La «manovrina» per ridurre il deficit/Pil di quest’anno al 2,1% scende a 3,1 miliardi, con uno “sconto di fatto” di 300 milioni rispetto ai 3,4 miliardi iniziali, e soprattutto avvia la sterilizzazione delle clausole di salvaguardia su Iva e accise previste nel triennio 2018-2020. L’intervento, che apre una strada che verrà poi completata con la legge di Bilancio di fine legislatura, si muove principalmente sull’aliquota agevolata del 10 per cento. L’anno prossimo l’aumento del 3% dell’Iva su beni di largo consumo che è attualmente previsto si dimezza a un +1,5%, spalmando l’altra metà dei rincari nel 2019 (+0,5%) e nel 2020 (+1%). Più articolata la rimodulazione dell’aliquota ordinaria del 22 per cento. Secondo il testo inviato al Capo dello Stato per la firma il prelievo crescerebbe di tre punti come previsto dalle norme attuali, per poi aumentare solo dello 0,4% e non più dello 0,9% l’anno successivo. Nel 2020, poi, l’Iva ordinaria scenderà di mezzo punto per attestarsi nuovamente al 25% a partire dal gennaio del 2021. Infine il nuovo articolo 9 del decreto sposta direttamente al 2019 i previsti aumenti per 350 milioni delle accise sulla benzina. Con l’ultimo Def il Governo si è impegnato a disinnescare completamente le clausole fiscali per il prossimo anno, ma intanto con il maxi-decreto mette per la prima volta nero su bianco un aumento quantomeno parziale dell’Iva per il prossimo anno.
Il via libera al decreto e alla relazione tecnica che lo accompagnerà in Parlamento è atteso per oggi e, come detto, porta con sè uno sconto di 300 milioni circa rispetto alla versioni originali. I numeri delle due Camere lascerebbero ipotizzare una prima lettura del Dl assegnata a Montecitorio. Ma dal Senato il presidente della commissione Bilancio, Giorgio Tonini (Pd), si augura che «il governo voglia assegnare al Senato in prima lettura il decreto sulla manovra,anche perché abbiamo visto il decreto fiscale e la legge di bilancio in maniera necessariamente molto rapida, limitandoci a votarli con la fiducia nel testo pervenuto dalla Camera». Il testo dovrebbe essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale domani, a due settimane dal varo «salvo intese» del Consiglio dei ministri dell’11 aprile scorso, a meno di non volerlo rinviare direttamente al 26 aprile, proprio mentre le Camere hanno in calendario il voto sul Documento di economia e Finanza (Def). Il Dl si compone di 68 articoli e modifica parzialmente i saldi che erano stati fissati con la legge di Bilancio per l’anno in corso. Per quest’anno, in particolare, guardando alla sola competenza, il saldo netto da finanziare non dovrà superare il livello massimo di 56,1 miliardi, mentre il livello massimo di ricorso al mercato sale fino a 310,6 miliardi contro i 293 miliardi della versione approvata a fine anno. Sono livelli, si esplicita nella tabella che dà conto dei risultati differenziali della «manovrina», coerenti con l’obiettivo del 2,1% dell’indebitamento netto sul Pil.
Le coperture appostate per il parziale disinnesco delle clausole sono da conteggiare tenendo conto dell’effetto della «manovrina» che, negli anni in questione, vale fino a 5 miliardi cumulati. Quelle ulteriori si conosceranno con la legge di Bilancio o nelle grandi linee che il Governo svelerà con la Nota di aggiornamento al Def di settembre.
Il testo della nuova «finanziaria di primavera» alla firma del capo dello Stato conferma la possibilità di aderire alla definizione agevolata delle liti pendenti anche senza aver aderito alla rottamazione delle cartelle di Equitalia. Sul fronte della riscossione, poi, si prova a rendere più facili i pignoramenti per l’agente della riscossione. Fermo restando il divieto per i concessionari della riscossione di procedere con azioni esecutive sull’abitazione principale del contribuente, viene introdotto un limite più elastico in relazione al pignoramento delle seconde case e degli altri immobili. Con le due righe che formano l’articolo 8 del Dl, il tetto di valore dei 120mila euro oggi esistente non si calcolerà più sul singolo «bene» del contribuente, ma sulla totalità dei «beni» a lui intestati. Le procedure immobiliari non saranno comunque la prima scelta per Equitalia. Secondo gli ultimi dati riportati nel company profile di Equitalia i pignoramenti di beni nel 2016 sono stati 246 contro i 311 del 2015. Prima del decreto 69/2013 che ha escluso la prima casa, le procedure immobiliari attivate erano state 1.546 nel 2012 e 1.258 nel 2013.
Nonostante le prime rimostranze dei parlamentari Pd e di Mdp il testo conferma la cancellazione di Ici, Imu e Tasi sulle trivelle. C’è poi anche la garanzia di 300 milioni di Invitalia per il gruppo Alitalia e la maxi sanzione fino 200 euro per chi viaggia in bus senza ticket. Il grosso delle risorse arriverà dalla stretta sull’Iva e in particolare dallo split payment allargato e che vede coinvolti anche i liberi professionisti. Sfiora il miliardo di euro, infine, la rimodulazione delle compensazioni fiscali.
© Riproduzione riservata