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Suicidio assistito, Cappato: «Presto un'altra persona in…

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autodenuncia con mina welby

Suicidio assistito, Cappato: «Presto un'altra persona in Svizzera»

Marco Cappato, tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni, e Mina Welby, co-tesoriere dell'associazione e moglie di Piergiorgio Welby, si sono autodenunciati oggi ai carabinieri di Massa Carrara per il sostegno dato a Davide Trentini, il 53enne toscano malato di sclerosi multipla morto ieri in una clinica di Basilea dopo aver avuto accesso al suicidio assistito. «C'è un'altra persona pronta a partire la prossima settimana per la Svizzera per avere accesso all'eutanasia» ha detto Cappato, che lo scorso febbraio si era già autodenunciato a Milano - dove è indagato - per aver accompagnato in una clinica svizzera dj Fabo.

«Un italiano al giorno muore in Svizzera con il suicidio assistito, le autorità italiane lo sanno da sempre» ha aggiunto Cappato, sottolineando che con le associazioni «continueremo la nostra azione di aiuto».
Intanto, mercoledì prossimo nell'Aula di Montecitorio riprenderanno le votazioni sugli emendamenti alla proposta di legge sul biotestamento.

Il tweet di Cappato dopo l'autodenuncia

Cappato e Welby dai Carabinieri per oltre un'ora
«Mi sono autodenunciata per sostituire Marco Cappato, dopo che Marco aveva accompagnato Fabo in Svizzera. Ma è stato Marco che ha fatto il bonifico al centro svizzero in cui è morto Davide Trentini». Lo ha detto Mina Welby ai carabinieri di Massa, aggiungendo di aver procurato una parte della documentazione necessaria al centro svizzero che ha accolto Trentini. Cappato si sarebbe invece occupato di trovare il denaro che mancava per essere ammessi al centro svizzero. Secondo le dichiarazioni rilasciate dopo l'autodenuncia di oggi, sarebbe stata la mamma dell'uomo a chiamare Cappato il 25 agosto scorso: «Mancavano soldi, ma Davide aveva detto che non poteva più aspettare», ha spiegato Cappato. Così è stata avviata una raccolta fondi attraverso 'Sos Eutanasia'.

Cappato: «Un italiano al giorno muore in Svizzera»
«Un italiano al giorno muore in Svizzera con il suicidio assistito - ha detto Cappato - e le istituzioni italiane conoscono a perfezione questi dati, perché le persone vengono registrate in Svizzera e i loro nomi comunicati alle autorità italiane. L'opinione pubblica lo scopre ora, perché noi lo facciamo alla luce del sole e ce ne prendiamo le responsabilità. Le autorità italiane però lo sanno da sempre, ma fingono di guardare dall'altra parte».
«Continueremo la nostra azione di aiuto», perché «in tre anni si sono messe in contatto con noi, in forma non anonima, quasi 300 persone, e ad alcune di queste abbiamo fornito un aiuto anche pratico, per l'ultimo viaggio in Svizzera», ha aggiunto Cappato, fornendo ai carabinieri nomi delle persone che l'associazione Soccorso Civile ha aiutato fino ad oggi.
A Cappato è stato chiesto anche a che punto è l'indagine per la morte di Dj Fabo: «Dopo l'autodenuncia di Milano - ha risposto - sono stato indagato, sono stato interrogato e sono state sentite molte altre persone, come testimoni. Non ci sono stati altri sviluppi. Riguardo la morte di Trentini, invece, abbiamo reso dichiarazioni spontanee ai carabinieri e sarà la Procura a decidere cosa farne».

Il sostegno a Davide Trentini
Trentini, che aveva cominciato a non sentire una parte del corpo nel 1993, a soli 27 anni, aveva preso contatto con Cappato nei mesi scorsi, per essere aiutato a sottrarsi a «quella condizione di vita insopportabile». Accompagnato da Mina Welby, era giunto nella clinica di Basilea mercoledì scorso. «Davide chiedeva di poter scegliere la sua morte, opportuna, perchè non ce la faceva più dopo tanti anni di sofferenze» ha detto la Welby.
L'aiuto al 53enne toscano era arrivato anche grazie all'azione delle due associazioni di disobbedienza civile, Soccorso civile e il sito www.SOS Eutanasia. it, che hanno fornito informazioni e assistenza logistica e finanziaria. Anche attraverso donazioni, è stato possibile mettere insieme il denaro per coprire le spese per la clinica di Basilea.

Welby: il viaggio con Davide? Un calvario
Il viaggio verso la Svizzera con Trentini è stato «un calvario», ha detto Mina Welby, che ha raccontato: « Davide ha parlato pochissimo, era molto sofferente e ci siamo fermati molte volte». «Mentre lo accompagnavo pensavo a mio marito. É stato un dovere fare quello che ho fatto, sto continuando ciò che lui aveva cominciato», ha aggiunto riferendosi a Giorgio Welby. «Io - ha aggiunto - non ho più nulla da perdere in questa vita».

L'ultimo saluto di Davide
«Spero tanto che l'Italia diventi un paese più civile, facendo finalmente una legge che permetta di porre fine a sofferenze enormi, senza fine, senza rimedio, a casa propria, vicino ai propri cari, senza dover andare all'estero, con tutte le difficoltà del caso, senza spese eccessive». Così ha scritto Trentini nella sua lettera d'addio, nella quale auspica anche la legalizzazione della marijuana per scopo terapeutico. Prima di morire, Davide ha girato anche un video, rilanciato su Twitter, nel quale dice, sorridendo: «Basta dolore».


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