Bolloré è a tutti gli effetti una minoranza di blocco, capace in assemblea di fermare operazioni di natura straordinaria. E le possibili mosse di Fininvest per sbloccare questo assetto sono appese alla decisione dell'Agcom, che al più tardi entro il 18 aprile, potrebbe concludere l'istruttoria sul dossier Vivendi Mediaset.

Se l’Authority dovesse condividere la tesi di Mediaset secondo cui Vivendì ha violato la legge con il superamento della soglia del 10% del capitale, a quel punto si potrebbero aprire diversi scenari, dalla richiesta del voto maggiorato fino all’arrotondamento della quota di controllo in Mediaset. In questi giorni, infatti, si riapre la finestra che concede a Fininvest di raccogliere nuove azioni Mediaset fino all’1,4%. Si vedrà. Nell’attesa gli occhi sono puntati anche su Mediolanum.

Proprio ieri Bankitalia ha chiesto a Fininvest di vendere parte della propria quota per scendere sotto il 9,9%. Un pacchetto che, se valorizzato, porterebbe in cassa altre risorse, per un tolale di circa un miliardo di euro. Al momento, però, la holding sembra intenzionata a non mollare la presa e prepara nuovi ricorsi.

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