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Decreto all’esame Ue, sotto la lente anche investimenti e banche

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L'Analisi|focus

Decreto all’esame Ue, sotto la lente anche investimenti e banche

Fra tre settimane, la Commissione europea sarà chiamata a dire la sua sulla situazione economica italiana. Al centro dell’attenzione sono l’andamento dei conti pubblici così come gli squilibri eccessivi di cui è segnata l’economia nazionale. In dubbio, non c’è solo la manovra aggiuntiva per il 2017. L’esecutivo comunitario si interroga sui livelli di investimenti effettuati nel 2016 e considera ormai prioritaria la questione bancaria e il risanamento del Monte dei Paschi di Siena.

Presentato la settimana scorsa a Roma, il Documento economico e finanziario è atteso a breve qui a Bruxelles. Deve servire alla Commissione per valutare sia l’andamento dei conti pubblici che per analizzare gli squilibri economici di cui è oggetto il paese. In ballo c’è prima di tutto la manovra pari allo 0,2% del prodotto interno lordo che deve servire a rimettere in careggiata i conti pubblici del 2017, a rischio di violazione del Patto di Stabilità.

Qui a Bruxelles non vi sono ancora commenti ufficiali. Un esponente comunitario parlava ieri di «molte piccole misure», lasciando intendere che la Commissione vorrà analizzare da vicino sia il loro valore economico sia il loro impatto strutturale. L’esecutivo comunitario deve anche valutare quanto realistico sia l’impegno italiano a ridurre nel 2018 il deficit strutturale dell’1,2% del prodotto interno lordo, così come promesso nel Def.

Incontrando ieri alcuni giornalisti, il commissario agli affari economici Pierre Moscovici non ha voluto dare indicazioni precise: «Pacta sunt servanda», ha detto. «Le regole possono essere interpretate, applicate in modo intelligente (…), ma le stesse regole di bilancio sono come un patto di condominio: bisogna rispettarlo». E ha aggiunto: «Analizzeremo le cifre del 2017-2018 e daremo la nostra valutazione in maggio. È nell’interesse dell’Italia essere credibile».

Al di là della situazione del 2017-2018, in maggio Bruxelles deve anche offrire la sua analisi sull’effettiva adozione di riforme e sull’andamento delle finanze pubbliche nel 2016. L’Italia ha ottenuto l’anno scorso flessibilità di bilancio per un totale dello 0,25% del Pil, in cambio di una politica di promozione degli investimenti pubblici. Secondo le ultime cifre, questi ultimi sono invece scesi. I dati Istat mostrano che nel 2016 vi è stato un calo del 4,4% (pari a 1,6 miliardi di euro) rispetto al 2015.

Su questo fronte, la partita è delicatissima. Se in effetti venisse confermato dalla Commissione europea che l’Italia non ha rispettato gli impegni, il paese potrebbe essere a rischio di una procedura per debito eccessivo. Non per altro, pubblicando lo stesso Def, il governo italiano ha voluto elencare tutta una serie di spiegazioni tecniche e politiche sul perché gli investimenti, anziché salire o rimanere stabili, sono addirittura scesi nel corso del 2016.

Ciò detto, per certi versi la questione dei conti pubblici ha perso in parte d’importanza rispetto al tema bancario. L’Italia ha chiesto di poter ricapitalizzare Mps in via precauzionale. In cambio del benestare di Bruxelles, il paese deve presentare un piano di ristrutturazione, attualmente negoziato con le autorità comunitarie. «È la vera priorità della Commissione in questo momento – spiega un responsabile comunitario –. È una questione sistemica che vogliamo sia risolta».

Bruxelles guarda con preoccupazione all’Italia, e alla sua instabile situazione politica. Non sembra quindi volere in questo momento imporre a Roma soluzioni di finanza pubblica radicali, pur attento alle regole come ha sottolineato il commissario Moscovici. Ciò detto, l’esecutivo comunitario sarà probabilmente tanto più magnanimo sul fronte dei conti pubblici quanto più il paese farà sforzi per risanare il proprio settore bancario, sforzi peraltro indispensabili per evitare una procedura per squilibri eccessivi.

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