L'economia globale sta riprendendo slancio ma quella italiana rimane pur sempre una corsa con handicap. Ne è convinto il Fondo monetario internazionale che nel World economic outlook si limita a ritoccare all'insù dello 0,1 per cento le stime formulate a gennaio sul 2017 e assegna al nostro paese uno spazio di crescita non superiore allo 0,8 per cento, tanto per l'anno in corso quanto per il 2018.
Produttività debole e freno demografico per l’Eurozona
Il Pil italiano, quindi, non riuscirà ad aumentare dell'1,1 per cento, come prevede il Def nella sua versione tendenziale per quest'anno, e nemmeno dell'uno per cento, che è il traguardo programmatico per l'anno prossimo. Anche perché all'intera Eurozona gli esperti di Washington assegnano, nel medio termine, un passo di sviluppo un po' incerto: la crescita potenziale è trattenuta da una produttività debole e da fattori demografici negativi, spiegano. E poi, aggiungono, in alcuni paesi del Continente continua a pesare l'eredità irrisolta di un elevato stock di debiti pubblici e privati e di un alto livello di crediti deteriorati.
Stima non comparabile con previsione tendenziale
Va precisato che la stima formulata dal Fondo non è comparabile con una previsione tendenziale, perché gli esperti guidati da Christine Lagarde assumono che il governo realizzi comunque un intervento di bilancio. Nelle loro previsioni, dunque, potrebbe essere forse compreso, insieme all'impatto della manovrina appena varata, anche l'effetto di quell'ipotesi di lasciar operare nel 2018, almeno parzialmente, la clausola di salvaguardia sull'Iva, cui ha accennato qualche giorno fa anche il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan (il ministro ha definito l'idea «un'opzione sostenuta da buone ragioni»).
Inflazione ben al di sotto il 2%
Iva o non Iva, in ogni caso l'inflazione rimarrà in Italia ben al di sotto di quel 2 per cento che è il traguardo di medio periodo della Bce: +1,4% quest'anno e + 1,3% nel 2018. Anche nel campo dei conti pubblici, peraltro, il Fondo rimane un giudice abbastanza severo: stima che l'indebitamento netto sarà al 2,4% del Pil nel 2017 e all'1,4% l'anno prossimo (mentre il saldo netto strutturale sarà negativo, rispettivamente, per l'1,6% e per lo 0,8%); valuta lo stock del debito pubblico in rapporto al prodotto pari al 132,8 per cento quest'anno e al 131,6 nel 2018. Anche stavolta, insomma, sia il ministro dell'Economia sia il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco, in arrivo a Washington giovedì 20 aprile, avranno il loro da fare, per dimostrare alla comunità finanziaria internazionale che il “calabrone-Italia” sa volare e che ha anche le carte in regola.
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